sabato, Novembre 23, 2024
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Il prof. Francesco Saverio Calcara grande storico e uomo di cultura castelvetranese è uno dei pilastri portanti del nostra “pagina”.

Giovanni Nastasi

Aspettavo, francamente, già da qualche tempo le dimissioni da assessore alla cultura dell’illustre avvocato Donà delle Rose,  personaggio dal corposo curriculo, che mi son sempre rifiutato di chiamare “contessa” – come pure facevano con evidente piaggeria i suoi antichi sodali e satelliti – sia per rispetto del dettato costituzionale che non riconosce i cosiddetti titoli nobiliari, sia perché quell’appellativo mi evocava fastidiosi ricordi sessantotteschi legati a una famosa canzone del tempo.

Le attendevo, dicevo, non già per i motivi, chiaramente pretestuosi, che l’avvocato accampa – la stanza fredda, il dirigente non collaborativo, il sindaco sordo “all’intenzion dell’arte“, ecc. – ma perché m’ero reso conto quasi subito, nelle poche occasioni nelle quali ho avuto la ventura di incontrarla, che, tra le tante che ella possiede, mancava all’egregio consulente prima, assessore a pieno titolo poi, una qualità che è fondamentale in un amministratore, una qualità che, al modo di Guicciardini, chiamerò “discrezione”. Essa consiste nella conoscenza del “particulare”, nella disponibilità cioè a misurarsi con le situazioni oggettive, in atteggiamento di attenzione e disponibilità al dialogo. Voglio dire che, per amministrare, certamente bisogna avere delle idee, ma bisogna possedere anche l’attitudine a calarle in una realtà che spesso è diversa, e non necessariamente peggiore, rispetto a quella che ci siamo immaginata.

Francesco Saverio Calcara

Faccio un esempio: l’avvocato ha parlato di creare un grande spazio museale nei locali del Centro Polivalente Basile, da lei definito improduttivo, mostrando però di ignorare quale era la destinazione d’uso vincolata dai fondi europei che avevano reso possibile, attraverso due interventi successivi, il recupero del Convento dei Minimi, non valutando la presenza in quei locali dell’Archivio Storico Comunale, dell’Archivio Storico Notarile, dell’Anagrafe Storica, dei preziosi volumi della Biblioteca Filosofica di Palermo, della sede del Centro Internazionale di Cultura Filosofica “G. Gentile”, cioè di un patrimonio storico-culturale “territoriale”  che ivi trova ospitalità conformemente alla previsione di utilizzo dei predetti fondi europei, a seguito di convenzioni, di concessioni, di lavori, spesso anche faticosi, che hanno impegnato risorse umane e finanziarie, ecc. E’ solo un esempio, per dire che non basta formulare una lista di progetti che, certamente validi in astratto, si scontrano poi con tutta una serie di difficoltà operative, logistiche, burocratiche, economiche, ecc. che solo attraverso la conoscenza della “realtà fattuale” possono essere, a volte, superate.  Il colloquio, che dopo una lunga attesa, è stato concesso a me e ad altri amici, desiderosi di sensibilizzare l’assessore su alcune questioni specifiche  – vigilanza armata al museo civico, lamina plumbea, vasca selinuntina, reperti da fare rientrare, comitato tecnico-scientifico del Parco Archeologico –  si è risolto in un lungo monologo nel quale l’esimio assessore ha sciorinato tutte le sue indubbie benemerenze, i suoi incontrastati meriti, le sue ottime idee, i suoi faraonici progetti, lasciando a noi gli ultimi cinque minuti del suo tempo prezioso, ascoltando distrattamente quanto abbiamo tentato di rappresentarle, fissandoci, per un fantomatico lunedì, un appuntamento che non è mai giunto. Compresi allora, al di là delle buone intenzioni, della buona volontà, del tempo impiegato, delle risorse personali impegnate – cose di cui, come cittadino, a lei che lo ricorda nella sua lettera, oggi non posso che essere grato – compresi, dicevo, che quell’incarico non poteva durare. Peccato.

Francesco Saverio Calcara

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