Da questa mattina anche a Catania ha avuto inizio lo stato di agitazione sindacale dei dipendenti regionali di categoria A e B. Le parole del presidente Nello Musumeci della scorsa settimana, non sono andate giù ai numerosi lavoratori che in tutta la regione si asterranno dallo svolgere compiti e mansioni superiori, come hanno fatto fino a ieri. A proclamare la protesta è il sindacato Ugl, che già nei giorni passati aveva criticato aspramente la posizione assunta dal governatore, proprio nei confronti degli impiegati di fascia A e B “gli unici a tenere in piedi gli uffici, da quelli centrali a quelli periferici”, come spiega Alessandro Catalano della Ugl federazione nazionale autonomie della provincia etnea. “A mente fredda possiamo dire che quanto ha dichiarato il nostro datore di lavoro è stato non solo offensivo, ma anche umiliante visto e considerato che da oltre vent’anni serviamo la macchina burocratica regionale con passione ed abnegazione, occupandoci anche di espletare funzioni tipiche dei colleghi di categoria superiore, che all’interno degli uffici regionali sono sempre di meno. Per questo motivo, da diverso tempo chiediamo a gran voce la riclassificazione che non è ancora intervenuta, benché fosse comunque stata prevista dal contratto collettivo regionale di lavoro 2016/2018. Siamo stanchi quindi di assistere all’immobilismo dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, dell’indifferenza del Governo regionale, delle mancate azioni volte alla riqualificazione ed aggiornamento. Ed in più ci sentiamo vilipesi da questo continuo darci addosso, come se tutte le inefficienze della Regione fossero soltanto colpa nostra, mentre temiamo di essere scavalcati da chi è appena entrato o entrerà nella struttura amministrativa. Abbiamo dunque chiesto ai dirigenti dei vari servizi – conclude Catalano – di assegnarci da oggi soltanto obiettivi riguardanti la nostra mansione, con la speranza che questa protesta possa servire ad invertire finalmente una rotta indispensabile a dare dignità a migliaia di lavoratori non solo a Catania, ma in tutta la Sicilia.”