La Giunta Regionale, con delibera n 135 del 23 marzo 2022, ha impartito la
direttiva all’ARAN Sicilia per il rinnovo del contratto di lavoro per il personale del
comparto non dirigenziale della Regione Siciliana e degli Enti di cui all’articolo 1
della legge regionale 15 maggio 2000, n 10. Per il triennio 2019-2021, nella parte
riguardante il quadro finanziario ha richiamato una norma nazionale contenuta nel
comma 612 del dell’articolo 1 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ponendo il
limite dello 0,55% del monte salari 2018 come limite della spesa da destinare alla
riclassificazione del personale regionale decretando di fatto non solo un limite di
spesa ma anche un limite oggettivo alla possibilità di potere riclassificare il
personale regionale.
L’articolo 1, comma 612 della legge 30 dicembre 2021, n. 234, Bilancio di
previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il
triennio 2022-2024 prevede quanto segue:
“612. Le risorse di cui all’articolo 1, comma 436, della legge 30 dicembre 2018, n.
145, e all’articolo 1, comma 959, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono
integrate, a decorrere dal 2022, della somma di 95 milioni di euro comprensiva
degli oneri riflessi a carico dell’amministrazione e dell’IRAP, al fine di definire,
nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale relativa al triennio 2019-2021
del personale non dirigente di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165, i nuovi ordinamenti professionali del personale
appartenente alle amministrazioni statali destinatario delle disposizioni
contrattuali relative al triennio 2016-2018 che hanno previsto l’istituzione delle
commissioni paritetiche sui sistemi di classificazione professionale nel limite di
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una spesa complessiva non superiore allo 0,55 per cento del monte salari 2018
relativo al predetto personale. Per il corrispondente personale dipendente da
amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale,
alle finalità’ di cui al primo periodo si provvede mediante integrazione, a carico
dei rispettivi bilanci, delle risorse relative ai contratti collettivi nazionali di lavoro
2019-2021 definite ai sensi dell’articolo 48, comma 2, del citato decreto legislativo
n. 165 del 2001, secondo gli indirizzi impartiti dai relativi comitati di settore ai
sensi dell’articolo 47, comma 2, dello stesso decreto legislativo n. 165 del 2001, nei
limiti della medesima percentuale del monte salari 2018 di cui al primo periodo”.
Il monte salari 2018 del comparto non dirigenziale della regione siciliana è pari a €
620.017.339,00, mentre lo 0,55% di tale importo risulta essere pari a €
3.410.095,36.
Le risorse, al lordo degli oneri riflessi pari al 40,61%, che il governo regionale ha
appostato per il rinnovo contrattuale, riportate nella delibera 135 del 23 marzo
2022, risultano essere pari a € 43.959.231,00 così suddivise € 8.060.226,00 per il
2019, € 12.462.349,00 per il 2020, € 23.436.656,00 per il 2021. Le unità di
personale al 31 dicembre 2018 destinatarie del rinnovo contrattuale triennio 2019-
2021 risultano essere pari a 12.731 unità.
Le suddette risorse, necessarie ad assicurare la copertura degli oneri degli
incrementi economici conseguenti al rinnovo contrattuale, all’1,30% per l’anno
2019, 2,01% per l’anno 2020, 3,78% a regime a decorrere dell’anno 2021.
Per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto non dirigenziale della regione
siciliana triennio 2019-2021 l’ammontare complessivo, comprensivo di oneri
riflessi, ammonterebbe a circa € 28.000.000,00.
Pertanto a fronte di € 43.959.231,00, togliendo le risorse necessarie per il rinnovo
contrattuale (circa 28.000.000,00) resterebbero circa € 15.959.231,00 detraendo le
ulteriore risorse (0,55% del monte salari 2018 pari a € 3.410.095,36) stabilite dalla
normativa nazionale e riportate nella delibera di giunta regionale n 135 del 23
marzo 2022, resterebbe la somma di circa € 12.549.135,64 che non potendo essere
utilizzata risulterebbe economie di bilancio.
In buona sostanza, possiamo concludere che a fronte di quanto stanziato dal
governo regionale per il rinnovo del contratto di lavoro del comparto non
dirigenziale € 43.959.231,00 soltanto circa € 31.410.095,36 potrebbe essere
utilizzata.
Necessiterebbe pertanto, non tanto avere ulteriori somme come dichiarato
recentemente dall’assessore regionale alla funzione pubblica ma – in
considerazione che non si chiede una progressione di carriera ma una totale
riclassificazione in un nuovo sistema classificatorio che potrà anche avere riflessi di
progressione di carriera – prevedere la deroga dello sforamento dello 0,55%
(prevista per le semplici progressioni) avendo a disposizione la somma già stanziata
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di € 43.959.231,00 (di cui sarebbero utilizzabili in atto soltanto € 31.410.095,36).
Se così non dovesse essere, non si potrà procedere a creare un nuovo sistema
classificatorio che consenta alla Regione di potere utilizzare al meglio le risorse
umane disponibili non consentendo alcuna riclassificazione del personale regionale
con grave danno alla macchina organizzativa ormai non più dotata delle qualifiche
funzionali necessarie per potere portare avanti la missione amministrativa
assegnata dalle leggi.
Occorre quindi una rimodulazione che consenta una deroga, da concordare se
necessario con il governo nazionale, per rivedere il limite dello 0,55%
considerato che ci si trova davanti a una norma di prima applicazione in via
transitoria per consentire alla macchina regionale di riorganizzarsi attraverso la
riclassificazione di tutto il personale regionale in un nuovo sistema
classificatorio e non nella previsione di semplici progressioni di carriera a
regime come, invece, previsto in ambito nazionale: ambito in cui in questi
ultimi venti anni, più volte, si è proceduto a procedure di progressioni di
carriera, mentre in Regione Siciliana da ben 21 anni non è stata attivata alcuna
procedura di progressione circostanza che richiede appunto una norma di
prima applicazione attraverso la contrattazione sindacale.
In definitiva si sottolinea che non si chiedono ulteriori risorse oltre quelle già
stanziate ma semplicemente la possibilità di utilizzare le risorse già stanziate
per il rinnovo contrattuale anche ai fini della riclassificazione con una norma di
prima applicazione per tutto il personale.