La cantieristica navale è di certo una delle colonne portanti dell’economia licatese. Pertanto, i cinque titolari dei cantieri navali cittadini, hanno colto l’occasione per scrivere all’amministrazione del porto turistico “Marina di Cala del Sole”, illustrando la loro presa di posizione per proporre di iniziare a svolgere il lavoro affidando le responsabilità proprio a loro. Le cinque ditte che hanno inoltrato la lettera sono Cantiere Navale Oceanica, Cantiere Navale Martello, Cantiere Navale S. Angelo, Nautica Marianello e Nautica 3 G. Prendendo posizione sulla “volontà della vostra amministrazione – si legge nella lettera – di iniziare ad effettuare in proprio, attività di alaggio, carenaggio e sosta di imbarcazioni da diporto dislocandole nelle aree di vostra pertinenza”.
I signori proprietari fanno fortemente notate esprimono tutto il loro disappunto.
“Fin dall’inizio della costruzione di questo bellissimo porto turistico – aggiungono i titolari dei cantieri navali – nella nostra Licata, tutti noi abbiamo prima sperato e poi partecipato, ognuno come potevamo, al suo sviluppo; siamo stati promotori con clienti ed amici, abbiamo divulgato la qualità e la convenienza dell’usufruirne, abbiamo trasformato ed adattato le nostre aziende per renderle sempre più idonee alla nuova tipologia di lavoro. Ci siamo adeguati alle esigenze dei suoi e dei nostri ospiti, abbiamo vissuto la sua ascesa che lentamente faceva crescere anche le nostre attività e di conseguenza la nostra soddisfazione personale. Abbiamo gioito – aggiungono i cantieri – per ogni pontile galleggiante che veniva aggiunto perché era sinonimo di incremento dei posti barca, quindi più imbarcazioni che potevano avere bisogno dei nostri servizi. Siamo stati ancora più felici, e gliene rendiamo atto, quando, con il suo arrivo, abbiamo visto l’ulteriore incremento dei posti occupati, fino a vedere i pontili pieni di imbarcazioni come mai prima. Detto questo, crediamo che sia assolutamente comprensibile il motivo del nostro disappunto, nonché delusione, nell’apprendere che “il nostro porto” (ci consenta il termine in quanto dei licatesi), possa trasformarsi da punto di riferimento ad azienda concorrente”.
“Non ci permettiamo di dare consigli, non siamo titolati per farlo, le chiediamo solamente – scrivono ancora i titolari dei cantieri all’amministratore del porro turistico – di ponderare bene la situazione, analizzando e mettendo su di una bilancia l’importanza di questa vostra iniziativa con il danno che arrecherebbe al nostro storico comparto e soprattutto alle persone che ad oggi ci si guadagnano da vivere. La invitiamo a valutare invece la possibilità di incrementare i posti barca ormai saturi, con il collocamento di altri pontili galleggianti, questa azione porterebbe incremento economico molto meno farraginoso al porto turistico e incrementerebbe anche la clientela delle nostre aziende, sarebbe un binomio perfetto”.
“Speriamo vivamente che questa nostra lettera aperta sia da lei apprezzata – hanno concluso i titolari dei cantieri navali – e condivisa con lo stesso spirito con cui noi l’abbiamo pensata, speriamo vivamente che nel ruolo Istituzionale cui lei è stato preposto, dia una valenza di primaria importanza alle motivazioni da noi esposte e speriamo che questa nostra possa fungere da preludio per l’inizio di una collaborazione ancora più intensa che miri ad unire le nostre forze anziché dividerci e contrapporci. Siamo fermamente convinti che l’aggregazione e la collaborazione possa essere la chiave vincente di tutte le sfide, come siamo fermamente convinti, che la concorrenza in mercati così poveri non possa produrre “vincitori” ma solo perdenti”.