Viviamo in una situazione dove occorre seguire le indicazioni che ci vengono date, non possiamo fare nient’altro. Sono condizioni drammatiche e in queste ore più di un esperto ha specificato che saranno ancora più drammatiche di quelle che l’Italia ha dovuto affrontare nel dopoguerra.
Credo che oggi occorra saper riflettere, saper vedere e accettare che non si tratta soltanto di un destino truffaldino e cinico, ma di comportamenti che potevano, in qualche modo, essere evitati.
Dobbiamo imparare a fare il mea culpa, perché negli anni 2017/2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva lanciato diversi allarmi, precisi, sulla minaccia che un virus pandemico potesse estendersi a queste dimensioni.
Noi cosa abbiamo fatto? Abbiamo tagliato, tagliato e tagliato 37 miliardi alla sanità, in 10 anni, e bruciato più di 800 reparti con depotenziamenti di numerose strutture ospedaliere.
Quando sento rispondere alcuni Sindaci di piccoli comuni, intervistati in tv, che le vittime ufficialmente non sono morte di coronavirus, perché decedute a casa, nelle loro abitazioni o nelle case di riposo, non posso che pensare che i trapassi ci siano per mancanza di strutture, mezzi e di personale adeguato.
L’epidemia passerà ma la batosta che subiremo sarà senza precedenti. Depotenziare la sanità è un errore che stiamo pagando con i morti e, come in guerra, gli errori si pagano.
L’assenza di ogni politica con capacità programmatica e preventiva, sia che si tratti di sanità, come in questo caso, d’istruzione o di welfare, a un certo momento si può dolorosamente scontare.
Viviamo di politica arruffata, tesa a diffondere più proclami che strategie di lungo termine per affrontare bene il problema nella sua vera essenza. In Italia abbiamo 5.000 posti di terapia intensiva, una quantità tre o quattro volte meno di quelle che ci sono in Francia o in Germania.
Tutti che sperano, arruffapopoli con dichiarazioni e sparate assurde solo per fare colpo mediatico. Bisogna ragionare e comprendere, non sperare. In Cina su 80.000 infettati ci sono stati 3.000 morti. In Italia su 25.000 infettati abbiamo avuto 2.500 morti, in sostanza il 10%. In Corea muore solo l’1% della popolazione. Perché? È ovvio e sotto gli occhi di tutti che si muore per mancanza di strutture, mezzi e personale.
La medicina sul territorio è inadeguata ad aggredire i problemi che devono essere affrontati, ed è su questo che bisogna cominciare a ragionare. Queste cose si sapevano. Sono errori, a livello italiano e a livello europeo. Tagliare i fondi alla Sanità è stata scelleratezza senza confini d’infamia! Non è un’operazione degna di una società evoluta e civile. Così come non lo è per i tagli nell’Istruzione o nel Welfare.
Questa classe politica deve sparire! Oggi il Popolo deve avere la consapevolezza di scegliere una classe dirigente non con lo stomaco, ma su basi di visioni di società a lungo termine