Esprimiamo la nostra piena solidarietà e la nostra vicinanza al ragazzo gay che è stato selvaggiamente picchiato mentre insieme al suo compagno era in visita nella nostra città e solo perché erano in atteggiamento affettuoso.
Da donne conosciamo purtroppo bene che cosa significhi essere oggetto di dominio, insulti, discriminazioni, violenze di ogni tipo solo per il fatto di appartenere ad un sesso e di trasgredire le rigide prescrizioni eterosessuali imposte dal patriarcato. Questo che è avvenuto a Palermo, nel centro della città, senza che nessuno intervenisse, è un episodio terribile che lascia sgomenti/e, a maggior ragione se commesso da giovanissimi. Deve fare riflettere lo stato di abbandono in cui versano in molte città italiane i/le ragazzi/e, soprattutto degli ambienti più svantaggiati, che evadono tra l’altro in troppi l’obbligo scolastico. Sempre più spesso ascoltiamo notizie di violenza gratuita che hanno per protagonisti bande di ragazzini e perfino di ragazzine. La scuola fa già molto per sradicare stereotipi e pregiudizi, generati da una cultura androcentrica, presenti in tutte le classi sociali e che tuttavia nell’ignoranza e nell’emarginazione prosperano senza limiti; sicuramente può e deve fare di più in direzione di un’educazione al rispetto della differenza di sesso e di tutte le differenze che bandisca qualsiasi forma di discriminazione e di violenza. Ma la complessità e gravità del problema chiama in causa la società nella sua interezza ed esige assunzione di responsabilità e risposte adeguate ed efficaci al di là di qualsiasi semplificazione e strumentalizzazione. La comunità LGBTQ chiede da anni una legge contro la omotransfobia. Non è più possibile aspettare né emanare una legge quale che sia. Ci sono tutte le possibilità, se davvero si vuole e non ci si arrocca ad oltranza sulle proprie posizioni, per promulgare in tempi veloci una buona legge. Basta sapersi e volersi ascoltare.