“Utile una campagna per le scuole per diffondere la cultura del lavoro, della sicurezza e della tutela dei diritti”.
“L’istituto dell’alternanza scuola-lavoro ha difficoltà ad essere attuato nella nostra realtà. Abbiamo intenzione di continuare il confronto con l’associazionismo studentesco anche coinvolgendo le scuole, lanciando una campagna da condividere. Deve essere abolita innanzitutto l’obbligatorietà dell’alternanza e del numero di ore perché rende difficile selezionare i soggetti ospitanti e le scuole devono essere messe nelle condizioni di avere personale sufficiente a sovrintendere i processi di accompagnamento dei giovani durante la formazione in alternanza”, dichiara Francesco Piastra segretario organizzativo della Cgil Palermo.
La proposta di organizzare dei momenti di confronto con le scuole per approfondire il tema dell’alternanza scuola-lavoro è emersa a un incontro tra la Cgil le associazioni studentesche, lavoratori delegati per la sicurezza, la dirigente scolastica del “Salvo D’Acquisto” Lucia Bonaffino, Gabriella Messina del comitato provinciale Inail, l’assessora Giovanna Marano. L’idea è nata anche per raccogliere la protesta degli studenti per la morte di due giovani durante i tirocini formativi nelle aziende.
“Bisogna garantire la qualità delle aziende che ospitano i giovani studenti. Spesso i tirocini e gli stage dei giovani si traducono in lavori a tutti gli effetti e non hanno nulla di formativo ma nascondono lavoro subordinato – prosegue Piastra – Non solo il mercato del lavoro non offre un’adeguata copertura ai giovani lavoratori ma già dal sistema scolastico i nostri giovani non sono messi nelle condizioni di essere formati e di esprimere le loro capacità. La Cgil ribadisce la necessità di cambiare le regole che regolamentano il mercato del lavoro abolendo i contratti precari, argomento oggetto di trattativa col governo nazionale. Il fraintendimento che per creare lavoro per i giovani bisogna abbassare le tutele ha prodotto come risultato i bassi salari. E non si sono certo create occasioni di lavoro. Oggi bisogna rilanciare puntando su formazione e lavoro di qualità e approfittare anche degli investimenti che ci saranno”.
Al dibattito gli studenti hanno espresso tutte le loro perplessità. “ La morte dei ragazzi come noi ha riacceso i riflettori con un sistema che in questi due anni di pandemia è rimasto in sospeso. Ma adesso, non basta – dice Francesco Gitto della rete studenti medi- che vengono rivisti i percorsi di alternanza, il sistema ha bisogno di essere profondamente cambiato. Le necessità dei ragazzi devono però essere prese in considerazione. Il dialogo tra studenti e lavoratori sull’alternanza unisce due mondi. Ma se non c’è sicurezza nell’alternanza e neanche nei luoghi di lavoro, e si continua a morire, vuol dire che non c’è sicurezza né per gli studenti e neanche per i lavoratori. Non serve un sistema che toglie ore alla formazione scolastica e nella maggior parte dei casi non quadra con i programmi, un sistema che non è sicuro e cera sfruttamento di lavoro non retribuito”.
Anche la Flc Cgil Palermo ha espresso più di un dubbio sull’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro. “Per prima cosa chiediamo che le scuole siano in grado di formare gli studenti e che sia assicurata la sicurezza. C’è sicurezza a scuola? Il numero di alunni per classe è quello giusto? – ha chiesto Fabio Cirino, segretario generale della Flc Cgil Palermo – Non si può parlare quindi di alternanza se prima non si parla di risorse. Una scuola che in piena pandemia mantiene gli organici ai parametri ordinari, e non li potenzia, non è una buona scuola. Bisogna alzare il tiro. La scuola entra nel mondo del lavoro per conoscerlo e deve rendere gli studenti capaci di creare un lavoro che oggi non c’è. Scuole e lavoro sono due pianeti separati che si devono ancora conoscere. Ma se manca la cultura del lavoro e delle tutele dei diritti, come può avvenire l’incontro tra questi due mondi? Con l’obbligatorietà, non c’è vera selezione, si prende quello che si trova. Prima di tutto la scuola ha il compito di formare gli studenti non di mandarli al lavoro”.