Tutto il settore dello spettacolo è stato investito dai provvedimenti per arginare l’epidemia da Covid-19. Sono stati sospesi gli spettacoli già programmati sin dai primi decreti.
Abbiamo assistito a una ripartenza, possibile da metà giugno, che non si è tradotta in una reale possibilità di ritorno ad una normale programmazione. Stringenti sono stati i limiti di presenza del
pubblico e solo alcune regioni sono intervenute aumentando le presenze.
Il rientro ad una piena normalità non sarà possibile in tempi brevi, stante anche la ripresa dei contagi. Inoltre, è necessario tener conto che la pandemia determinerà un lungo periodo in cui le persone temeranno i luoghi affollati.
Questo rafforza la necessità di individuare le fattibilità per forme possibili di spettacolo, nel rispetto di tutte le misure cautelative, ed evitare le sospensioni che gravano sull’occupazione e sulla possibilità di resistere oltre la pandemia per un settore imprenditoriale che non è fatto solo
di grandi imprese pubbliche.
Teatri pubblici e Fondazioni lirico sinfoniche sono gli unici enti, in questo settore, che hanno occupazione stabile e, quindi, possono utilizzare anche forme di ammortizzatori sociali tradizionali.
È necessario, però, sottolineare che i lavoratori dipendenti da Fondazioni liriche hanno pagato il mancato rinnovo del CCNL.
Ma ancora di più hanno pagato i lavoratori precari, che non hanno ancora potuto ottenere le stabilizzazioni previste dalla legge 81/2019, che permette la definizione delle dotazioni organiche attraverso gli schemi tipo, e i lavoratori atipici che si sono visti annullare i contratti sottoscritti
senza ottenere alcun risarcimento ed in qualche caso, non hanno recuperato neppure le spese di trasferta.
Particolarmente grave per questi ultimi l’arretrato di fatture non ancora saldate, per attività svolta negli anni scorsi. Ancora più grave, se possibile, che sui nuovi contratti di lavoro autonomo
si pretenda di scrivere che nessun compenso è dovuto se gli spettacoli verranno annullati a causa dell’epidemia COVID.
La maggior parte delle imprese dello spettacolo è, poi, composta da teatri privati, imprese private, associazioni culturali, che non potranno aprire ancora per parecchi mesi e, di conseguenza, non potranno occupare i lavoratori che già vivono le difficoltà del lavoro discontinuo privo di tutele. E’ chiaro che a catena l’indotto di trasportatori, noleggiatori di materiale audio/luci/video e scenografiche subirà di conseguenza analogo destino.
Per quanto riguarda la musica dal vivo, è evidente che i concerti non riprogrammati non potranno essere recuperati durante l’inverno, visto che si sarebbero dovuti svolgere in luoghi aperti.
In questo caso, non abbiamo nemmeno la certezza che si possano tenere la prossima estate e considerato, che buona parte di questi lavoratori concentrano il proprio reddito nei mesi primaverili ed estivi, gli effetti economici su di loro saranno drammatici.
Molti sono dipendenti delle cooperative, assunti come lavoratori intermittenti, ed è ormai drammaticamente nota la loro difficoltà ad accedere agli ammortizzatori sociali.
L’occupabilità della maggior parte dei lavoratori è legata allo svolgimento degli spettacoli e le misure di protezione messe in campo dal Governo non hanno coperto tutta la platea di lavoratori, ed è sotto gli occhi di tutti come l’INPS sia in grave ritardo nell’erogare le indennità e gli
ammortizzatori sociali.
È noto che già ora, alcuni tecnici che non possono spendere la loro professionalità, scelgono di abbandonare il settore. Il danno della dispersione professionale sarebbe gravissimo per l’intero
comparto e avrebbe forti ripercussioni per un periodo molto lungo: le professioni tecniche, amministrative e artistiche sono altamente specializzate e non sostituibili nel breve termine.
Molti di questi professionisti operano all’estero, ma anche in altri Paesi sono in atto misure restrittive per il comparto. A tal riguardo dobbiamo segnalare che le giornate di lavoro svolto all’estero non vengono conteggiate ai fini dell’indennità e questo ci sembra particolarmente
grave.
Non sono molti i lavoratori che, nonostante la loro professionalità, hanno redditi così elevati da poter affrontare lunghi periodi di inattività.
La perdita di reddito a causa delle sospensioni è notevole e non è minimamente stata risarcita dalle indennità che, peraltro, hanno una copertura limitata ai primi mesi delle sospensioni.
E’ necessario anche sottolineare che la ripresa ha riguardato pochi lavoratori e che le programmazioni dei teatri si limitano a pochi mesi. Diversi teatri e molti dei locali di musica dal vivo sono chiusi. Alcuni non riapriranno con grave ricaduta sull’offerta culturale al paese.
Inoltre, abbiamo potuto verificare che in molti dei casi in cui l’attività è ripresa, si è verificato un calo dei compensi e il mancato rispetto delle norme contrattuali.
La complessità del settore rende difficile fare una fotografia esaustiva di tutti i rapporti di lavoro presenti, difficoltà che si è tradotta anche nel trovare sostegni economici che coprissero tutta la
platea dei lavoratori dello spettacolo.
Infatti, oltre alla difficoltà di garantire agli intermittenti un’adeguata copertura con gli ammortizzatori sociali, limitata perché prevista solo per le giornate di chiamata rese impossibili dalle sospensioni di attività, è altrettanto difficile conteggiare giornate di lavoro in settori
altamente atipici e “precari” che si svolgono anche all’estero.
E’ necessario evidenziare tra le criticità la presenza di lavoro nero, l’assenza di un CCNL per gli artisti e stuntman dell’audiovisivo e il pagamento delle prove in ambito teatrale a forfait, tutti elementi che incidono sulla maturazione delle giornate.
Il 2020, e forse anche i prossimi anni, registreranno un black out per questi lavoratori nella maturazione dei contributi annuali utili alla pensione, e le indennità previste non prevedono alcuna copertura figurativa.
Il DPCM del 24 ottobre 2020 è intervenuto sulle attività di settore sospendendo gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e altri spazi anche all’aperto. Sul comparto insistono anche le ricadute legate alle sospensioni di attività per sale di
ballo, discoteche e locali assimilati all’aperto e al chiuso, ai convegni, congressi ed altri eventi.
La sospensione delle attività sportive impatta inoltre sulle scuole di danza che sono classificate nelle attività delle associazioni sportive dilettantistiche. Ricordiamo che la maggior parte di queste attività di insegnamento sono classificate come “collaborazioni sportive” e pertanto non sono considerate attività lavorative e hanno avuto accesso quindi alle indennità previste per i collaboratori sportivi.
E’ necessario trovare un soluzione urgente con l’istituzione di uno Welfare attraverso una gestione speciale degli enti che sia adeguato a queste prestazioni discontinue, che possa
riconoscere i contributi previdenziali, per tutto il periodo interessato dalla pandemia così da non aggravare ulteriormente una situazione oggettivamente già critica.
Tanto più necessario questo intervento perché, viste le attuali regole ex ENPALS per il pagamento della malattia, questa sospensione impedirà loro di accedere anche a questa tutela.
Parimenti, è necessario individuare per un periodo lungo, almeno fino a tutto il 2021, una forma di sostegno al reddito certa per i lavoratori dello spettacolo.
Per rendere efficaci questa misure va anche istituito un tavolo strutturale e permanente con il MIBACT e il Ministero del Lavoro, con le associazioni di rappresentanza delle imprese e i sindacati confederali per definire: una miglior distribuzione delle risorse individuando tra
queste anche quelle del Recovery Fund, oltre a regole e proposte per una più efficace ripartenza che tengano conto della pluralità dei soggetti interessati, vigilando e monitorando sull’applicazione dei CCNL, definendo criteri di erogazione delle risorse che siano vincolanti circa
l’effettiva tenuta occupazionale.
E’ fondamentale che sia le sospensioni di attività, che quelle legate alla riprese vedano un ruolo protagonista delle associazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative.
L’Italia investe in modo insufficiente nel settore spettacolo dal vivo ed è necessario un cambio di passo culturale per una più massiccia destinazione di risorse dello stato e riscrivere un Codice
dello spettacolo adeguato alla ricchezza di Cultura del nostro paese.
Per le Fondazioni Lirico Sinfoniche, la legge 81/2019 prevedeva l’avvio di un percorso di stabilizzazione dei precari storici, stabilendo le dotazioni organiche necessarie con la pubblicazione di uno schema tipo.
Anche in questo caso non è successo nulla, e questo ha pesato duramente sulla situazione di questi lavoratori. Inoltre il Contratto Nazionale sottoscritto nel lontano 2014, dopo una lunga vacanza contrattuale, non ha ancora ricevuto le necessarie autorizzazioni dai Ministeri competenti
e dalla Corte di Conti.
E’ urgente e indifferibile avviare una nuova trattativa che permetta la sottoscrizione di un nuovo CCNL, che regoli tutte le professioni che sono occupate nelle Fondazioni liriche, ma è propedeutica a tale definizione l’individuazione delle dotazioni organiche.
Nonostante l’Europa abbia chiesto nel 2007 anche all’Italia di dotare di tutele specifiche i lavoratori atipici, il nostro Paese fino ad oggi ha ignorato questa indicazione.
La formazione, il riconoscimento giuridico delle figure professionali (legge 4/2013), i controlli reali sulla sicurezza dei lavoratori risultano assenti di concreti investimenti ed attuazione al fine di garantire il “buon lavoro”.
E’ necessario e non più differibile istituire un reddito che riconosca i periodi di lavoro, preparazione e formazione, adottando misure di contrasto al lavoro nero con una maggiore vigilanza e introducendo una semplificazione delle procedure ed agevolazioni fiscali a sostegno
della produzione e delle programmazione.
Visto che questi lavoratori operano indifferentemente come subordinati o autonomi, è necessario estendere le tutele di disoccupazione ed infortunio sul lavoro, completando quelle già offerte dall’Enpals, che dal punto di vista dei contributi previdenziali distingue tra i soggetti, gli obblighi
del committente, dal lavoratore dipendente.
E’ necessario scrivere i decreti attuativi della legge 175 e della legge 81, passando dalle parole ai fatti, ascoltando i soggetti rappresentativi di imprese e le organizzazioni sindacali, e superare
definitivamente lo stallo che ha caratterizzato da sempre il settore dello spettacolo dal vivo.
Con questo documento le Organizzazioni Sindacali Nazionali rappresentative dei lavoratori del settore, chiedono che le istituzioni e le rappresentanze del Governo sul territorio si facciano
carico di ascoltare le nostre ragioni ed intervenire presso il Parlamento e la Presidenza del Consiglio dei Ministri sostenendo le istanze riportate su questo documento per favorire una
risposta giusta ed adeguata a questo mondo essenziale per il nostro paese democratico
Articolo 9 della Costituzione
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”