L’ultimo rapporto di Gimbe descrive una esponenziale carenza di medici di famiglia per i prossimi anni in tutta Italia e fotografa per il 2025 in Sicilia un quadro emergenziale.
Paolo Carollo, segretario regionale Fismu, sottolinea: “La situazione è grave, da anni i sindacati denunciano che le politiche nazionali e regionali vanno verso la demolizione della medicina generale e del territorio. Oggi Gimbe ha confermato con il suo ulteriore studio che la realtà è forse ancora più drammatica: in alcune Regioni meridionali la fascia dei medici di medicina generale (di famiglia) più anziani arriva a superare l’80%, in Calabria (88,3%), Molise (83,2%), Campania (82,7%), Sicilia (82,6%), Basilicata (82,1%).
Chiaramente la nostra regione è tra quelle ad avere un primato negativo che dimostra l’assenza di un ricambio generazionale”.
“I dati sono indiscutibili – continua Carollo – tra pensionamenti, scarsa programmazione degli accessi alle scuole di formazione specifica, e l’assenza di una politica di valorizzazione del lavoro dei medici di famiglia, in Sicilia, tra soli due anni, avremo meno 542 professionisti negli ambulatori. Così salterà tutta la prima linea di assistenza sul territorio per i cittadini”.
“Errori che si ripetono da anni – conclude Carollo – ma anche, forse, la volontà di lasciare spazi di mercato e di privatizzare così un altro pezzo di sanità pubblica siciliana, sacrificando la tutela costituzionale alla salute. Dove manca, d’altronde, una politica di sviluppo industriale e occupazionale spesso si ricorre al doping dello smantellamento della cosa pubblica e del welfare. Si inverta la rotta, si prevedano risorse e personale per i futuri ambulatori dei medici di medicina generale, si mettano in rete le professionalità del territorio e il socio sanitario, si programmi correttamente l’accesso alle scuole”.