domenica, Novembre 24, 2024
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Psichiatra uccisa, sit-in a Palermo “è ora di dire basta”

Merlino (Omceo) “Dalla morte di Paola a quella di Barbara dieci anni di solidarietà sovrapponibili e nessuna protezione concreta” 

Montalbano (Asp Palermo) “Siamo chiamati a curare, non a controllare”

Varia (Sip) “Per il futuro è necessario passare dalla protesta alla proposta” 

Matina (Aidm) “È così facile ucciderci. Eppure le donne superano il 70% della forza lavoro”

Sconforto e sgomento a Villa Magnisi (sede dell’ordine dei medici di Palermo) tra i professionisti della sanità durante il raduno di oggi pomeriggio “Mai più violenza” per ricordare la psichiatra Barbara Capovani, morta dopo essere stata aggredita da un suo ex paziente, e per lanciare l’ennesimo allarme sulle condizioni di lavoro degli psichiatri e di tutti i sanitari, soprattutto donne. Per ciascuno di loro il pericolo di un’aggressione è ogni giorno dietro l’angolo, ma non sembrano esserci soluzioni concrete all’orizzonte. 

“E’ ora di dire basta. Dalla morte di Paola Labriola avvenuta dieci anni fa, aggressioni, proclami e solidarietà sono tutte perfettamente sovrapponibili” ha ricordato il presidente dell’albo medici di Palermo Giovanni Merlino. Che ha aggiunto: “Basta alle ipocrisie, come la procedibilità d’ufficio prevista dalla 113 del 2020 o l’attribuzione ai medici della qualifica di pubblico ufficiale, le cui funzioni non sono coerenti al nostro ruolo, neppure in flagranza di reato. Pretendiamo sicurezza, rispetto e disposizioni certe perché c’è un clima generale ostile che va gestito non solo con interventi sociali e di sensibilizzazione ma con azioni serie. In tempi di difficoltà sociali ed economiche forti, di cui nessuno nega l’esistenza, si è sviluppata una sorta di cultura del disagio e della tolleranza, che non può giustificare ciò che non è più tollerabile: dalle violenze fisiche e verbali, ai danni frequenti alle strutture e ai dispositivi, che non rappresentano solo un danno economico ma pregiudicano la possibilità di curare altri pazienti”.

Turbati gli psichiatri palermitani. “Siamo sconvolti per una tragedia che poteva essere evitata e che evidenzia le gravi condizioni di pericolo per l’incolumità personale nelle quali sono costretti a operare i colleghi impegnati ogni giorno nelle varie strutture pubbliche” ha detto il direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Asp di Palermo, Maurizio Montalbano. 

“Da troppo tempo denunciamo le gravi criticità dei servizi sul territorio – ha sottolineato Montalbano – . Ci sono pazienti con disturbi di personalità per i quali a poco servono i trattamenti terapeutici, farmacologici, psicoterapici o riabilitativi. Bisogna rimodulare con urgenza l’intero sistema di sicurezza per proteggere i sanitari e la gestione dei pazienti che commettono reati. Gli operatori della salute mentale dovrebbero essere chiamati alla gestione della cura e non certo al controllo e alla custodia”.

Per il futuro bisogna passare “dalla protesta alla proposta” ha detto lo psichiatra Salvatore Varia, componente decano della Sip, la Società italiana di psichiatria che ha indicato in un progetto, in sede ministeriale, la strada per curare gli autori di reato con disturbi psichici. Tra i punti salienti della proposta, ha spiegato Varia  “l’aumento del numero di posti-letto nelle ‘Residenze’ per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems), il potenziamento dei percorsi riabilitativi nelle comunità all’interno delle case circondariali, oltre che rendere più funzionale il rapporto tra magistrati, dipartimenti di Salute mentale e Consulenti tecnici d’ufficio (Ctu), ai quali attiene, a vario titolo, il meccanismo decisionale e applicativo delle disposizioni su questi soggetti”.

Con un documento unitario, anche l’Associazione italiana donne medico (Aidm) presieduta da Antonella Vezzani e guidata a Palermo da Carolina Vicari chiede atti concreti a protezione di tutto il personale sanitario, in particolare quello femminile “che rappresenta più del 70% della forza lavoro in sanità, ma la cui professionalità troppo spesso viene umiliata, fino alle conseguenze estreme della lesione e dell’annientamento fisico”.

“È così facile ucciderci – ha concluso Antonietta Matina, tra le fondatrici di Aidm Palermo -. La morte di Barbara Capovani è stato uno dei tanti, troppi atti di violenza distruttiva premeditata contro una donna”. 

Il sit-in “Mai più violenza” è stato indetto dall’ordine dei medici di Palermo, il dipartimento di Salute mentale dell’Asp di Palermo e l’Associazione Italiana Donne Medico (Aidm) di Palermo.

Il sit-in “Mai più violenza”  è stato indetto dall’ordine dei medici di Palermo, il dipartimento di Salute mentale dell’Asp di Palermo e l’Associazione italiana donne medico (Aidm).

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