sabato, Novembre 23, 2024
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Paolo Battaglia La Terra Borgese racconta lo spazio espositivo più magico, la sintassi e le sue ‘pietre da costruzione’

La Galleria d’arte si trova in via Principe di San Giuseppe «una via del centro storico, parallela alla via Maqueda che inizia da piazza Verdi, dove troviamo il bellissimo ed imponente Teatro Massimo».

Engel & Völkers presenta così la via Principe di San Giuseppe, con queste caratterizzanti parole per descriverne l’esatta realtà, e aggiunge: «Ci troviamo a pochi passi dalla via Maqueda, una delle due strade principali del centro storico di Palermo. Questa zona è in gran parte pedonale ed è vissuta da turisti e cittadini come la zona più elegante e piacevole dove passeggiare e trascorrere pomeriggi o serate, infatti vi si trovano i più esclusivi negozi e marchi commerciali della città, oltre che numerosi ristoranti e locali. La zona è molto calma, ben servita dai mezzi pubblici e presenta un curatissimo arredo urbano e inoltre troviamo in prossimità chiese, monumenti e teatri».

E l’autorevole Treccani ricostruisce così il termine Galleria: nei palazzi signorili, sala di rappresentanza, adibita a contenere le raccolte di opere d’arte. Di qui, il termine è passato a indicare un complesso di ambienti, di qualunque forma, destinati a raccogliere quadri, sculture e oggetti d’arte, e l’edificio stesso che li contiene (per es., la G. Spinola a Genova, la G. degli Uffizi a Firenze, la G. Barberini e la G. d’arte moderna a Roma, ecc.); con accezione più recente, sala di esposizione e vendita di opere d’arte, più propriamente detta galleria d’arte.

Ma Paolo Battaglia La Terra Borgese sta parlando di qualcosa di preciso, ed il suo nome dice tutto: L’Ascensore.

«Una realtà espositiva – dice il Critico – che ha scelto di ubicarsi nel tempo, percorrendo quello spazio progettuale e programmatico di cui ha voluto dotarsi. Per indicare ciò che è soggetto al divenire e non finalizzato alla residenza fisica di ogni singola mostra. Un lavoro difficile che necessita di artisti provenienti da ogni parte del globo, per costruire, pietra su pietra, ascendendo, e arrivare così alla più ampia vista del divenire umano secondo il contributo del singolo artista».

Continua Paolo Battaglia La Terra Borgese: «L’Ascensore è l’esposizione sìtemporanea di opere d’arte, ma scelte secondo un criterio particolare. Si tratta diun programma di manifestazioni come quelle che vengono di prassi, ma molto raramente, e comunque solo nel breve periodo e monotematicamente, organizzate in musei, accademie, scuole, collegi e altri luoghi ove convenga il pubblico degli intenditori, dei collezionisti o anche di semplici visitatori. L’Ascensore rappresenta quindi un contatto concreto tra l’arte e la vita della cultura, un mezzo efficace per le relazioni artistiche tra regioni e nazioni. Traducendo e mai ripetendo; questo è molto, molto importante. Un arricchimento perciò sempre continuo di spaccati diversi di ogni cosa percepita dall’Uomo. In linea con l’idea del suo fondatore Alberto Laganà.

L’importanza educativa e culturale di queste esposizioni si accentua, poi, attraverso L’Ascensore, perché queste offrono occasioni a studi e discussioni in comune che, con precisione chirurgica, sono idonei a rilevare tutta la vitalità e il significato di una produzione artistica.

Siamo davanti a esposizioni circolanti nel tempo, esposizioni educative e informative. Di un gusto e un’abilità artistica che si rivelano e si rilevano secondo quanto concepito da Alberto Laganà. In Galleria vivono discreti e silenziosi, in pochissimi metri calpestabili, i criteri di simmetria per la collocazione di quadri, statue, sculture, fotografie, disegni, installazioni e così via.

Con precisa professionalità L’Ascensore tiene conto che anche la esposizione è un’opera d’arte e che ha in sè stessa una propria esigenza di costituzione e di forma, in cui risiede la sua efficacia culturale ed educativa, oltre che commerciale. Come in teatro L’Ascensore affronta dunque attenta anche i problemi di scenografia per dare rilievo e significato al contenuto, interessando pure il gioco della luce, il programma della cerimonia, gli inviti, i cataloghi, i discorsi inaugurali. Ecco perché colpisce magicamente – conclude il critico d’arte».

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