In merito alla presa di posizione della Associazione Nazionale Magistrati, che minaccia di rallentare le udienze se le categorie dei magistrati, degli avvocati e degli operatori del settore non verranno vaccinati, l’Organismo Congressuale Forense, rappresentanza politica dell’Avvocatura Italiana, sottolinea che è necessario sempre privilegiare il dialogo e che gli aut aut non sono un mezzo giustificabile per raggiungere il fine, pure condiviso in passato.
“Il tema della vaccinazione degli operatori della Giustizia è un tema che ci unisce, tanto che ci ha portato in passato come OCF a sposare alcune delle posizioni dell’ANM – spiega l’avvocato Giovanni Malinconico, Coordinatore dell’OCF – ma un conto è porre il tema, un altro è proporsi in termini così perentori e minacciare di rallentare le udienze, aggiungendo ulteriori ritardi a una Giustizia che invece avrebbe bisogno non di correre ma di volare, per recuperare tutto il tempo perso, tanto più in un momento così drammatico in cui occorre sostenere la ripresa del Paese”.
“Come avvocati OCF – prosegue Malinconico – stavolta non possiamo accogliere la posizione dell’ANM, che anzi invitiamo a ritornare sui propri passi. Quello che è mancato, in questa fase, è stata la capacità di far intendere l’urgenza del tema vaccinazioni per la Giustizia”.
Nelle settimane scorse, l’Organismo Congressuale Forense ha più volte segnalato l’importanza della questione ricordando che: 1. la Giustizia è un servizio pubblico essenziale che non può fermarsi, a differenza di altri settori; 2. allo stesso modo della scuola, altro servizio essenziale che invece la pandemia ha interrotto, così la Giustizia merita attenzione da parte delle forze politiche; 3. il corretto funzionamento della Giustizia garantisce il corretto funzionamento del sistema paese e attira investitori stranieri, come sappiamo spaventati dalla lunghezza delle cause in Italia; 4. tutti coloro che operano nel settore della Giustizia non possono smettere di lavorare, pena l’interruzione del servizio pubblico essenziale.
“Sono spunti di riflessione che vanno posti con forza davanti all’interlocutore politico, – spiega Malinconico – ma che non possono indurre nessuno a porre degli ultimatum come il rallentamento delle udienze, una sorta di sciopero bianco insomma, che negherebbe il principio alla base delle nostre rivendicazioni: appunto la tutela di un servizio pubblico essenziale, posto a presidio dei diritti dei cittadini”.
“La Giustizia è un malato, speriamo non terminale – conclude il Coordinatore dell’OCF – ma la soluzione non può essere ucciderlo come propongono i magistrati che anzi invitiamo a iniziare con noi un percorso comune di sensibilizzazione dell’opinione pubblica: dialogo dunque, non ultimatum”.