«Negli ospedali siciliani c’è un enorme carenza di personale medico nei reparti di Anestesia e Rianimazione». Lo denuncia Gianluigi Morello, presidente della Sezione Sicilia dell’AAROI-EMAC (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri–Emergenza e Area Critica) e lo fa dati alla mano: «Stando alle piante organiche approvate nella scorsa legislatura, dovrebbero annoverare al loro servizio circa 1.459 anestesisti (esclusi i direttori delle UOC) mentre ad oggi se ne contano solo 952».«Questi dati si traducono con una copertura, su base regionale, delle dotazioni organiche previste pari al 65%- aggiunge Morello- Inoltre, mentre nelle città di Palermo, Messina e Catania la percentuale di copertura sfiora in alcuni casi sporadici il 90%, nelle periferie questa percentuale scende drasticamente e tragicamente a sfiorare il 20%. Non ci riferiamo solo alle remote Pelagie o ai presidi attorno ai Nebrodi, ma anche e soprattutto alle popolose aree di Gela e del Calatino, di Ragusa e della provincia, di Agrigento e dintorni, e così via per Enna, Caltanissetta, Trapani e Siracusa».Il presidente regionale dell’AAROI-EMAC aggiunge: «Nelle aziende ospedaliere metropolitane, DEA di II livello, è concentrata la casistica più complessa e si producono i più grossi DRG chirurgici, ma non si deve dimenticare che in tanti ospedali periferici ci sono Pronto Soccorso e Terapie Intensive che per loro stessa esistenza e mission devono avere dei contingenti minimi con cui funzionare, che in molti posti non ci sono più».Inoltre Morello scrive di «molteplici aggravanti». Anzitutto «la chiusura, da oltre un anno, dellascuola di specializzazione in anestesia e rianimazione presso l’Università di Catania, con la motivazione della carenza di docenti del settore. L’effetto di questa defezione è duplice poiché da una parte si producono meno specialisti in regione e dall’altra è più difficoltoso per gli ospedali della Sicilia orientale entrare nelle “reti formative” e quindi giovarsi dell’apporto degli specializzandi di Università geograficamente più distanti».Un altro problema è causato dalla «scarsa attrattività, per i neo specialisti, degli ospedali periferici laddove risulta e risulterà sempre più difficile poter godere dei diritti sanciti dal CCNL, leggasi su tutto ferie e aggiornamenti, e sarà sempre più frequente il ricorso a temporanee e sgradite trasferte nell’ambito dei presidi delle ASP. Non è infatti infrequente che un anestesista del PO di Agrigento debba prestare il proprio servizio a Sciacca piuttosto che a Canicattì, cosi come avviene tra Caltanissetta e Gela, tra Caltagirone e Militello, tra Enna e Leonforte e così via. Il tutto in una tragica e forzata “migrazione tra poveri”».Nella sua nota, Morello denuncia pure un «rischio clinico e medico legale aumentato negli ospedali più disagiati, per carenza di specialisti, per sovraccarico di lavoro, in presenza e in pronta disponibilità, e per l’inevitabile clima conflittuale che si genera per effetto di tale stress».Da tutto ciò, l’appello: «È opportuno che il presidente della Regione, in cui il sottoscritto confida tantissimo, e i vertici presenti e futuri dell’assessorato alla sanità si siedano attorno ad un tavolo con i manager e i rappresentanti della categoria per cercare le soluzioni ed una sintesi ad un problema che non può più attendere. Si tratta di salute, si tratta di vita e di morte, e spesso il confine tra le due risiede proprio nell’efficacia e nell’efficienza di un sistema sanitario all’altezza del compito a cui è preposto».