Tanti dubbi operativi da chiarire, ma i servizi in telemedicina sono visti come una grande opportunità dal 95% dai medici di famiglia (report Fimmg), che vedono nelle risorse del Pnrr la soluzione per gestire in futuro salute e cronicità in modo equo e sostenibile. Ma solo il 30% dei professionisti ne ha usufruito, soprattutto in tempi di covid: un’accelerazione alla medicina del territorio dunque “apparente”, nonostante le televisite abbiano dimostrato, al di là della pandemia, di essere indispensabili non solo per seguire le fragilità più gravi e le cronicità, ma per governare anche le infinite liste d’attesa durante il lockdown.
Per gli esperti intervenuti durante i lavori della due giorni “Telemedicina, intelligenza artificiale/E-Health-per il diritto alla salute” che si è svolta a Villa Magnisi, sede dell’Ordine dei medici di Palermo, se l’obiettivo è garantire il diritto alla salute, i fondi della “missione 6” del Pnrr dovranno garantire: competenza digitale ai sanitari quanto ai cittadini, uguale efficienza in tutte le regioni del Paese, indicatori di qualità dei servizi erogati e inserimento tra i livelli essenziali di assistenza (Lea) e formazione.
Ma l’orizzonte sembra essere ancora lontano. “Difficile definire televisite i servizi erogati fino ad oggi da remoto. Nella maggior parte dei casi si è trattato di videochiamate perché la telemedicina deve necessariamente utilizzare dispositivi certificati per trasmettere in modo sicuro informazioni di carattere medico, che devono equiparati, anche in termini di privacy, ai servizi diagnostici e terapeutici erogati dal sistema sanitario. Senza indicatori gestionali standardizzati in tutto il Paese si rischia uno sviluppo disallineato tra le regioni e tra gli stessi territori, allargando la forbice della disuguaglianza nell’accesso alle cure. D’ora in poi, bisogna mirare gli investimenti perché i benefici della telemedicina non sono solo clinici ed economici, già ampiamente dimostrati, ma anche di sostenibilità ambientale e sociale. Basti pensare all’impatto ambientale delle emissioni di gas quando un paziente si sposta da un comune all’altro per curarsi”. Così il presidente Omceo Palermo Toti Amato, consigliere della Fnomceo aprendo ieri i lavori del congresso.
Dello stesso avviso anche la senatrice Urania Papatheu, presidente dell’intergruppo parlamentare per l’inclusione parlamentare: “La crisi sanitaria ha alzato l’asticella dell’uso delle tecnologie informatiche dei medici di famiglia dal 10 al 30%. La strada è lunga e il Pnrr è un’opportunità, ma nessuno si salva da solo. Bisogna lavorare insieme per offrire le migliori risposte ai cittadini. Stiamo creando le condizioni di sviluppo, attraverso anche previsioni legislative, che vanno stabilite ascoltando tutti i player coinvolti, tra cui i medici”.
La raccolta dei dati sulla salute dei cittadini è stata necessaria per contenere la diffusione del coronavirus. Una condizione eccezionale che ha sottolineato l’importanza della protezione dei dati personali e di piani d’investimento sulla sicurezza informatiche
“Il ‘viaggio’ dei big data deve restare anonimo – come ha rimarcato il dirigente sanitario del Ministero della Salute Ulrico Angeloni – . E’ necessario che l’invio di un dato anonimo ritorni anonimo”.
“I dati devono essere accessibili nel massimo della sicurezza”, ha proseguito il presidente della Meccatronica Valley di Termini Imerese Antonello Mineo, presentando ai convegnisti il “Centro competenza big data”. “Un asset tecnologico intelligente –
ha spiegato – in grado di sviluppare servizi di big data e analytics a supporto del sistema sanitario in Sicilia e dei cittadini. Il progetto consentirà alle strutture sanitarie di non dovere cambiare software. Installato su qualunque sistema informativo preesistente si adatterà al nuovo modello sanitario, accelerando il passaggio alla interoperabilità completa e alla pubblicazione di nuovi servizi per i cittadini e i sanitari”.
“I fondi del Pnrr sono importantissimi per l’assistenza territoriale, che non si fa soltanto attraverso le strutture, ma rispettando la prossimità – ha concluso Giacomo Caudo, presidente dell’Omceo di Messina e coordinatore della commissione telemedicina della Fnomceo -. Bisogna sfatare il mito che la distanza riduca il rapporto medico-paziente, che sotto certi aspetti può al contrario rafforzarsi perché la telemedicina rappresenta un accompagnamento continuo dei sanitari a casa del cittadino. Ma perché tutto questo accada è necessaria la giusta formazione”.
Molti gli interventi di esperti nel corso dell’evento. Tra gli altri, il direttore di Futuro e Innovazione della fondazione Enpam Luca Cinquepalmi e il vicepresidente vicario Luigi Galvano, il presidente onorario della Società italiana di telemedicina (Sit) Gianfranco Gensini. E ancora, Placido Bramanti, componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) del Ministero della Salute e Gianluigi Greco, presidente dell’Associazione italiana per l’intelligenza artificiale (AIxIA).
La due giorni è stata organizzato dall’Ordine dei medici di Palermo in collaborazione con il Polo Meccatronica Valley di Termini Imerese.