Signor Presidente della Repubblica, signor Presidente della Regione, signor Presidente dell’ARS, Autorità,
intervenire in questa solenne cerimonia in nome del gruppo parlamentare che rappresento è indubbiamente motivo di grande onore ma anche di altrettanto grande responsabilità sia per la complessa eredità morale e politica lasciataci da Piersanti Mattarella sia per le modalità che posero fine alla sua vita e alla sua straordinaria azione riformatrice, sia per la singolare ragione di dover parlare innanzi al Presidente della Repubblica Italiana che di Piersanti è il fratello.
Quest’ultima considerazione rende assai difficile il compito affidatomi poiché il dovere istituzionale non può prescindere dalla considerazione che questa solenne cerimonia è sicuramente evocativa di fatti e circostanze che toccano la parte più intima e sofferente dei sentimenti umani.
Per quest’ultima ragione nell’odierno rito della memoria, che in quest’Aula si celebra per ricordare la figura del Presidente Mattarella assassinato quarant’anni fa proprio nel giorno dell’Epifania, mi piace pensare che ci sia molto più del doveroso e formale omaggio al grande politico che seppe rappresentare l’esigenza di un costruttivo dialogo tra forze sociali e politiche assai distanti e da sempre contrapposte, ed oserei dire, senza timore di apparire blasfema, che ci sia persino assai di più del ricordo del suo stesso martirio.
Facendomi umile interprete del comune sentire ritengo Signor Presidente della Repubblica che questa cerimonia voglia esaltare la vita di un grande siciliano orgoglioso figlio di questa terra, che servì sempre con la fierezza che lo ha reso immortale, difendendo strenuamente la dignità del suo popolo attraverso una forte ed incisiva azione politica e amministrativa che costituì la ragione per cui fu fatto scorrere il suo sangue.
Una ritualità, quella che oggi si celebra in questa che fu sede del più antico Parlamento d’Europa, per rendere viva, assolutamente attuale e palpitante la straordinaria eredità morale che Piersanti Mattarella ci ha consegnato con il suo esempio di uomo delle istituzioni, con la sua coraggiosa militanza politica, con la pedagogia della sua azione amministrativa e riformatrice e con l’intransigenza ed il rigore etico che connotarono le sue scelte sia di uomo delle Istituzioni sia di uomo di partito.
Mi piace ricordare la sua decisa opposizione a Ciancimino pronto ad occupare posti rilevanti in seno alla Democrazia Cristiana nonostante si fosse reso colpevole del sacco di Palermo, sfregio di cui ancora questa città porta il segno, espressione del sistema di connivenza politico/mafiosa posta in essere per favorire le più sordide speculazioni affaristico/criminali; ed ancora il netto rifiuto di ogni logica di compromesso con le consorterie mafiose e la sua illuminata e rigorosa politica di contrasto ad ogni forma di potere clientelare attraverso cui si tessevano le maglie di quel sistema corruttivo che, purtroppo ancora oggi, permea settori strategici della pubblica amministrazione, condizionando pesantemente il normale sviluppo economico ed imprenditoriale della Sicilia.
Con la volontà di infliggere un duro colpo agli speculatori e palazzinari fece votare la legge urbanistica 71 del 78 e la legge sugli appalti, unitamente a molte altre riforme che segnarono la netta contrapposizione al sistema di potere allora imperante. Sul fronte della lotta alla mafia ancora oggi risuona in tutta la sua potenza etica il discorso che pronunciò dopo l’omicidio di Peppino Impastato a Cinisi nel corso della campagna elettorale in cui il giornalista era candidato a sindaco.
Il suo dire e ribadire che la Sicilia doveva mostrarsi con le carte in regola e la profonda onestà intellettuale con cui condivise le pesanti critiche che il deputato comunista Pio La Torre mosse all’assessorato all’agricoltura, nel cui seno si addensavano le fitte nebbie della corruzione e della collusione politico/mafiosa, fecero dei due esponenti politici il bersaglio contro cui l’arroganza della cupola mafiosa poco tempo dopo sfogò tutto il proprio livore ed proprio timore.
Quelle critiche e quella comune posizione tra il deputato comunista ed il democristiano Presidente della Regione furono accolte dall’assordante silenzio della stampa che risuonò come un potente segnale di allarme e presagio di quanto sarebbe drammaticamente accaduto.
Le azioni di governo ed ogni iniziativa politica poste in essere dal Presidente Mattarella costituivano una seria e concreta minaccia per la potente consorteria mafiosa e per il sistema di collusione che ne fiancheggiava i circuiti criminali .
Quella inedita, comune tensione morale che legava Mattarella a Pio La Torre rappresentava una insopportabile eresia per le aree più conservatrici del suo stesso partito che in Sicilia contava su appoggi importanti ancorché decisamente inquietanti.
Erano anni difficili, in Sicilia si respirava la polvere del potere della mafia, contro cui Piersanti Mattarella, ben oltre le parole contrapponeva la sua azione di governo improntata ad un assoluto rigore morale cui seguiva l’intransigente e concreta azione di riforma della pubblica amministrazione regionale.
Fatti e circostanze intollerabili che fecero di Piersanti Mattarella il nemico eccellente da eliminare, il suo efferato omicidio un esempio per la politica che doveva restare nei ranghi e nei confini di una amministrazione eticamente neutrale.
Piersanti Mattarella oggi vive non solo nel ricordo dei suoi cari e di quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, ma nella memoria di chi celebrandone la vita, la forte e risoluta determinazione contro la mafia, la difesa della Sicilia e del suo popolo, raccontando la netta e trasparente azione riformatrice, la militanza politica alla luce del popolarismo sturziano, consegna al futuro e per sempre non solo la sua immagine di uomo e di politico ma la natura più vera essenziale e profonda della funzione politica per cui Piersanti Mattarella è stato ucciso ma al contempo consacrato all’immortalità e consegnato alla storia cui solo i grandi di ogni tempo e al di là di ogni tempo appartengono.
Il dovere e la responsabilità della parola non rendono giustizia al sentimento di gratitudine che accomuna molti di noi nel ricordo del Presidente Mattarella che, mi sia consentito, è e resta il Presidente del popolo siciliano.