Laura Sicignano, direttrice del Teatro Stabile di Catania lancia l’allarme: “Alcuni teatri chiuderanno i battenti e molti attori non ce la faranno. La cosa più triste è che a soccombere non saranno quelli meno bravi, ma quelli con le spalle economicamente meno larghe. Quello dell’attore rischia di diventare sempre di più un mestiere per ricchi. Senza teatro a una società si toglie una dimensione: il teatro è dialogo, confronto, un rito, che si ripete da millenni ed è alla base della nostra cultura mediterranea. Se allo spettatore togli il teatro, gli togli un pilastro del suo benessere mentale.
La situazione è oggettivamente grave e non mi permetto di criticare le scelte del Governo, ma risorse importanti sono state sottratte negli anni passati alla sanità pubblica e ora tutti ne paghiamo pesantemente le conseguenze. I teatri sono chiusi, e alcuni resteranno chiusi per sempre, solo perché la sanità pubblica è stata smantellata e non può far fronte all’emergenza.
E c’è una triste analogia fra sanità pubblica e teatro. Anche noi siamo dispensatori di benessere, della salute non del corpo, ma della mente e dell’anima, e anche noi siamo stati relegati in fondo nella classifica dei Pil europei. Allo spettacolo dal vivo è destinato lo 0,027 del prodotto interno lordo. Una miseria risibile, se paragonata alle percentuali degli altri Paesi, per non parlare della mancanza di una legge di tutela”.