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Trapani: mancato incasso dell’imposta di soggiorno e della tassa di sbarco a causa del Covid 19

I comuni della provincia di Trapani rischiano un buco di bilancio a causa dei mancati incassi delle imposte di soggiorno e di sbarco a causa della pandemia. Lo svela un’indagine del Servizio “Lavoro, coesione e territorio” della Uil, guidato dalla segretaria confederale Ivana Veronese.

Il gettito in tutta la provincia, relativamente al 2019, ammonta ad oltre 3,1 milioni di euro. Su un totale di 24 Comuni la tassa di soggiorno o di sbarco per le isole viene applicata da 14 comuni.

La parte del leone la fanno Favignana con un gettito di 750 mila euro e San Vito Lo Capo con 693 mila euro, che insieme rappresentano il 46 per cento del gettito totale. A Trapani il gettito è stato di 459 mila euro; a Pantelleria attraverso la tassa di sbarco il gettito è stato di 272 mila euro; a Marsala 261 mila euro.

L’imposta si soggiorno, istituita nel 2011, è una tassa locale facoltativa che può essere istituita autonomamente da Comuni capoluogo, Unioni di Comuni e Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o Città d’arte.

Si applica ai turisti che pernottano una o più notti nelle strutture ricettive dei Comuni di riferimento. E varia da 10 centesimi a 5 euro per notte, mentre le isole possono applicare la tassa di sbarco che si applica a chi con aereo o nave approdi su un’isola e varia da 1,50 centesimi a 2,50 centesimi a turista.

Alle isole Egadi il contributo della tassa di sbarco è dovuto nella misura di 2,50 euro per ogni singolo passeggero per le tratte verso l’isola di Favignana e nella misura di 1,50 euro per le tratte verso le isole di Levanzo e Marettimo. 

A San Vito Lo capo la tassa da 1° giugno al 30 settembre è di 1,50 a notte in strutture ricettive fino a tre stelle e 2,25 euro a notte nelle strutture da 4 e 5 stelle, mentre chi alloggia in campeggi e aree attrezzate è di 75 centesimi a notte.

“È importante mettere in evidenza – afferma il segretario generale Uil Trapani Eugenio Tumbarello – che si tratta di un’imposta di scopo, il che significa che il suo gettito è destinato a un apposito capitolo in bilancio dedicato a finanziare interventi di rilancio turistico come la manutenzione delle strutture ricettive, la promozione di eventi e di attività culturali ad esempio, e di riqualificazione urbana come la manutenzione degli edifici storici e dei beni culturali cittadini e il miglioramento dei trasporti pubblici locali. Più in generale, insomma, l’imposta è finalizzata a qualsiasi intervento volto a rilanciare i flussi turistici locali. Nel Decreto Rilancio sono stanziati 100 milioni di euro per compensare i Comuni per i mancati incassi, ma temiamo realisticamente che non siano sufficienti, basti pensare che lo scorso anno i 1028 comuni italiani che applicano la suddetta imposta hanno incassato 586 milioni di euro, la sola città di Roma 129 milioni”.

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