“Il pacchetto E-Evidence sulle prove elettroniche è un accordo importante per la sicurezza dei nostri cittadini. Gli organi inquirenti ci dicono che l’85% delle indagini penali utilizza dati digitali, spesso conservati in uno Stato diverso rispetto al luogo del delitto, con grande difficoltà di reperimento e lungaggini burocratiche. Da qui la necessità di dare seguito alla richiesta di dotare le autorità giudiziarie di strumenti utili per rintracciare rapidamente i criminali, che ricorrono alla tecnologia per pianificare e commettere reati. Una battaglia concreta, rimasta imbrigliata, come tante altre, nell’ideologia della sinistra, che alla sicurezza dei cittadini ha cercato di anteporre il presunto diritto alla privacy di chi usa la rete per delinquere. Un testo presentato addirittura nel 2018, che giunge solo oggi in discussione e che anche grazie alla nostra fermezza e determinazione diventerà legge, consentendo accesso rapido alle prove digitali prima della loro scomparsa, indipendentemente dal luogo in cui sono create e conservate, per punire chi commette ogni tipo di crimine, dal terrorismo allo stalking. Abbiamo partecipato attivamente ai negoziati e preteso che ci fossero solide garanzie in materia di protezione dei dati personali, escludendo l’intercettazione in tempo reale delle telecomunicazioni, ma evitando di cedere a chi tentava di apportare inutili rallentamenti delle procedure. Abbiamo votato convintamente a questo importante strumento di contrasto al crimine, in nome delle tante vittime e dei loro cari. Nell’Europa che vogliamo, la lotta ai criminali è una priorità”.
Così Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega, coordinatrice Id in commissione Libe, relatrice ombra del pacchetto E-Evidence.