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Ragusa, Galleria Soquadro, “XYZ. Ritratti Eterotopici”: personale di Andrea Iran

La galleria Soquadro è lieta di inaugurare la personale di fotografia di Andrea Iran “XYZ. Ritratti Eterotopici”, che aprirà al pubblico domenica 21 maggio dalle ore 18:30, nei locali della galleria in via Napoleone Colajanni 9. 

La galleria Soquadro dedica al fotografo Andrea Iran la sua prima personale. Il giovane autore ci condurrà all’interno di un percorso di ricerca intimo e riflessivo, utilizzando l’immagine fotografica oltre i limiti dell’uso convenzionale. Il progetto di Andrea Iran è composto da un corpus di 12 fotografie disposte liberamente e in autonomia tra di esse. Si sovrappone a questa prima visione una gigantografia che funge da sfondo al resto delle opere.

Le fotografie rappresentano superfici sulle quali la luce si frammenta e si riflette in diverse direzioni, dando forma a infiniti gradienti di colori e di ombre. Il termine Eterotopìa impiegato dal filosofo francese Michel Foucault sta a indicare i non-luoghi della nostra contemporaneità, luoghi reali con funzioni speciali, capaci di rivelare la pluridimensionalità dello spazio vissuto.

La virtualità che giorno dopo giorno divora le nostre vite reali, rende sempre più complessa la comprensione del concetto di realtà. È un cambiamento profondo che riguarda, sia la sfera sociale che individuale. Ogni aspetto della nostra vita reale si trasforma velocemente in un dato virtuale. Questo processo ha messo fortemente in crisi le classiche pratiche fotografiche e le varie funzioni e ruoli sociali a esse imputate.

La nostra Era è caratterizzata dall’Horror Pleni come descritto da Gillo Dorfles, questa condizione pervade ogni spazio del contemporaneo e sembra aver contagiato anche il mondo dell’Arte. Andrea Iran ci chiede di viaggiare nella direzione opposta, in direzione del silenzio. Pur non negando alla fotografia, la sua natura referenziale, l’autore ci suggerisce di rivolgere il nostro sguardo verso l’invisibile che dall’interno di noi stessi ci governa ogni giorno.

Anche se può risultare difficile collocare le immagini di Andrea Iran nella tradizione del Ritratto fotografico o pittorico, è grazie a questo escamotage, costruito come se fosse un gioco di specchi pluridimensionali, che il dispositivo messo in atto dall’autore entra in azione.

Il cambio di prospettiva richiesto all’osservatore è multiplo. L’installazione non suggerisce una sequenza programmata e ordinata delle singole opere, né tanto meno un senso univoco e definitivo. Ciò nonostante la visione complessiva delle opere oscilla tra una vibrazione armonica e una sottile velatura di angoscia dovuta a una compenetrazione di significati.

Se in prima istanza possiamo cogliere una condizione isolata e soggettiva da assegnare ad ogni singola opera, in seconda istanza possiamo intuire un senso comune di armonia. L’autore sembra suggerirci che è nella profondità e nell’intimità di noi stessi che possiamo scoprire l’autenticità e la singolarità del nostro vero sguardo. Solo dopo aver raggiunto questa consapevolezza, possiamo riscoprire l’elemento universale che ci pone in comunicazione con il mondo. Il ritratto inteso da Iran è un ritratto interiore invisibile all’occhio umano e alla stessa macchina fotografica.

Il meccanismo messo in atto dall’autore ci obbliga a uno sforzo, per abbattere i molteplici muri che ci siamo costruiti, e per tentare di guardare oltre la superficie della nostra stessa esistenza. Le fotografie di Andrea Iran non testimoniano alcuna presenza, bensì esse ci stanno ad indicare un’assenza. In che modo è possibile ricercare una giusta interpretazione a opere così silenziose e così enigmatiche?

Al concetto di Eterotopia di Michel Foucault, potremmo contrapporre il concetto di Négatité di Jean-Paul Sartre nel tentativo di riscoprire nuovamente noi stessi. Solo definendo ciò che non siamo è possibile ridefinire ciò che vogliamo essere. Allo strutturalismo, Sartre oppone la consapevolezza esistenziale come strumento dell’essere umano. Andrea Iran pone nel profondo di noi stessi, l’inizio del percorso che può liberarci dal condizionamento del mondo esteriore.
Ridefinire noi stessi attraverso l’arte per ricostruire un dialogo con il mondo di cui facciamo parte. 

La mostra sarà visitabile a partire dal 21 maggio fino al 9 giugno 2023 nei seguenti giorni: il lunedì dalle ore 17 alle ore 20 e dal martedì al sabato dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 17 alle ore 20, oltre che su appuntamento.

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