Mercoledì 10 novembre, alle ore 17, all’interno del museo archeologico regionale “Antonino Salinas”, l’autrice Elisa Bonacini presenta il libro “Digital Storytelling”, edito dalla Dario Flaccovio Editore. Insieme all’autrice, intervengono Massimo Cultraro (CNR), Sandro Garrubbo (social media strategist del museo Salinas) e Marco Ruisi. Saluti della direttrice del museo, Caterina Greco.
IL LIBRO
Il Digital Storytelling è un’attitudine umana, una tecnica e un’arte che, supportate dalla conoscenza e dalle tecnologie digitali, danno vita a svariate e molteplici forme di comunicazione, di racconto. L’intento di Elisa Bonacini nel suo “Digital Storytelling nel marketing culturale e turistico” è di analizzare un segmento della realtà cui lo storytelling, e in particolare quello che oggi sfrutta le tecnologie digitali, si applica: il mondo della cultura e quello del turismo, il cui linguaggio si sta facendo sempre più convergente. L’oggetto di questo storytelling è assolutamente specifico rispetto ad altri, poiché riguarda in entrambi il racconto della bellezza, materiale e immateriale, che ci circonda nel contesto di una comunicazione culturale ad ampio spettro.
Lo storytelling culturale lo fa per una sua propria mission, che è quella, prima di tutto, educativa e formativa; lo storytelling turistico lo fa per vendere un prodotto turistico, che sia un territorio, un itinerario, un monumento, un albergo. Le due finalità potranno sembrare profondamente distanti fra loro, ma lo storytelling culturale sta “deviando” verso una seconda finalità, convergendo con lo storytelling turistico: in questo caso, “vendere” un prodotto: la cultura.
L’esperienza culturale-turistica deve cioè attivare quella che gli economisti della cultura definiscono willingness to pay, ovvero la disponibilità a pagare per qualcosa, in questo caso per “consumare cultura”.
Il risultato della ricerca di Bonacini è un manuale insolito che prova a raccontare come si è evoluto il linguaggio culturale nella narrazione online di luoghi e paesaggi. Cosa attrae, d’altronde, un turista in un luogo? Soprattutto le bellezze (paesaggistiche, archeologiche, architettoniche, storico-artistiche che siano), le tradizioni (l’ampio range di patrimonio immateriale che va dal folklore alle tradizioni popolari fino all’enogastronomia) e le esperienze, pratiche, avvolgenti, trascinanti. Ovvero tutte quelle espressioni, tangibili e intangibili, in cui si manifesta la cultura di un luogo, quella di chi lo vive adesso o di chi lo ha vissuto in passato, che è sintetizzato in una singola parola inglese: heritage.