Sarà l’agosto degli appuntamenti, degli spettacoli, delle mostre fuori porta, quello del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino.
Iniziando dal quotidiano appuntamento “casalingo”con gli spettacoli tratti dalla “Storia dei paladini di Francia” di Giusto Lodico.
Ogni lunedì alle 11 e da martedì a sabato alle 17, la sala teatro si animerà con le gesta dei protagonisti dell’Opera dei pupi, proclamata nel 2001 dall’Unesco “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”.
In scena Carlomagno, Orlando e Rinaldo, insieme a una folta schiera di guerrieri, la bella e tenace Angelica, l’ambiguo negromante Malagigi e tanti altri personaggi. Sullo sfondo, naturalmente, storie d’amore e tradimenti e l’epica guerra tra cristiani e dei saraceni.
Biglietto: 10 euro (intero) – 8 euro (ridotto)
Prenotazione obbligatoria al numero 091.32 80 60
Capienza massima: 30 persone
Mazara, si presenta il volume
Per fili e per segni. Un percorso di ricerca
Verrà presentato giovedì 5 agosto alle 21 al collegio dei Gesuiti di Mazara del Vallo il volume Per fili e per segni. Un percorso di ricerca di Antonino Cusumano, Edizioni Museo Pasqualino.
La presentazione si inserisce nella rassegna “Dialoghi mediterranei. Non solo libri” dell’Istituto Euro-arabo mediterraneo.
Alla presentazione interverranno Orietta Sorgi e Rosario Perricone. Coordinerà Rosario Lentini e sarà presente l’autore.
Circuito teatrale del Museo Pasqualino, in scena
i fratelli Napoli e Provinzano
Nuova tappa il ciclo di spettacoli in circuitazione organizzati dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino.
Saranno sei i comuni siciliani coinvolti negli spettacoli nel mese di agosto. In scena, gli spettacoli Colapesce – la leggenda sull’isola, Come Orlando nacque in Sutri e Il cavalier di Risa, della Marionettistica Fratelli Napoli eComu veni Ferrazzano, di e con Giuseppe Provinzano coprodotto dal Museo delle marionette Antonio Pasqualino e dall’associazione Babel.
I fratelli Napoli
Colapesce – la leggenda sull’isola
1 agosto
7-8 agosto
14-15 agosto
21-22 agosto
28-29 agosto
Fortezza dell’Isola di Capo Passero di Portopalo, dalle 17 alle 20
Pitrè definì la leggenda di Colapesce tra le più narrate di tutti i tempi. Storici, poeti, letterati, teologi, incantati dalla potenza evocativa di questa storia e dalla sua suggestione sonora e malinconica, la tramandarono per secoli.
Il mare e il suo in-canto, Cola e la sua cieca passione, la madre ed il suo segreto dolore: sono gli affascinanti protagonisti.
Raccontare quindi la storia di Colapesce, come la biografia di un grande nuotatore, privando il protagonista di ogni aspetto fantastico, sarebbe interessante, ma distruggerebbe le sue epiche gesta, ormai appartenenti al mito. E l’uomo si sa, ha bisogno del mito per crescere e progredire.
Ridurla ad una ingenua fiaba, invece, la priverebbe della grande ricchezza di spunti riflessivi, legati all’animo umano, che la storia contiene.
Era necessario pertanto che i due punti di vista si intrecciassero e rincorressero, potenziando a vicenda la forza evocativa, che ciascuna visione contiene. Ecco che quindi la storia di un villaggio di pescatori in una Sicilia di fine ‘800, in cui l’annessione al Regno d’Italia, le delusioni e le speranze, la povertà di molti e la capacità imprenditoriale di pochi, diventano il contesto ideale per raccontare l’atto eroico di un giovane uomo, “ figlio del mare”, che s’immola per sorreggere la sua terra.
Ma il trentennio siciliano che va dal 1860 al 1890 è anche ricco di tradizione musicale, teatrale e folcloristica di grande ricchezza e colore.
Le cialome dei tonnaroti, le litanie delle donne rimaste a terra, i racconti dei pupari che incantano piccini e grandi con storie fantastiche, come appunto la leggenda di Colapesce, sono l’affascinante colonna sonora di questa narrazione.
6 agosto ore 20.30
Come Orlando nacque in Sutri
di Alessandro e Fiorenzo Napoli
Convitto delle Arti, corso Vittorio Emanuele, 91, Noto
Milone d’Anglante s’innamora, riamato, di Berta, sorella di Carlo Magno. In seguito alla loro “fuga d’amore”, Carlo li bandisce dalle terre cristiane.
Da qui si dipana una lunga serie di avventure che condurrà alla forzata separazione degli sposi e alla nascita di Orlando in Sutri.
Il racconto delle peripezie di Berta e Milone e dell’infanzia tutta italiana di Orlandino era noto nella penisola attraverso varie fonti: il VI libro de I reali di Francia di Andrea da Barberino e i poemi in ottave Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce e Orlandino di Teofilo Folengo. I materiali narrativi desunti da queste opere confluirono tutti nella Storia dei Paladini di Francia di Giusto Lodico, compilazione ottocentesca che fu fonte letteraria autorevole per tutti i pupari siciliani.
Gli upiranti catanesi arricchivano la tradizionale messinscena di questi episodi con alcune interessanti varianti. La nascita di Orlando, avvolta in un’atmosfera fiabesca particolare, era segnata da eventi prodigiosi. Il futuro campione della cristianità nasceva in una grotta, povero come Gesù Bambino, e sul neonato scendevano a elargire i loro doni San Giorgio cavaliere (o San Michele arcangelo) e due fate madrine, secondo ben noti schemi fiabeschi della tradizione popolare. Orlando fanciullo compiva le sue scorribande a Sutri accompagnato sempre da Peppininu, la maschera dell’Opira catanese, che era per il piccolo eroe guida, custode e amico. Insieme, i due si facevano beffe dei traditori magonzesi Gano e Ginamo, che formavano una coppia di irresistibile comicità.
Lo spettacolo è un’occasione per riassaporare l’atmosfera gioiosa di quelle serate di chiamo, ripercorrendo le avventure in Africa dell’esule Milone e il magico momento dell’elargizione dei doni a Orlando, fino all’atteso scioglimento finale del perdono di Berta e alla famosa scena della liberazione di Milone in Biserta da parte del suo degno allievo Ruggiero di Risa.
12 agosto ore 20.30
Il cavalier di Risa di Alessandro e Fiorenzo Napoli
Convitto delle Arti, corso Vittorio Emanuele, 91, Noto
Nella toponomastica carolingia, Risa è il nome dell’odierna Reggio Calabria, secondo l’antica denominazione di epoca normanna. Questa città diventa protagonista nella narrativa cavalleresca a partire dalla Chanson d’Aspremont, composta intorno al 1191, quando la Terza Crociata partì verso Oriente da Messina: assai probabilmente fu questo evento storico che radicò gli eroi carolingi nelle terre di Calabria. Il giovane Ruggiero di Risa, tanto bello quanto leale e valoroso, compare la prima volta nelle versioni toscane della chanson francese: i Cantari d’Aspromonte e L’Aspromonte in prosa di Andrea da Barberino. Da qui le vicende di questo personaggio e della sua famiglia, attraverso il poema cinquecentesco Le prime imprese di Orlando di Lodovico Dolce, confluirono nella compilazione ottocentesca di Giusto Lodico, e poi nel repertorio dell’Opera dei pupi.
I saraceni di Almonte d’Asia invadono la penisola italiana, si attestano in Calabria e assediano Risa, governata dal duca Rampaldo e difesa da suo figlio Ruggiero. Questi vince per ben tre volte Almonte alla prova di valore, ma viene subito dopo provocato a duello dalla sorella, l’eroina saracena Galiacella. Secondo un topos assai frequente nell’epica cavalleresca, il cristiano vince la bella saracena non solo d’arme, ma anche d’amore: Galiacella abbandona così il fratello Almonte e gli eserciti saraceni per seguire Ruggiero dentro Risa, battezzarsi e sposarlo. Ma Ruggiero ha anche un fratello maggiore di nome Beltramo, che non è né valoroso, né leale e generoso. Anch’egli s’innamora di Galiacella e, pretendendo a forza un bacio, ne viene schiaffeggiato. L’infame, livoroso e vendicativo, non esita allora a recarsi al campo saraceno di Almonte e, tessendo una fitta rete di falsità e calunnie, gli offre la facile conquista di Risa aprendogli le porte della città per farlo entrare di notte dentro le mura. Ne segue uno degli episodi più tragici e timorosamente attesi dal pubblico dell’Opera dei pupi: la morte per tradimento del valoroso Ruggiero e dell’intera sua famiglia. Immancabile l’immediata punizione del traditore: Galiacella rivela al fratello le infami calunnie di Beltramo e lei stessa lo condanna al supplizio. L’oscura impresa di Risa macchia indelebilmente d’infamia Almonte d’Asia, che d’ora in poi dovrà fare i conti, oltre che con la sua abituale superbia, anche con un sottile e malcelato rimorso invano represso. La povera Galiacella – già incinta dello sposo – compirà il suo tragico destino abbandonata in balìa delle onde e invano soccorsa dal mago Atlante. Si salveranno però i due gemelli da lei partoriti, Ruggiero e Marfisa, ai cui futuri destini provvederanno Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.
La morte di Ruggiero di Risa è uno degli episodi più importanti e significativi del repertorio dell’Opera dei pupi, sia per l’ammirazione riservata al personaggio di Ruggiero (e la corrispondente esecrazione dello sleale Almonte), sia perché in esso veniva evidenziata la simmetrica contrapposizione nel racconto cavalleresco dei convertiti (Galiacella) e dei traditori (Beltramo).
Per come amarono metterlo in scena i pupari catanesi, si tratta anche di un episodio fra quelli più tragicamente shakespeariani della Storia dei Paladini di Francia. Tra gli ingredienti della serata infatti, oltre alla finale ecatombe di sangue, così simile a quella di tanti drammi elisabettiani, ricordiamo la triste figura di Beltramo, il fratello invidioso e traditore, la cui psicologia e le cui motivazioni e trame richiamano alla mente quelle di Jago dell’Otello e le cui modalità di corteggiamento non sono dissimili da quelle di Riccardo III con Lady Anna nell’omonimo dramma storico.
In scena antichi racconti
Comu Veni Ferrazzano
di e con Giuseppe Provinzano
coproduzione Associazione Babel e Museo Pasqualino
7 agosto, ore 21, Villa Penna Scicli (Rg) – rassegna TeatralMente
12 agosto, ore 21, via Padre Ingrao (piazzale antistante il teatro De Curtis) Serradifalco (Cl) – rassegna Quartieri in Arte
13 agosto, ore 22, molo barche Levanzo (Tp) – rassegna Levanzo racconta
23 agosto, ore 21 Castello di Sperlinga, Sperlinga (En) – rassegna Teatri in fortezza
Agatuzza Messia, Anna Brusca, Mattia Di Martino, Maria Curatolo e poi Giuseppe Furia, Francesca Leto, Elisabetta Sanfratello e poi ancora operai, mercanti, contadini, marinai viandanti gente del popolo. Sono solo alcuni dei palermitani e siciliani da cui Giuseppe Pitrè si fece raccontare quelle storie, quei canti, quelle usanze, quei giochi, divenuti nostro patrimonio culturale reso da lui immortale. Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un’osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all’insegna del rispetto per l’uomo e di amore per il popolo siciliano. Lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato, ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate.
Comu Veni Ferrazzano, secondo capitolo della trilogia, è a tutti gli effetti un esperimento scenico: nell’opera del Pitrè, Ferrazzano, alter ego scaltro di Giufà al quale il Pitrè ha dedicato diverse storie nella sua opera sarà una sorta di Virgilio, un trait d’union tra i vari capitoli che in questo secondo lavoro si presenta in tutta la potenza narrativa e performativa.
Questo personaggio condurrà lo spettatore tra le storie nelle storie, passando da una a un’altra, facendo scegliere al pubblico attorno a sé una o più storie delle tante che sarà in grado di narrare. Un personaggio denso, capace di raccontare tutto e il contrario di tutto, in un meccanismo aperto che si modifica di giorno in giorno, cosi come lui era abituato a fare.
A Palermo la compagnia Brigliadoro con Orlando e Rinaldo
20 agosto ore 18
Orlando e Rinaldo
Festival Canta e cunta – Giardino dei Giusti
Via Alloro, 90, Palermo
Mentre Carlo Magno sta informando i paladini che Orlando si è sottratto ai suoi doveri per cercare la principessa Angelica, un messaggero riferisce che l’esercito di Rodomonte, re di Algeri, ha appena messo sotto assedio la città di Parigi. Carlo Magno allora organizza le azioni di difesa affidando il comando dell’esercito al principe Rinaldo. Cristiani e saraceni si scontrano in battaglia: Rodomonte viene messo in fuga da Rinaldo che lo insegue per ucciderlo.
Nel frattempo, Orlando, in cerca di Angelica, affronta numerose peripezie e riesce a salvarla dalle grinfie di un gigante. I due, rimasti soli, si scambiano parole d’amore ma l’arrivo di Rinaldo rompe l’idillio: innamorato anch’egli della principessa, tenta di abbracciarla ma la strada gli viene sbarrata dal cugino. Dopo tre giorni di combattimento, il mago Malagigi, informato della disputa che mette a repentaglio la vita dei suoi prodi cugini, escogita un piano per porre fine al duello e ricondurre Orlando e Rinaldo al proprio dovere.
Donne, eroine e dame all’opera dei pupi. A Noto la mostra
per i cento anni dei fratelli Napoli
Sarà possibile visitare per tutta l’estate la mostra Donne, eroine e dame all’Opera dei Pupi. I cento anni della Marionettistica dei Fratelli Napoli di Catania, a cura di Alessandro Napoli.
A ospitare l’evento celebrativo per questa importante ricorrenza sarà il Museo Civico di Noto (Corso Vittorio Emanuele 149), dal lunedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 20.30.
Correva l’anno 1921 quando Don Gaetano Napoli diede vita a un progetto storico. Nel 2021, l’anno della ripartenza, tra pupi, cartelli, fondali e scenografie teatrali, la mostra si sofferma sulle donne protagoniste delle antiche storie cavalleresche, ma anche di quelle che prendono parte attivamente alla produzione e alla messa in scena degli spettacoli, e quindi costumiste e parlatrici. Tra queste, cui spicca Italia Chiesa Napoli, straordinaria interprete che ha dato voce ai personaggi femminili delle storie di repertorio.
La mostra è un viaggio attraverso sei aree tematiche: la creazione del pupo; i cartelli, veri e propri manifesti pubblicitari ante litteram per promuovere lo spettacolo; le tematiche; il repertorio dell’Opera dei pupi; la figura della donna e la messa in scena.