«Per molti italiani, per fortuna potremmo dire, è finalmente arrivata l’estate della grande rinascita. Anche se Omicron 5 incombe dietro l’uscio delle nostre porte ed è pronto a “rovinarci la festa”, il Paese vive finalmente la prima vera ripresa dalla Pandemia, dopo due stagioni dove non abbiamo potuto godere delle bellezze delle nostre spiagge e delle città d’arte che il mondo ci invidia.
Ma c’è un micromondo, quello degli ospedali pubblici, e in particolare quello degli infermieri, che vive una realtà diametralmente opposta.
Ed è bene che la collettività, attraverso fatti di cronaca, a tratti anche scabrosi, ne venga a conoscenza, dal momento che non è possibile, davvero, nascondere la testa sotto la sabbia.
Abbiamo preso ad esempio tre episodi recentissimi: uno avvenuto al Nord, uno al Centro, uno al Sud.
E non è un caso che abbiamo voluto raccontare un tristissimo spaccato dell’estate dei nostri infermieri nell’amara realtà degli ospedali italiani, laddove la fanno da padrone mediocrità e disorganizzazione, legate inevitabilmente a crepe strutturali, vecchie dire anni luce, con la presenza di “ragnatele” che nessuno ha mai pensato di spazzare via seriamente .
Nel nostro traballante sistema sanitario, tre parole basterebbero per raccontare l’infernale micromondo degli infermieri italiani, che come in un girone dantesco, ci riserva le peggiori pene.
Eccoli i concetti chiave dell’estate italiana degli infermieri pubblici : carenza di personale, precariato e disorganizzazione. Intorno a queste tre piaghe ruota tutto il nostro quotidiano.
Nord Italia, cominciamo da Cantù, provincia di Como.
Stop temporaneo ai ricoveri nel reparto dell’ospedale locale per le carenze di organico che ormai rappresentano una vera e propria voragine. Regolari invece gli ambulatori. I bandi per assumere il personale vanno addirittura deserti, dal momento che la dura realtà racconta che gli infermieri comaschi scappano da tempo nel vicino Canton Ticino, per le condizioni diametralmente opposte di una Svizzera che continua a portarci via personale, perché capace di offrire stipendi e condizioni di carriera che da noi rappresentano una chimera.
Passiamo al centro, siamo a Firenze, siamo nella Toscana che vive una delle peggiori situazioni quando si parla di carenza di infermieri, insieme a Veneto, Lombardia e Piemonte.
In sala operatoria, pochi giorni fa, ci sono 40 gradi: addirittura accade l’impensabile. A causa del caldo, svengono infermieri e oss nell’ospedale Ponte Niccheri per la rottura dell’impianto di areazione, che nessuno ha pensato di aggiustare o rinnovare. Roba da terzo mondo!
Negli ospedali cittadini, intanto, al Santa Maria Nuova, al San Giovanni di Dio e allo stesso Ponte Niccheri, vengono tagliati circa 100 posti letto, in particolare nei reparti a bassa complessità. Tra personale in ferie e carenza di infermieri per così dire “storica”, non c’è modo di far funzionare i nosocomi fiorentini a pieno regime. Incredibile che accada in una estate dove notoriamente i ricoveri aumentano e soprattutto con Omicron 5 pronto a colpirci di nuovo. Cosa succederà nel caso dell’esplosione di una nuova emergenza sanitaria? Non osiamo pensarci!
Sud Italia, Campania, Asl Napoli 3. In queste ore ben 700 tra infermieri e oss precari, assunti con avviso pubblico nel 2021 per soddisfare il fabbisogno di personale nelle strutture ospedaliere, sono sulle spine perché rischiano di non vedersi rinnovare il contratto in scadenza il 30 giugno prossimo. Per questo, in occasione della visita a Sorrento di Pierpaolo Sileri, hanno consegnato al sottosegretario alla Salute una lettera con cui chiedono che si concretizzi il rinnovo contrattuale e la prospettiva di essere stabilizzati. Eccola la Regione italiana che ha pagato più di tutti “le cattive gestioni” del recente passato, per sopperire alle quali la politica di austerity ha inevitabilmente tagliato le gambe ad ospedali con un bacino di utenza enorme.
Ed eccole le estati “infernali” degli infermieri italiani: ve le abbiamo raccontate attraverso la verità di fatti di cronaca avvenuti realmente negli ultimi giorni.
Siamo di fronte a un vero incubo, conclude De Palma. Vorremmo davvero che fosse un brutto sogno, ma ahimè è la triste quotidianità con la quale dobbiamo convivere ancora per chissà quanto tempo».