Una sentenza che farà giurisprudenza, quella contro l’ex presidente dell’associazione animalista Laica, Liliana Signorello. Un risultato fondamentale, che dimostra quanto il reato di maltrattamento di animali riguardi anche l’assenza prolungata di cure in condizioni di vita proibitive.
La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, rendendo definitiva la condanna d’appello.
Una vicenda giudiziaria lunga 7 anni, che in un primo momento aveva visto la Signorello assolta in primo grado presso il tribunale di Marsala. Il pm aveva però fatto ricorso in appello, ritenendo fondata una circostanziata memoria fornita dall’ufficio legale dell’Enpa, ribaltando la sentenza del primo grado ed arrivando ad una condanna di 12.000 euro di multa. Una condanna non definitiva, dal momento che la Signorello l’aveva impugnata in Cassazione. Come si diceva però, il suo ricorso è stato considerato irricevibile dalla Suprema Corte, confermando la sentenza di appello e aggiungendo altri 3.000 euro alla multa precedente.
La sezione Enpa di Castelvetrano ha denunciato quello che accadeva in quei rifugi abusivi, con quasi duecento cani in condizioni penose, facendo si che l’associazione si costituisse parte civile. E dopo 7 anni il risultato è arrivato.
La sentenza ha configurato il comportamento della Signorello come “dolo generico” (cioè “non potevi non sapere che un certo comportamento portasse determinate conseguenze”). “Al riguardo va, infatti, osservato – si legge – che l’imputata, pure avendo le competenze specifiche, trattandosi di un soggetto operante nel settore della tutale degli animali, a fronte delle evidenti condizioni di malessere degli animali, non si è in alcun modo attivata per porvi rimedio, agendo così nella piena coscienza di causare sofferenza agli animali e accettando la stessa”.
“Siamo orgogliosi di questo risultato – ha commentato Elena Martorana, presidente della sezione Enpa di Castelvetrano – che è stato possibile grazie al contributo di diverse persone che hanno scelto di non chiudere gli occhi ed affrontare tutte le immaginabili difficoltà del caso. Un ringraziamento particolare va alla nostra presidente nazionale Carla Rocchi, che ci è stata accanto in questo difficile percorso; a Claudia Ricci, legale dell’associazione e all’avvocato Corinne Tamburello, sostituto processuale in tutte le udienze”.
I commenti sono chiusi.