Continua il dibattito su Piazza della Vittoria e le attività di ristorazione che insistono sulla piazza.
Tutto è nato qualche giorno fa dallo sfogo dei titolari di My Sisily che lamentavano il fatto che l’amministrazione comunale aveva negato loro l’autorizzazione all’utilizzo del suolo pubblico motivandola con il perdurare dei lavori di rifacimento di Piazza della Vittoria. La reazione dei titolari di My Sisily, come potete leggere qui, non è però scattata davanti al diniego ma quando hanno visto che un’autorizzazione era invece stata concessa ad un’altra attività che opera sulla stessa piazza.
Da qui la replica del titolare dell’attività chiamata in causa che ha voluto chiarire, a sua volta, la propria posizione. Nella lettera inviata alla nostra redazione e che potete leggere qui, Lillo Gesone, titolare di Morsi&Sorsi, evidenzia la totale regolarità della propria attività e chiarisce anche, in merito alla concessione del suolo pubblico, “che il regolamento comunale in materia di concessione di suolo pubblico, vieta il collocamento di tavoli ed ombrelloni di fronte agli accesi di altre proprietà e/o attività commerciali, a meno che non venga rilasciato apposito nulla osta. Pertanto, visto e considerato che con quella piccola porzione di suolo pubblico (circa 36 mq.) il sottoscritto ci lavora sin dal 2008, non vedo perché dovrei rinunciarvi in favore di altri”
Alle parole di Gesone, fa seguito ora l’ulteriore risposta di Massimo Bellitteri e Giuseppe Spanò di MySisily che scrivono:
“Avendo letto la replica del sig. Lillo Gesone, pur volendo prendere le distanze da provocazioni gratuite e senza fondamento, perorate da chi dal proprio vocabolario forse abusa o non conosce l’essenza del termine legalità, eppure, tanto ostentata, riteniamo doveroso ricordare che su una pubblica piazza non esistono “diritti acquisiti”, ma solo interessi pubblici che la pubblica amministrazione deve contemperare , bilanciandoli con quelli dei privati che con questi non appaiano in contrasto, purché l’esercizio dei privati risulti rispettosa delle regole che la normativa impone. Certo è che Nessuno vuole impedire ad altri l’esercizio legittimo di attività di impresa, ed è ovvio che la pluralità di imprese rispettose delle norme può solo arricchire e giovare alla città!”
Bellitteri e Spanò tornano poi sul tema dei lavori di rifacimento della piazza che ancora non sono stati completati:
“Viene spontaneo a tal proposito – scrivono i titolari di My Sisily – chiedersi come mai il sig. Gesone non abbia chiarito come si coniuga la presenza sulla piazza comunale della suo esercizio commerciale a fronte di un oggettivo inconfutabile mancato collaudo della piazza da parte del Comune, che dovrebbe risultare ostativo per lo svolgimento di qualsiasi attività imprenditoriale e non solo dunque per quella del “My Sisily”, a cui, con tale motivazione in data 21.12.2020, il Comune ha inibito l’occupazione del suolo pubblico. Viene naturale chiedersi poi come fa egli da privato cittadino a conoscere notizie riservate in seno alla P. Amministrazione, connessi ad iniziative giudiziarie di altri. Si suppone a questo punto che il sig. Gesone risoluto, per la tanto decantata regolarità amministrativa dei suoi locali, non avrà motivo alcuno per negare il consenso all’acceso agli atti amministrativi sull’immobile in cui viene svolta la sua attività ed esercitato da chiunque possa vantare interesse”.
Nell’ultima parte della propria lettera, Bellitteri e Spanò si rivolgono direttamente al titolare di Morsi&Sorsi ed aggiungo elementi nuovi alla disputa:
“Si, sig. Gesone, perché vede, diverse sono i punti oscuri che aleggiano sul suo locale, oltre all’evidente indecorosa facciata sulla piazza di Porta Nuova, priva di prospetto, che peraltro dovrebbe già di suo risultare incompatibile, nel rispetto delle norme igienico/sanitarie, alla attività di somministrazione di cibi o bevande, arricchita da grondaie e supporti in ferro a cappe che sprigionano fumi irrespirabili sulla piazza e sul nostro locale . Ci riferiamo anche ad una improvvisa e “regolarissima” trasformazione di una finestra in porta, su un immobile di chiaro valore storico ed artistico, oggi chiusa con una porta in ferro, che lei ritiene legittima perché aperta nel lontano 2000. Peccato che fonti certe datano tale apertura, peraltro avvenuta in modo precario ed approssimativo, nel 2006/2007.”