«Ormai è noto che il patrimonio edilizio delle nostre città non ha una vita eterna, specialmente per quelle costruzioni in cemento armato (e non solo), che – come richiesto dalla normativa sismica – hanno già superato la vita nominale di 50 anni prevista per l’edilizia residenziale, con requisiti strutturali scadenti e livelli prestazionali non performanti. Potrà il Superbonus 110% rappresentare la vera salvezza per le nostre città?».
A chiederselo sono i presidenti dell’Ordine degli Architetti e degli Ingegneri di Catania, rispettivamente Alessandro Amaro e Giuseppe Platania, in un periodo caratterizzato dal nuovo approccio normativo che prevede agevolazioni e detrazioni fiscali per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica degli edifici. Un fermento generalizzato che si muove tra molteplici dubbi in riferimento alle modalità di cessione del credito, agli interventi ammessi, alle parti comuni degli immobili, alla differenza tra i vari criteri regionali adottati sulle opere di miglioramento e riqualificazione.
«Certamente molto si potrà fare con il decreto Rilancio – continuano i presidenti – ma altrettante sono le domande che ci poniamo. Prima fra tutte, ha senso adeguare sismicamente ed energeticamente una struttura ormai in fin di vita? Non sarebbe meglio demolirla e ricostruirla? Rifare il cappotto termico, cambiare gli infissi, sostituire la caldaia in edifici sismicamente a rischio, ci sembra come finanziare un intervento di chirurgia estetica a un malato terminale. Sarà questo l’effetto dell’Ecobonus applicato sugli edifici costruiti più di mezzo secolo fa, se non si pensa anche agli interventi strutturali. Forse bisognerebbe guardare le città in modo diverso, come accade in altri Stati: pianificare in modo nuovo per salvaguardare il vero patrimonio architettonico e artistico, altrimenti ci penserà il tempo a demolire tutto e noi saremo costretti a ricostruire falsi storici, trasformando le nostre Città in nuovi outlet».
Altro punto di fondamentale importanza è quello relativo all’equo compenso dei professionisti: «Sono in atto pratiche che rischiano di alterare il mercato del lavoro e l’etica professionale – continuano Amaro e Platania – nell’iter già complesso del Decreto Rilancio, si stanno inserendo operatori economici – si tratta di società commerciali non ancora ben inquadrate – che nulla hanno a che vedere con studi di ingegneria e architettura. Inoltre, ci sono istituti bancari che propongono pratiche che includono prestazioni professionali tecniche tra i servizi a listino. Anche in questo caso senza precisa indicazione sulle professionalità tecniche coinvolte e competenti in materia. Proprio per questo facciamo un appello alla popolazione, rendendoci disponibili per eventuali segnalazioni, per poter, da un lato, tutelare la categoria; dall’altro, mettere in guardia tutti quei committenti che si ritroverebbero coinvolti in procedure poco chiare, con rischio di contestazioni, incongruità delle spese, risvolti civili e penali, e cosa prioritaria, dubbi interventi sul fronte qualitativo delle prestazioni».