A proporlo è il circolo MCL “Don Rosario Pepe”
Con una lettera aperta al sindaco di Mineo, il presidente del locale Circolo MCL “Don Rosario Pepe”, Paolo Ragusa, invita l’amministrazione comunale a valutare la possibilità di ospitare in questa città, nota per la sua spiccata solidarietà, le famiglie afghane che stanno fuggendo dai propri territori per scampare alle inaudite violenze messe in atto dalle forze talebane che al momento risultano incontrollate, con grande preoccupazione della comunità internazionale. Paolo Ragusa sostiene che “l’arrivo di qualche decina di famiglie a Mineo non rappresenterebbe certo una minaccia, ma solo la ripresa e il rilancio di una vocazione di solidarietà. Anche perché oltre a poter avere strutture pubbliche e poter contare su risorse umane qualificate, il popolo menenino si è sempre contraddistinto per il sentimento di profonda umanità, senza temere l’idea della convivenza che abbiamo già sperimentato in una dimensione enorme… Forse -puntualizza Paolo Ragusa- ci affascina la possibilità di rigenerare i rapporti umani e rendere feconda la cultura della solidarietà in una realtà che da questa contaminazione può trovare l’antidoto al suo lento declino. Quindi, sia l’ente locale protagonista di questa iniziativa, senza malignare su possibili interessi… Questa è un’operazione nella quale aprire solo il cuore! Mineo viene dall’esperienza del CARA e la popolazione locale ha sempre dimostrato, a prescindere da qualche episodio strumentale, di avere un grande senso di umanità e un profondo spirito di accoglienza”.
Paolo Ragusa -che oltre a presiedere il Movimento Cristiano Lavoratori di Mineo è anche responsabile regionale al Welfare e al Terzo Settore di MCL Sicilia e vice presidente nazionale di ALS-MCL (Associazione Lavoratori Stranieri)- ritiene che “a Mineo possano essere ospitate senza problemi alcune decine di profughi. Non spetta a noi ipotizzare altre ipotesi più complesse che peraltro credo richiedano anche tempi più lunghi di attivazione. A Mineo ci sono diverse strutture pubbliche, peraltro già in passato destinate all’accoglienza dei migranti, da potere adibire a questa funzione. L’ex casa delle Fanciulle, già sede di Sprar, l’ex asilo a San Francesco.. Strutture ad oggi inutilizzate, che rappresentano un costo per l’ente locale e che invece potrebbero ritornare ad essere utili alla comunità. Ovviamente il comune di Mineo non solo non sarebbe più gravato da oneri di gestione, ma riceverebbe un rimborso da parte del Ministero dell’interno per l’uso di questi immobili comunali”.
Secondo lei, ospitare questi profughi afghani in città potrebbe rappresentare una boccata di ossigeno per coloro i quali, per esempio, hanno già lavorato nel settore della solidarietà nel quale hanno acquisito sempre maggiore esperienza? “Si, Certo. Del passato possiamo certamente rispolverare la grande professionalità acquisita da tanti nostri concittadini nel sistema dell’accoglienza. Dopo la chiusura del CARA di Mineo molti di loro sono rimasti senza lavoro, altri sono stati costretti ad emigrare. Questa sarebbe una bella occasione per restituire dignità e speranza anche a chi ha fatto dell’accoglienza un mestiere e ‘sa fare bene, il bene!’ Non possiamo restare indifferenti al dramma che vivono oggi uomini, donne, bambini..l’accoglienza del prossimo e’ sempre un dono che non si può rifiutare di ricevere. Anzi, l’incontro con la diversità, oggi più che mai può dare nuova linfa alla nostra comunità locale. Pensate alle nostre scuole che non hanno più alunni per formare le loro classi, o alle nostre piazze che sono vuote di gente, alla nostra socialità che si impoverisce sempre di più, giorno dopo giorno. Senza considerare che più in generale oggi le nostre imprese non trovano più manodopera per portare avanti le loro attività economiche, dalla raccolta dei prodotti agricoli ai servizi per il turismo e la ristorazione”.
Quindi non solo vantaggi economici nell’accoglienza dei profughi afghani? “Assolutamente no! Aprire le porte a questo popolo significa dare prova di civiltà e di amore, ma rappresenta anche una grande opportunità di crescita culturale ed umana. Noi ad esempio stiamo elaborando un progetto di istituzione di una ‘scuola dei sentimenti umani’ quale luogo nel quale fare crescere la cultura della tolleranza, della fraternità e della pace tra gli esseri umani del Pianeta.Oggi questo progetto potrebbe trovare il suo strat up partendo dall’incontro con il popolo afghano”.
E per coloro che potrebbero vedere in questa accoglienza un interesse economico, cosa ha da dire? “Interesse economico? Oggi il tema non è la gestione! Anzi –aggiunge Ragusa- io chiedo che sia il Sindaco a gestire in prima persona questa vicenda. Quando si esprime un’idea c’e’ sempre il rischio che qualcuno più che replicare nel merito, si lanci in facili accuse e cerchi di strumentalizzare altre vicende. Ma dall’altro lato mi chiedo: chi a Mineo ha delle idee da mettere in campo? E poi… oltre alle nostre, ci sono altre proposte? L’accoglienza di una cinquantina di persone, ben lontana dalle diverse migliaia ospitate nel CARA di Mineo, non deve far pensare a nessun business ma solo ad una grande operazione di solidarietà. Bisogna aprire il cuore e non il portafoglio!”
C’è chi rimugina ancora vecchi pensieri sulle vicende giudiziarie, come e cosa replica? “Le vicende giudiziarie? Esiste sempre il principio della presunzione di innocenza. Questo vale per tutti i cittadini e non solo per i grandi nomi della politica regionale o nazionale. Ad oggi l’unico processo legato alle vicende del CARA di Mineo che si è concluso ha registrato solo sentenze di assoluzione”.
Nelle sue parole, si legge una grande voglia di riscatto per la comunità menenina. Perché? “Bisogna avere una capacità visionaria per mettere un freno al declino della città di Mineo. Per la prima volta nella storia della nostra città –sottolinea il presidente del Movimento Cristiano Lavoratori menenino-, la popolazione residente è scesa al di sotto delle 5.000 unità. E’ il segno che rischiamo davvero una prospettiva di estinzione. Dopo ‘ l’economia dell’accoglienza ’ c’è stato il vuoto più totale. La cultura dell’odio ha distrutto tutto ma non ha prodotto nulla. E a farne le spese sono state decine di famiglie costrette ad emigrare in totale assenza di opportunità di lavoro”.
Non pensa, infine, che la sua iniziativa possa essere considerata come una presa di posizione “critica” verso l’amministrazione comunale? “Il mio intervento -chiarisce Paolo Ragusa- non è un attacco al sindaco, ma vuole essere solo un contributo di idee, in una città che vive la peggiore crisi, non solo economica ma anche sociale, della sua storia. Di sicuro l’azione amministrativa a Mineo è molto deludente. In questi tre anni non solo non è stata messa in campo nessuna idea di sviluppo della città, ma addirittura risulta essere insufficiente anche l’ordinaria amministrazione. Basta ricordare l’incendio che ha devastato il ‘Castello Ducezio’ e le aree comunali limitrofe per rendersene conto”.