Un detenuto del carcere di Augusta ieri ha picchiato selvaggiamente tre agenti penitenziari,
due dei quali sono stati costretti a far ricorso al Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino con
prognosi di 10 giorni. A denunciarlo è il S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – in una nota
a firma del segretario generale Aldo Di Giacomo: “Oltre alla continua “caccia” al personale
penitenziario che in tutti i penitenziari siciliani e italiani subisce violenze ed aggressioni ogni
giorno, ad Augusta – aggiunge Di Giacomo – è accaduto che gli altri detenuti della sezione
dove è avvenuto il fatto si sono rifiutati di rientrare in cella e di fatto hanno impedito la
perquisizione da parte della polizia penitenziaria. In attesa di indagini interne non è
possibile verificare cosa si volesse nascondere e se l’aggressione ha un qualche
collegamento. Resta la gravità del fatto a conferma – continua il segretario del S.PP. – che lo
Stato ha buttato la spugna ed ha rinunciato al controllo delle carceri finite da tempo sotto il
comando di clan e famiglie che dalle celle proseguono l’attività criminale e attraverso
telefonini impartiscono ordini sui territori”.
Per Di Giacomo “clan, organizzazioni mafiose, stanno approfittando dell’evidente debolezza
dello Stato per muovere nuovamente la sfida. Una situazione simile non era mai accaduta
prima con gli agenti in balia dei criminali e costretti a difendersi come possono.
Le azioni annunciate dalla Ministra Cartabia che da tempo ascolta solo i Garanti dei detenuti
– continua il segretario del Sindacato Penitenziari – vanno in tutt’altra direzione, quella
dell’apertura di celle e portoni ai detenuti. La riduzione della popolazione carceraria in
sostanza è considerata l’unica strada da seguire.
È bene che i cittadini si rendano conto che nelle carceri non sono reclusi vittime o angeli, ci
sono autori di crimini efferati per i quali da tempo invece si sostengono la clemenza e
provvedimenti di indulto. Noi non ci stiamo a mettere sullo stesso piano i servitori dello
Stato e i criminali che pretendono il controllo del carcere e sono un costante pericolo
dell’ordine pubblico e la minaccia per la libera convivenza dei cittadini. Soprattutto dopo gli
impegni solenni del presidente Draghi e del ministro Cartabia, è ora che ci si occupi
seriamente dei problemi del sistema penitenziario senza illudersi che sfollando le celle, tutto
si risolva di colpo”.