“Dopo la fase più acuta dell’emergenza legata al Covid, abbiamo creduto ai proclami del Governo Draghi quando dichiarava, a proposito della ripresa economica, che il 2021 sarebbe stato un anno in cui non si chiedono soldi, ma si danno soldi. Speranze vane, subito disattese”.
Il Presidente di Ance Messina Giuseppe Ricciardello non usa mezze parole per definire la situazione attuale dell’edilizia: “Sentiamo parlare di miliardi di euro da spendere con il PNRR, con i fondi europei o con le misure straordinarie per fare ripartire il nostro Paese, ma poi non si fa nulla per l’impennata clamorosa dei prezzi di materie prime ed energia, registrata dall’inizio di quest’anno. Il ferro, l’acciaio, ma anche altri materiali fondamentali per l’edilizia, come il legname o i materiali plastici, sono aumentati, in pochi mesi, oltre il 120 per cento, con medie che sfiorano il 90 per cento, rispetto all’anno passato e a quelli precedenti. Pensate cosa vuol dire – sottolinea Ricciardello- un aumento del genere per chi deve fare un appalto assegnato nel 2014, col massimo ribasso, iniziato tre anni dopo per problemi burocratici, e ancora in corso! O per quegli imprenditori che hanno sottoscritto un accordo quadro per le manutenzioni di impianti o di opere ferroviarie nel 2016 con durata quinquennale e adesso sono obbligati a rispettare i termini del contratto con i prezzi dei materiali più che raddoppiati! Significa condannare al fallimento anche gli imprenditori più avveduti e con le spalle più larghe dal punto di vista finanziario!”
Ricciardello parla poi dell’azione di Ance nel corso di quest’anno su questo argomento: “Sono mesi che Ance interloquisce con il Governo nazionale. Io ho chiesto più volte, all’interno della nostra organizzazione, che si spingesse in modo deciso con gli interlocutori politici per ottenere una legge straordinaria che ripristinasse l’istituto della revisione prezzi, almeno per i materiali ferrosi, quelli plastici, l’acciaio, il legname. Dopo lunghissime trattative – continua il presidente dei costruttori messinesi – è stato emanato, qualche giorno fa il Decreto del Ministero Infrastrutture che fissa gli aumenti riconosciuti dalla Commissione Consultiva Centrale. In questa commissione erano presenti tutte le associazioni di categoria, tra cui anche la nostra, ma, alla fine, nel decreto ministeriali sono state considerate 56 voci di materiale, rilevando aumenti superiori alla franchigia dell’8% solo per 36 di questi materiali. Non sono passate le rilevazioni fatte dal nostro Centro Studi, affidandosi a quelle dei provveditorati regionali basate su stime totalmente avulse dalla realtà. La conseguenza – precisa Ricciardello- è che adesso le imprese saranno costrette a presentare istanza agli enti appaltanti per avere riconosciute le differenze di prezzo, entro il prossimo 8 dicembre, e gli enti dovranno utilizzare le somme a disposizione, i ribassi e, se i fondi non fossero sufficienti, attingere a quanto stanziato dal Governo Nazionale. Sembrerebbe tutto a posto, solo che il fondo destinato dal Governo per le imprese ammonta a 100 milioni di euro per compensare le differenze che riguardano il primo semestre 2021. Un fondo assolutamente insufficiente – afferma Ricciardello – considerando l’impatto di questi rincari sull’edilizia. Un provvedimento serio avrebbe dovuto definire impegni di spesa realmente congrui rispetto a questo enorme problema e, se non si farà nulla, il rischio serio è quello di un blocco dei cantieri proprio nel momento in cui dovrebbero entrare nel circuito economico i fondi del PNRR e mettere in moto l’economia del Paese. Non si comprende – conclude Ricciardello – perché le imprese debbano sostenere un peso così gravoso, cui si aggiunge quello dell’aumento dei costi per l’energia. Chiediamo, come costruttori, a partire da ciascun territorio in tutta Italia, un impegno al Governo affinché si comprenda la pericolosità di questa situazione. Ascoltare le imprese per sostenere il Lavoro, la Crescita Economica e il Benessere sociale. Il tempo dei proclami è finito.”