Gravissima la denuncia del direttivo dell’ATI di Agrigento che annuncia le proprie dimissioni a seguito dell’espressione del Consiglio comunale di Agrigento; il Sindaco Miccichè si dichiara a favore della gestione pubblica ma non dell’azienda speciale consortile (cioè di un ente di diritto pubblico che al contrario della spa non è scalabile dai privati). Anche il Consiglio comunale di Favara e la Sindaca Alba, come ad Agrigento, non hanno approvato lo Statuto dell’Azienda consortile malgrado le dichiarazioni a favore della gestione pubblica.
Il rischio di vanificare un percorso democratico ed una decisione già assunta dall’ATI all’unanimità, sostenuta dalla mobilitazione continuativa delle associazioni, dei movimenti e degli enti locali a favore della gestione pubblica e contro un malaffare conclamato è più che concreto; tornare al punto di partenza, cioè alla scelta della forma di gestione, potrebbe far sì che quanto è appena uscito dalla porta, possa così rientrare dalla finestra.
In occasione della Giornata mondiale dell’Acqua, lo scorso 22 marzo, il Forum siciliano dei movimenti per l’Acqua ed i Beni Comuni ha rivolto un Appello a tutti i Sindaci siciliani per sollecitare una gestione pubblica e partecipativa del Servizio Idrico Integrato attraverso la costituzione di una Azienda speciale consortile, accelerando con gli adempimenti previsti dalla legge regionale 19/2015 e dalle direttive impartite dall’Assessorato all’energia e servizi di pubblica utilità, anche attraverso il Commissariamento delle ATI.
Entro dicembre scorso Il Commissario ad acta nominato dalla Regione avrebbe dovuto far approvare, o approvare con i poteri sostitutivi, lo statuto dell’Azienda speciale consortile e costituirla formalmente dal notaio, invece non è successo nulla.
L’ ATI di Agrigento, dopo le note ed infamanti vicende legate alla gestione privata e super indagata del servizio idrico che tanto è costata in termini economici, ambientali e legalitari alla provincia, è stata la prima a deliberare per la costituzione di una Azienda speciale consortile quale gestore del Servizio Idrico Integrato. È del tutto evidente che gli interessi a gestire più che l’acqua gli ingenti fondi europei, 500 milioni apprendiamo dal comunicato dell’ATI, siano ancora in campo e che soltanto una gestione pubblica e partecipativa, cioè controllata dalle comunità, potrà impedire di fare nuovamente affari e profitti a discapito dello sviluppo sostenibile e legalitario delle comunità agrigentine.
Il Forum fa appello ai sindaci, alle forze associative, civiche, sindacali ed alla Chiesa a non fermare il percorso virtuoso per l’Acqua Pubbilca! A respingere le dimissioni del direttivo dell’ATI ed approvare lo statuto dell’azienda consortile, eventualmete modificabile in un secondo tempo, a scongiurare il ritorno dei privati nella gestione di “Sorella acqua, non merce” come definita da Papa Francesco, a non mortificare le aspettative della maggioranza assoluta dei cittadini. Fa appello al Commissario regionale a portare a termine il suo mandato costituendo l’Azienda speciale consortile
SI SCRIVE ACQUA E BENI COMUNI, SI LEGGE DEMOCRAZIA