Lo Stato fa cassa ancora una volta sulla Sicilia per finanziare l’Autonomia Differenziata a favore del nord.
La Regione è ricattata. Se vuole riaprire il turn over, bloccato dagli anni ’90, con un organico ormai tutto prossimo alla pensione, deve pagare pedaggio al Nord. Deve raddoppiare il proprio avanzo primario, accorciando da 20 a 10 anni la restituzione del proprio disavanzo del 2015. Sì, quel disavanzo finto, nato dalla cancellazione di tutti i crediti che la Regione vantava nei confronti dello Stato ai tempi di Crocetta. Crediti che sono stati trasformati in debiti con un colpo di bacchetta magica. Ma lo Stato non si accontenta, ha bisogno di soldi da portare in Veneto, in Lombardia, in Emilia-Romagna. E li impone alla Sicilia, che già ha una spesa pubblica pro capite certificata di quasi il 20% in meno rispetto alla media nazionale e di circa il 50% e passa in meno rispetto alle regioni più privilegiate del nord.
Notaio dell’ulteriore furto? Il presidente Schifani. E il Presidente della Repubblica, siciliano anche lui? Non pervenuto.
Lo Stato non ha tempo per la Sicilia, non ha soldi, non può aggiustare lo stadio di Palermo, non può impedire il fallimento di tutti i suoi Comuni. Con la complicità di una classe politica ascara.
“Siciliani Liberi condanna ancora una volta questo scempio, ma fino a quando saremo la “voce di chi grida nel deserto”?” Conclude Ciro Lomonte Segretario di Siciliani Liberi.