Il magistrato ipocrita di Fabio Pilato
Un thriller d’inchiesta sui rapporti tra Stato, mafia e massoneria
“Il sonno è fratello della morte”, firmato K-21. L’esordio letterario del magistrato Fabio Pilato prende il via da messaggi in codice che rimandano agli autori greci e latini e da pseudonimi che richiamano giochi di spionaggio internazionale. Il magistrato ipocrita è un thriller d’inchiesta sui rapporti tra Stato, mafia e massoneria, ambientato in Sicilia e pubblicato da Panda Edizioni (462 pagine, 25 €), uscito il 30 aprile.
A cercare di tradurre i testi cifrati, un editorialista del periodico Antipotere, Carlo Lozzi, un filosofo prestato al giornalismo intellettuale e per questo soprannominato dai colleghi Platone. La sua vita “pantofolara” viene improvvisamente smossa da una serie di buste indirizzate a lui da un mittente sconosciuto: K-21. I contenuti dei pacchi ne solleticano la curiosità e anche la preoccupazione di essere rimasto intrappolato in un gioco a cui non si partecipa da soli.
I messaggi che riceve e nasconde alla sua amata compagna Ludovica, per proteggerla, vengono però condivisi con alcune persone fidate della redazione. Tra di loro c’è Bobo, il riccio, l’altra metà di Carlo. «Mario Francese diceva studia le carte e parla con la gente. Tu sai studiare le carte, lui sa parlare con la gente. Ecco perché dovete lavorare insieme» spiega al protagonista il direttore di Antipotere. Una volta formata la squadra d’inchiesta, si tratta “solo” di decifrare i sotterfugi e i legami mafiosi e massonici che corrodono lo Stato. L’amore per la verità guiderà Carlo Lozzi in situazioni sempre più torbide assieme al lettore amante del giallo e appassionato di cronaca. Entrambi ne usciranno con la consapevolezza che sono le persone, con le loro scelte, a dare un valore alla fiducia e alla giustizia.