In scena il 29 e 30 aprile al teatro Biondo – sala Strehler
L’Inquisizione, ovvero l’istituzione ecclesiastica che indagava, mediante il suo Tribunale, sui sostenitori di tutte quelle teorie considerate contrarie all’ortodossia cattolica, fu istituita per la prima volta nel 1184, ed aveva lo scopo di ricercare e giudicare gli eretici. Prevedeva pene spirituali e fisiche, fino alla condanna a morte sul rogo per chi non confessava o era recidivo. Anche Palermo è stata testimone di queste pagine buie della nostra storia, e dalle ex prigioni di Palazzo Chiaramonte Steri, dove per quasi tre secoli operò il Tribunale, oggi rimangono i famosi e preziosi graffiti, come testimonianza unica delle sofferenze patite dai carcerati, e tra le vittime, anche tante donne accusate di essere delle “streghe”, e per questo condannate al rogo senza poter dimostrare la loro innocenza. La Santa Inquisizione, e ciò che accadeva con essa, saranno rievocate nell’opera teatrale, in atto unico, scritta e diretta da Vincenzo La Lia, dal titolo “Magarìa”, che andrà in scena sabato 29 e domenica 30 aprile nella sala Strehler del teatro Biondo di via Roma 258, a Palermo. La rappresentazione teatrale, nella giornata di sabato è in programma alle ore 17.30, mentre la domenica, alle ore 20.30. Direzione musicale di Salvo Trentacoste.
In scena gli attori: Simona Ajello, Ester Badami, Maria Teresa Cardile, Maria Rita Dioguardi, Paolo Ficarra, Francesco Gervasi, Brigida Scalìa, Maria Clara Tamigio. I musicisti sono: Ettore Di Salvo e Salvo Trentacoste che firma anche le musiche. Scenografie di Giovanna Grammauta.
Magarìa
L’opera teatrale Magarìa rievoca l’Inquisizione spagnola a Palermo e, nello specifico, racconta la sua trama con musiche e monologhi, che cercano di incastrarsi in questo particolare momento storico. Numerosi sono i richiami alla tradizione popolare, alcuni dei quali rivisitati. A rappresentare fedelmente la tradizione popolare saranno le orazioni delle donne di Fora (donne di fuori), particolari figure legate alla credenza popolare che compaiono solo in Sicilia verso la fine del XV secolo, considerate entità in grado di abbandonare il corpo, nelle ore notturne, e volare in aria per compiere sortilegi. Queste donne venivano considerate dagli inquisitori come streghe, e dai testimoni come spiriti benevoli, ovvero delle fate. E per i siciliani erano quindi sia streghe che fate, poiché capaci di far sia del bene che del male.
Le musiche di Magarìa, invece, sono state create per l’occasione, ed accompagneranno i monologhi, mentre le canzoni sono state rivisitate con melodie inedite, e tutte eseguite dal vivo.
Magarìa punterà quindi a trasformarsi in un’esperienza teatrale attiva, diretta alla sensibilità dello spettatore che potrà rivivere il dramma di coloro che furono accusati di eresia, inducendolo ad una riflessione sulla violenza patita dall’imputato.