Nella riunione di ieri sera il Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione che ha visto la partecipazione dei 65 delegati dei Coordinamenti Territoriali Pstrp Fsi-Usae, ha fortemente stigmatizzato il velo di ignoranza e insensibilità che è stato steso dai politici (che parlano solo di medici ed infermieri) nei confronti della categoria che, invece, è l’asse portante del sistema diagnostico nazionale con competenze esclusive di ciascuna professione. Una situazione che è stata fortemente evidenziata da quest’anno di pandemia covid-19. Anno in cui nessun giornale o telegiornale si è ricordato, per fare degli esempi, che gli esami radiologici necessari per diagnosticare la malattia sono stati effettuati da Tecnici Sanitari, così come è avvenuto per l’analisi dei milioni di tamponi molecolari effettuati per monitorare l’infezione, oppure che la riabilitazione post terapia intensiva è curata dai Fisioterapisti e non da medici o da infermieri.
“La situazione è tragica ed è necessario intervenire subito” spiega Rosario Scaletta del coordinamento Agrigento-Caltanissetta: “a distanza di oltre 20 anni dalla Legge n. 42 del 1999 Governo e Parlamento ci ignorano completamente. Dalle commissioni di concorso e dalle commissioni per la scelta delle attrezzature e per gli acquisti di materiale veniamo regolarmente esclusi, le dotazioni organiche sono altamente carenti e lo stress nei luoghi di lavoro è altissimo.”
Gli fa eco Carmelo Massari, Coordinatore Nazionale e territoriale della Fsi-Usae Ragusa che ha anche incarichi nell’ordine professionale: “abbiamo delle competenze professionali esclusive e non dobbiamo avere paura di denunciare le invasioni di campo.”
Tutti i partecipanti hanno convenuto che le prerogative esclusive e l’autonomia professionale vanno difese dagli attacchi e dai continui sconfinamenti che arrivano sia dalla dirigenza medica che dalle altre professioni, le quali invadono la sfera propria delle singole professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione pensando di poterle sostituire.
Nella riunione si è discusso anche della nuova indennità di tutela del malato e per la promozione della salute prevista dalla legge di bilancio e demandata al contratto. Al di là degli ovvi dubbi e delle incertezze relative al come sarà normata, nel ccnl, l’attribuzione e la quantificazione individuale di detta indennità, c’è molta rabbia nella categoria per quella che è stata interpretata come una grande ingiustizia.
“C’è una forte insoddisfazione fra i colleghi per la differenza di trattamento, lampante e visibile a tutti, che è stata riservata dalla legge di bilancio alle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione che sono state posizionate in un calderone comune con altri operatori mentre per i medici si è proceduto a rivalutare il premio di esclusività e per gli infermieri è stata introdotta l’indennità infermieristica”commenta Rosolino Russelli del Coordinamento Nazionale Pstrp.
Negli interventi successivi, che hanno bocciato il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale che non ha portato alcuna significativa novità per la categoria né tanto meno ha portato risorse in quantità adeguate alle aspettative delle professioni sanitarie, sono stati ricordati i nodi contrattuali specifici della sanità che l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni sembra non voler sciogliere prima dell’apertura della stagione contrattuale 2019-2021.
Le Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione considerano il passaggio alla dirigenza (in una autonoma sezione della stessa area) – richiesta che il Segretario generale, Adamo Bonazzi, ha recentemente ribadito anche al tavolo interconfederale ARAN – come un atto dovuto e, questa volta, non si accontenteranno delle solite pacche sulle spalle o di pompose declaratorie prive di sostanza e di contenuti economici ed organizzativi. Una pretesa che è stata poi rilanciata e ribadita con forza da molti interventi, che hanno sottolineato la necessità di procedere anche a far rimuovere il vincolo di esclusività per regolamentare la libera professione analogamente a quanto oggi è previsto per i medici. Stigmatizzata infine l’attuale formulazione dell’articolato dell’art. 4 del Decreto Legge, n. 44 del 1 aprile 2021 su cui tutti i partecipanti, seppur con differenti sfumature hanno convenuto sulla posizione già espressa dalla federazione nazionale.