I diritti degli Italiani e del nostro sistema produttivo sono bloccati e in ostaggio dei Tribunali sostanzialmente inattivi, nel pieno di una crisi senza precedenti che sta mettendo drammaticamente in luce e aggravando i problemi atavici della nostra Giustizia.
Le scelte del Governo, al quale da subito l’Organismo Congressuale Forense aveva sollecitato un provvedimento unitario, hanno prodotto centinaia e centinaia di prassi diverse, che hanno reso incomprensibile l’esercizio delle attività giudiziarie e che comunque non ne hanno consentito una reale ed effettiva ripresa.
Oggi, a distanza di oltre tre mesi dalla sospensione avvenuta il 7 marzo scorso e a oltre un mese dalla presunta ripresa, nelle aule dei nostri tribunali si celebrano pochissimi giudizi e i diritti dei Cittadini e delle imprese restano in attesa, ostaggio di scelte inadeguate.
Anche le recenti misure adottate dal Parlamento e dal Governo per una piena ripresa delle attività giudiziarie dal 1° luglio suscitano profonde preoccupazioni, in quanto sta prevalendo l’orientamento che esse non consentano più l’utilizzo delle modalità alternative predisposte per la cd. “fase 2”, con le quali erano state programmate le udienze per il mese di luglio: cosicché, nella attuale impossibilità di tenerle con modalità ordinaria (in mancanza di un adeguato piano di sicurezza) vi è il serio rischio che ne derivino rinvii generalizzati: cosicché tali misure, anziché consentire la ripresa, aggraverebbero i problemi in corso.
“Per questo occorre subito un piano straordinario per la messa in sicurezza delle attività e degli edifici giudiziari – spiega il Coordinatore dell’OCF Giovanni Malinconico – che comporti fra le altre cose l’assunzione di una norma di legge, anche a mezzo di decretazione d’urgenza, che consenta da subito l’effettivo svolgimento delle udienze”.