“In questi giorni l’INPS ha confermato all’Amministrazione Penitenziaria che i detenuti che lavorano hanno diritto non solo al “bonus 200 euro” (previsto dall’articolo 31 del DL 50/2022) ma anche all’una tantum aggiuntiva di 150 euro introdotta dal “Decreto Aiuti” (DL 144/2022). Poiché sono circa ventimila detenuti che lavorano in carcere alle dipendenze del DAP o di Enti terzi, anche solo poche ore al giorno, si fa presto a fare i conti di quanto lo Stato dovrà pagare a coloro che lavorano tra le sbarre ma che sono comunque in carcere a scontare una pena per avere commesso un reato. E questo conferma una volta di più la grande delusione nel Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dopo avere letto il testo della bozza della legge finanziaria per l’anno 2023 con riferimento ai fondi da destinare al Corpo di Polizia Penitenziaria. Difatti, contrariamente a quanto fosse auspicabile, per i prossimi tre anni si prevede che le spese dell’Amministrazione penitenziaria debbano essere ridotte di oltre 35 milioni di euro” spiega il Segretario Generale del SAPPE, Donato Capece.“Torno a chiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, al Governo tutto ed al Parlamento “di non dare corso a tagli ingiusti e ingiustificati al Corpo di Polizia Penitenziaria perché ciò significherebbe che al personale di servizio nelle patrie galere si chiederanno ulteriori sforzi rispetto a quelli già abnormi cui è giornalmente “costretto” a far fronte”, evidenzia. “Non voglio fare demagogia spiccia, ma è un dato oggettivo che si toglie ai poliziotti e si da ai detenuti. E noi ci saremmo aspettati ben altra considerazione da chi si è sempre detto – in campagna elettorale e quando era all’opposizione – sensibile e vicino al mondo delle Forze di Polizia e delle divise”, conclude Capece. Da qui la richiesta di un incontro urgente al Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni ed al Ministro Guardasigilli Carlo Nordio per fermare la “scure” dei tagli che avranno effetti “devastanti” per il Corpo di Polizia Penitenziaria.