Ottima la scelta di produrre anche in Italia il vaccino russo Sputnik V. L’accordo tra il fondo russo che lo commercializza e l’azienda che ne produrrà 10 milioni di dosi in uno stabilimento in Lombardia alimenta nuove speranze di immunizzare il prima possibile gli italiani. Spero che a breve si verifichi se vi siano altri stabilimenti industriali farmaceutici sul territorio nazionale in grado di inserirsi nella catena di produzione e chiedo all’assessore Razza se qualche chance possa esserci anche in Sicilia, in particolare nell’area industriale di Catania. In ogni caso è ormai chiaro che dopo averne testata l’efficacia e la sicurezza sia necessario produrre e somministrare il maggior numero possibile di ogni tipo di vaccino senza guardare in faccia a bandiere e simpatie politiche.
Giudico positivamente anche la pur tardiva ammissione del ministro della Salute, Roberto Speranza, che si è detto pronto a collaborare con la Russia per lo Sputnik. Il fatto che l’Unione europea invece veda questo scelta come “fuori dalla strategia europea delle vaccinazioni” mi conforta: è l’ennesima riprova dei tanti sbagli commessi già dalla fine dell’anno scorso dall’Europa in tema di contratti con le aziende farmaceutiche e di piani di somministrazione e dei limiti politici enormi che la Commissione europea ha avuto e continua ad avere, limiti a cui si era adeguato e piegato il governo Conte. Il sostegno della Lega al governo Draghi invece sta segnando un cambio di rotta e la produzione in Italia dello Sputnik V ne è una delle tante riprove. Ora che viene riconosciuta la correttezza delle indicazioni politiche che la Lega ha portato avanti da mesi, con il nostro leader Matteo Salvini e con l’attuale ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, abbiamo un motivo in più per sperare di recuperare il tempo perduto nella vaccinazione degli italiani e uscire dalla pandemia di covid-19.