DEVASTATE SEZIONI DETENTIVE. PROTESTA LA POLIZIA PENITENZIARIA
Ancora una assurda ed incredibile giornata di follia e violenza nel carcere di S. Cataldo, in provincia di Caltanissetta, per la corale protesta di un gruppo di detenuti circa l’invivibilità del carcere a fronte delle altissime temperature metereologiche. Ricostruisce l’accaduto Calogero Navarra, segretario regionale per la Sicilia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “In tutto il carcere di San Cataldo, solamente tre celle sono rimaste agibili. I detenuti hanno protestato per il grande caldo, anche per una serie di lamiere che ostruisce le finestre delle celle. Vi era la priorità di fare immediatamente i lavori di adattamento, ma per ragiono burocratiche a noi non note non è stato ancora fatto e quindi è scoppiata la protesta. Non è stata dunque una protesta contro la Polizia Penitenziaria ma sulla invivibilità nella struttura ed i mancati lavori di ristrutturazione: e, considerate anche le alte temperature metereologiche di queste settimane, è facile comprendere come effettivamente vivere in una cella surriscaldata, con altre persone e poco ricambio d’aria, sia un disagio insopportabile, anche se questo non giustifica in alcun la devastazione che c’è stata, che ha determinato una situazione di allarme che ha coinvolto tutti i colleghi in servizio”.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria che esprime solidarietà e vicinanza ai poliziotti di S. Cataldo, “la Polizia Penitenziaria non può pagare anche per le responsabilità altrui e per i mancati interventi di ristrutturazione: mai la detenzione deve ledere la dignità umana delle persone e mai i nostri Agenti dovrebbero fronteggiare situazioni di allarme e di pericolo perché giusti e legittimi interventi, urgenti e strutturali, vengano invece trascurati incomprensibilmente. Il carcere di S. Cataldo, dunque, presentava oggettive difficoltà che avrebbero meritato urgenti interventi da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, provvedimenti che però non sono stati adottati. E poi i problemi, le tensioni, i pericoli si trovano costretti a subirli, loro malgrado, coloro che il carcere lo vivono 24 ore al giorno nella prima linea delle sezioni detentive: ossia, le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria. Questo è grave e inaccettabile!”.
Per queste ragioni, conclude Capece, ”auspico che il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, disponga una ispezione per accertare cause, ragioni e inadempienze che hanno portato alla devastazione del carcere di S. Cataldo”.