Sabato 7 ottobre il Museo Civico di Castelbuono inaugura la mostra, Paesaggi, memorie e astrazioni. La Sicilia di Melo Minnella, a cura di Valentina Bruschi, progetto vincitore di Strategia Fotografia 2022, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, grazie al quale l’istituzione museale ha acquisito un importante corpus di fotografie del grande fotografo siciliano Melo Minnella.
Il progetto espositivo che apre al pubblico sabato 7 ottobre alle ore 12.00, in occasione della Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI e in programma fino al 7 aprile 2024, presenta trenta fotografie in bianco e nero che rendono omaggio a uno dei fotografi considerato dalla critica tra i più importanti della sua generazione. Melo Minnella (Mussomeli, 1937) è oggi il decano dei fotografi siciliani che ha attraversato il Novecento con il suo sguardo nel mondo umano e culturale della Sicilia, ma che ha anche percorso in lungo e in largo continenti e civiltà. Tra gli anni Sessanta e Settanta Minnella ha intrattenuto profonde relazioni con i più importanti intellettuali del tempo, da Leonardo Sciascia a Renato Guttuso, i cui iconici ritratti fotografici sono oggi presenti nella collezione permanente del Museo. La sua attività fotografica ha catturato lo spirito dei luoghi che ha visitato e le persone che ha fotografato in diverse parti del mondo.
«La definizione, originale e molto nota, che della fotografia ha dato Henri Cartier-Bresson vale anche per Melo Minnella: l’arte di allineare mente, occhi, cuore. Nelle immagini del fotografo siciliano infatti traspare una profonda empatia per i soggetti, sia persone che paesaggi. L’occhio del fotografo scansiona con dolcezza, nostalgia e sincera curiosità la destrezza degli artigiani, i giochi dei bambini, le conversazioni degli anziani nelle piazze, le feste di paese, il lavoro nei campi, non solo in Sicilia ma in diversi luoghi di vari continenti, con una predilezione per l’Oriente. Ferdinando Scianna, amico e collega di lunga data, ha sottolineato il rapporto delle fotografie di Melo Minnella con la cosiddetta scuola “umanistica francese”, nata alla fine della Seconda Guerra Mondiale e protrattasi fino alla fine degli anni Sessanta, caratterizzata da uno sguardo attento rivolto al quotidiano e alla “strada”, una sorta di realismo poetico, dove i protagonisti hanno lo stesso valore del contesto», spiega Valentina Bruschi.
Ma il nucleo di immagini acquisite dal Museo riguarda principalmente la Sicilia a partire dagli anni Settanta fino ai primi anni Duemila: fotografie dove la dimensione antropologica è fortemente interconnessa al valore estetico dei soggetti ritratti. Sulla scia dell’approccio adottato dal Museo Civico di Castelbuono, come testimone del proprio tempo.
«Coerentemente con gli intendimenti culturali che in questi anni recenti hanno caratterizzato l’implementazione della collezione permanente, la presenza delle opere di Melo Minnella rappresenta un ulteriore tassello nella costruzione di una identità mediterranea attraverso le arti contemporanee», commenta Laura Barreca, direttrice del Museo Civico di Castelbuono.
Il progetto espositivo si completa con un programma pubblico che prevede i laboratori educativi condotti da Stefania Cordone, responsabile del Dipartimento Educazione del Museo Civico (nelle date del 26 e 28 settembre, 4 e 6 ottobre) e un ciclo di incontri a cura di Maria Rosa Sossai, responsabile del Dipartimento Progetti Partecipativi, che si chiuderà sabato 28 ottobre alle ore 17 con la conferenza del fotografo Gianni Cusumano, dal titolo, Il fascino del collodio: una testimonianza di artigianato in fotografia.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Palermo Publishing, con i contributi di Melo Minnella; Maria Enza Puccia, presidente del Museo Civico di Castelbuono; Laura Barreca, direttrice del Museo Civico di Castelbuono; Valentina Bruschi, curatrice del progetto; Maria Rosa Sossai, curatrice del Programma Pubblico; Giuliano Sergio, critico e professore all’Accademia di Belle Arti di Venezia; Maria Chiara Di Trapani, critica d’arte e curatrice dello Spazio Flaccovio, Palermo; Midge Wattles, fotografa e responsabile dello studio fotografico del Guggenheim Museum, New York e del regista Roberto Salvaggio, autore di un documentario dedicato a Minnella con il montaggio a cura di Sara Cavallaro e la fotografia a cura di Sandy Rita Scimeca.
Il corpus di fotografie acquisite dal Museo e la mostra di Melo Minnella
Le trenta fotografie acquisite dall’archivio di Melo Minnella sono dedicate esclusivamente alla Sicilia e sono state suddivise secondo quattro tematiche che ricorrono spesso nella sua ricerca e che a volte s’intrecciano tra loro. Nel primo tema, “Madonie e altri paesaggi”, il fotografo non ha soltanto documentato la trasformazione del paesaggio e le tradizioni contadine, ma ha spesso realizzato delle composizioni estetiche con elementi geometrici insiti nei contesti agricoli. Il secondo tema, “Processioni”, testimonia una minuziosa ricognizione fotografica delle feste religiose (che forse il contemporaneo interesse di Leonardo Sciascia, Ferdinando Scianna e dello stesso Minnella ha contribuito a rilanciare e a rinvigorire), nonché del folklore siciliano di cui l’autore è appassionato collezionista. Il terzo tema, “Emicranie”, è una ricerca che si sovrappone a volte con le processioni, con un’attenzione ai costumi utilizzati dalle confraternite, che si allarga con uno sguardo che abbraccia il mondo intero attraverso i primi piani di donne che con grande naturalezza trasportano sulla testa cesti di frutta, stoviglie o altro come se fossero degli strani copricapi. Infine, nella sezione “Astrazioni e immagini iconiche”, sono stati inseriti i ritratti di Sciascia e Guttuso, una celebre fotografia di una nuotatrice ripresa sott’acqua nel mare di Filicudi dove l’autore ha soggiornato a lungo ma anche, tra le altre, una serie dei pani realizzati per la festa di San Giuseppe a Salemi, resi in una trama astratta e contemporanea dal taglio dello scatto. Tutte queste immagini sono caratterizzate da ciò che l’antropologo Antonino Buttitta definisce la capacità di Melo Minnella di cogliere l’elemento “magico” che si nasconde nei dettagli del quotidiano, quel legame invisibile che unisce uomo, natura e storia.