È ormai in stato avanzato lo studio delle strategie d’allocazione delle risorse relative al c.d. Recovery Fund,nella prospettiva della miglior ripresa del Paese a seguito del periodo di crisi (anche) emergenziale.
Tra gli obiettivi a maggiore attenzione, insieme a miglioramento infrastrutturale, implementazione dei sistemi formativo e sanitario e potenziamento della ricerca, sono, non a caso, digitalizzazione e
innovazione.
Le difficoltà occorse a causa del recente evento pandemico hanno messo in luce le utilità della dotazione tecnologica, in ogni ambito. Smart working ed e-commerce, espressioni ormai d’uso quotidiano, hanno
favorito il contenimento delle conseguenze nefaste del lockdown e consentito la sopravvivenza di molte realtà commerciali. Grazie al digitale, anche le attività formative (scolastiche e accademiche) hanno
potuto mantenere una, sia pur menomata, continuità.
Fuori dall’emergenza, investire nel settore resta una priorità.
La razionalizzazione di tempi e costi portata dal digitale non può che rivelarsi risorsa preziosa anche in una prospettiva di maggiore competitività delle imprese, non soltanto a livello nazionale. Sul piano
dell’istruzione, una più adeguata dotazione tecnologica rappresenterebbe un utile supporto alla didattica tradizionale. La digitalizzazione della pubblica amministrazione potrebbe rivelarsi d’ausilio all’efficienza
dei servizi e favorire il dialogo con i cittadini, per meglio coglierne le istanze e meglio rispondere alle necessità.
Vero che la rivoluzione digitale è già in corso e che l’evoluzione tecnologica non da ora contribuisce al rimodellamento di interi comparti economici e produttivi. Il settore delle telecomunicazioni ne beneficia
più di altri.
Vero è anche, però, che, da un lato, le risorse a disposizione non sono sempre sufficienti all’ammodernamento delle strutture e, dall’altro, che il problema del digital divide resta fortemente avvertito.
Non tutti hanno la possibilità economica o la capacità di attingere ai benefici offerti dall’innovazione.
Non tutti riescono a tenere il passo.
L’inclusione digitale è uno degli propositi che meritano di essere traguardati in tempi contenuti, perché da essa dipendono fruizione dei servizi (anche pubblico), comunicazione, circolazione delle informazioni
e accesso alle carriere. Anche dal grado di inclusione digitale dipendono equa distribuzione delle opportunità e livellamento sociale.
Su queste premesse, cogliendo le opportunità offerte dal Recovery Fund, Meritocrazia Italia propone una redistribuzione degli investimenti volta a:
- promuovere la costruzione di una rete internet a banda ultra-larga in grado di coprire anche le aree nazionali allo stato scoperte e, quindi tagliate fuori dai ritmi di vita sociale, economica e comunicativa del
resto del territorio (i.e., zone montane e piccoli borghi); - incentivare la creazione di servizi cloud da parte delle imprese italiane, sia per i privati che per la P.A., al fine di consentire che il trattamento dei dati rimanga in Italia, a tutto vantaggio della sicurezza nazionale;
- favorire l’alfabetizzazione digitale, mediante la creazione di percorsi formativi per la diffusione della conoscenza nell’uso della tecnologia della comunicazione, se del caso, in collaborazione con enti di
formazione e altri promotori, purché ad accesso tendenzialmente gratuito. - definire una mappatura delle nuove competenze imposte dalla trasformazione dei settori lavorativi a maggiore tecnologizzazione, al fine ultimo di agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e
valorizzare l’opportunità di creazione di nuove occupazioni;
Sono soltanto poche tra le tante proposte che Meritocrazia avanza nella direzione dell’ottimizzazione e del miglior sfruttamento delle risorse a prossima disposizione, nella consapevolezza che le strategie di
investimento in digitalizzazione meritano attenzione diversificata in relazione ai particolari settori di interesse.