sabato, Novembre 23, 2024
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Assegno unico familiare: indispensabili alcuni correttivi

La prossima settimana il Consiglio dei Ministri esaminerà dettagli e tempi del decreto attuativo relativo all’‘Assegno unico familiare’.

Lo strumento si propone come misura unica, omnicomprensiva, sostitutiva di tutti i sussidi attualmente previsti e frammentariamente regolati, con eliminazione integrale di detrazioni per figli a carico, assegni al nucleo familiare, ipotetici bonus e carte acquisti.

Attesa da tempo, la nuova regolazione sarebbe dovuta entrare in vigore lo scorso mese di luglio. Rinviata la novità, durante l’estate si è optato in via temporanea per il c.d. ‘assegno ponte’ per disoccupati e autonomi, che prevedeva un tetto massimo di Isee di € 50.000 ed era compatibile con il reddito di cittadinanza e con la fruizione di eventuali altri sussidi a favore di figli a carico erogati da Regioni e Comuni.

Resta decisamente apprezzabile che, in un’ottica di equità e di facilitazione per gli utenti, siano state incluse categorie di lavoratori finora totalmente estranee ai benefici, che siano stati eliminati sussidi parcellizzati, unificati in ottica di semplificazione, e che si sia previsto un assegno per i figli maggiorenni condizionato a requisiti specializzanti o che incentivano percorsi formativi.

Restano comunque alcune rilevanti criticità, tra le quali:

– il collegamento tra beneficio e indicatore Isee, che tiene conto non solo del reddito ma anche di parametri patrimoniali, peraltro senza obbligo di presentazione;

– la possibilità, come accaduto con il reddito di cittadinanza, di una duplicazione dei nuclei familiari con separazioni fittizie o residenze di comodo;

– una forchetta troppo ampia tra importo mensile minimo (€ 40/50 euro) e massimo (€ 180), con penalizzazione delle classi medie che rischiano di vedersi corrispondere importi inferiori al vecchio assegno familiare;

– il contributo troppo elevato per chi ha Isee basso, destinato a salire fino a € 240/250 dal terzo figlio in poi per i livelli massimi, che sommati ad altri sussidi di fatto potrebbero disincentivare la ricerca di lavoro.

A correttivo, Meritocrazia Italia propone di:

collegare l’assegno al solo reddito familiare, per evitare iniquità e impedire che il computo sia viziato da ragioni patrimoniali, potenzialmente fuorvianti rispetto alla reale condizione economica familiare;

collegare il sussidio per le famiglie senza lavoro a politiche attive di inclusione occupazionale, se del caso con riduzione progressiva dell’entità dell’assegno in base al protrarsi degli anni di disoccupazione;

vincolare una percentuale congrua di tale sostegno a finalità imposte (es. formazione culturale dei minori, attività sportive, ecc.).

Meritocrazia insiste nel ritenere che il problema vada affrontato in maniera più strutturata, secondo una politica di visione e prospettiva. Isolate iniziative di sussidio sono insufficienti e poco adeguate a garantire equilibri di stabilità e reale benessere.

A tal proposito si dovrebbe prendere atto che la bassa natalità dipende, principalmente, dall’elevato grado di inoccupazione giovanile, che impedisce la formazione di nuove famiglie numerose, e dalla ridotta tutela della maternità. È, dunque, con questi problemi che occorrere misurarsi.

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