mercoledì, Novembre 20, 2024
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Provincia Ecclesiastica Catania: comunicazione sull’emergenza coronavirus

Carissimi Fratelli e Sorelle,

Con riferimento alle ultime disposizioni governative dell’11 marzo, la Presidenza della CEI ha pubblicato ieri un comunicato dove è sottolineato che a ciascuno «viene chiesto di avere la massima attenzione, perché una eventuale sua imprudenza nell’osservare le misure sanitarie potrebbe danneggiare altre persone». Il comunicato così continua: «Di questa responsabilità può essere espressione anche la decisione di chiudere le Chiese. Questo non perché lo Stato ce lo imponga, ma per un senso di appartenenza alla famiglia umana, esposta a un virus di cui ancora non conosciamo la natura né la propagazione». Tutti siamo d’accordo sulla responsabilità da esercitare; ma sul come esercitarla, ad esempio: se chiudere totalmente le Chiese o no, c’è disparità di posizioni. Siamo consapevoli che ogni scelta, in situazione di grave emergenza come l’attuale, apre a considerazioni persino contrapposte; è tuttavia un atto di discernimento pastorale che cerchiamo di compiere ascoltando lo Spirito nella comunione della Chiesa, a servizio del Popolo di Dio. Lo ha ribadito stamane il Santo Padre: «Le misure drastiche non sempre sono buone. Per questo preghiamo perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità del discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lasciano da solo il santo popolo fedele di Dio. Il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola, dei sacramenti e della preghiera». Non entriamo pertanto nel clima delle polemiche, perché non aiuta a tenerci uniti nello sforzo non comune di vivere questo tempo nuovo, a cui nessuno di noi è preparato. Bene primario è rimanere per quanto possibili uniti e pronti a lottare per un unico fine. Noi vescovi delle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone abbiamo finora maturato decisioni condivise ed anche adesso vogliamo procedere allo stesso modo proponendo alcune considerazioni. Con queste riaffermiamo la fiducia nell’onnipotenza di Dio e nella sua protezione, come anche il valore della comunione ecclesiale. Contemporaneamente comprendiamo che è ragionevole fidarsi dei risultati della scienza, la quale invita a non uscire se non per motivi strettamente necessari. Ci troviamo, pertanto, dinanzi a due possibilità estreme: o chiudere materialmente le porte delle chiese (ma non vorremmo arrivare a questo) o lasciarle aperte, seguendo comunque le restrizioni che il governo impone. In un caso come nell’altro, ci viene richiesta una rinuncia dolorosa. Lasciamo le chiese aperte, per entrarvi a pregare, per vivere il sacramento della Riconciliazione, per scambiare una parola con il sacerdote, qualora ci troviamo a passare per i casi previsti dall’autocertificazione. Solo attenendoci scrupolosamente e responsabilmente a queste disposizioni, potremmo non essere costretti a chiuderle fisicamente. Confidiamo nella responsabilità di tutti, perché tutti tendiamo al bene di tutti. Questo tempo sarà prezioso se lo usiamo per rientrare in noi stessi, riguadagnare i valori più alti dello spirito e, principalmente, “stare” sotto la croce, come Maria, la Madonna, con il suo stabat ci insegna. Chiediamo a Lei, la Mamma di tutti noi, di accompagnarci in questo percorso, di aiutarci ad essere Chiesa gli uni per gli altri, nelle nostre famiglie, nelle nostre case, là dove siamo chiamati a vivere, a stare. Scopriremo che l’essere “chiesa domestica” ha un grande valore agli occhi del Signore. Ciò che vale e permane è solo l’Amore che metteremo in ogni gesto, in ogni parola, perché sarà questo a edificare la Chiesa, a essere veramente per gli altri. Restiamo tutti uniti a rispondere nel presente con un surplus di amore. Vi siamo vicini con la preghiera, con tutto il nostro affetto e paternamente vi benediciamo.

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