Sono trascorsi 40 anni dall’uccisione di Piersanti Mattarella. Non sta a me, specialmente in presenza dei familiari, ripercorrere le tappe della sua vita politica, ne sapete certamente più di chiunque altro, ma vorrei soffermarmi sulle sue straordinarie intuizioni politiche, ancora oggi più che attuali. Dalla sua ferma volontà di redigere in tempi corretti i bilanci da presentare in Assemblea talmente chiari da trasformare la discussione di bilancio da un inutile rito a fondamentale atto di indirizzo.
Tutto ciò si tradusse con l’introduzione, nella Regione siciliana, prima ancora che nello Stato centrale, del Documento di programmazione, del bilancio poliennale, del bilancio di cassa, accanto a quello di competenza, assicurando così il rispetto delle regole presupposto fondamentale per l’esercizio del controllo democratico da parte dell’Assemblea regionale siciliana e delle comunità isolane su tutti gli atti di governo.
Altra importante intuizione fu quella di una seria politica meridionalista: Mattarella comprese che il Mezzogiorno d’Italia sarebbe stato destinato a un lento declino senza il coinvolgimento di tutte le forze politiche e di tutte le regioni del Sud che avrebbero dovuto allora, e che dovrebbero avanzare oggi unitamente , le proprie rivendicazioni allo Stato centrale, così come da sempre fa il Nord, ottenendo risultati certamente migliori.
Per questo, sin dal 1971, Mattarella fu uno dei promotori della Conferenza delle Regioni del Mezzogiorno, che si svolsero a Palermo, Cagliari, Napoli e Catanzaro. “Il problema principale da affrontare e risolvere al fine di pervenire ad una nuova politica meridionalistica – disse nel primo di questi incontri – è quello della creazione di una forza di pressione del Sud capace di controbilanciare le spinte e le sollecitazioni che sull’apparato politico-burocratico riesce ad esercitare la struttura socio-finanziaria del Nord”.
Ed aggiunse: “I risultati nel Mezzogiorno, anche se rilevanti, resteranno inadeguati e insoddisfacenti rispetto al resto del Paese fin quando il sistema sarà dominato dalla volontà e dalla logica delle parti economicamente e socialmente più avanzate e quindi politicamente più forti. Che il problema principe per il Sud fosse quello della capacità di assumere una forte e pressante iniziativa unitaria risulta dalla verifica storica degli anni della politica meridionalista.
Il presidente che voleva la Regione con le Carte in Regola. Questa commemorazione, però, non deve essere uno stanco rituale, ma l’occasione per riflettere sull’attualità del suo pensiero.
Se a Piersanti Mattarella fosse stato consentito di continuare la sua opera politica e amministrativa, probabilmente, il Meridione e la Sicilia non si troverebbero nelle attuali condizioni di isolamento sociale ed economico. Le Carte in Regola erano e sono la condizione preliminare per un ordinato sviluppo.
La consapevolezza del forte divario tra Sud e Nord gli consentì, per primo, di fiutare il pericolo che conteneva la proposta sulla costituzione della macro-regione della Padania, avanzata dal primo Presidente della Regione Emilia Romagna. “L’enorme forza sociale, economica e finanziaria come quella vagheggiata dal Presidente della Regione Emilia Romagna – scrisse Mattarella in un articolo pubblicato dal Giornale di Sicilia l’11 novembre del 1975 – è intuibile e finirebbe per avere sulle scelte generali nazionali l’esaltazione neocapitalista della concentrazione della ricchezza e la negazione di ogni nuovo modello di sviluppo”.
Qualche decennio più tardi, fu la Lega Nord di Umberto Bossi, minacciando la secessione, a rilanciare il progetto della macro-regione della Padania. Non se ne fece nulla sia nel primo che nel secondo caso. Ma oggi, dopo l’introduzione dell’Autonomia differenziata nella Costituzione (art.116, 3° comma), il rischio che le più ricche regioni del Nord diventino sempre più ricche e quelle meridionali sempre più povere, Presidente Mattarella, è molto forte.
Piersanti Mattarella, oltre che amministratore, fu un politico a tutto tondo: credeva fermamente nel ruolo determinante degli enti locali per favorire lo sviluppo delle comunità. Nel 1969 fondò, insieme con alcuni giovani amministratori, l’Asacel (Associazione siciliana enti locali) – della quale fu il primo presidente – che lo scorso anno ha compiuto 50 anni. Esortava i giovani a candidarsi nei consigli comunali, ritenendo questa un’esperienza molto importante e formativa. Nel 1979, l’Ars varò la legge con cui la Regione trasferiva ai comuni alcune importanti funzioni.
Mattarella perseguiva quotidianamente, con ogni atto e ogni provvedimento, il cambiamento della Sicilia. La sua strategia prevedeva la modernizzazione dell’amministrazione regionale.
Fu l’artefice, nel 1978, della riforma urbanistica: una legge che ridusse gli indici di edificabilità e mise a carico dei costruttori una parte del costo delle opere di urbanizzazione.
La programmazione economica, la riforma degli appalti, la riforma della legge di contabilità, la riforma burocratica, la disciplina delle nomine negli enti regionali, il trasferimento di funzioni regionali ai comuni furono gli atti più significativi della sua presidenza.
Uomo di fede, dotato di grande rigore morale, amministratore illuminato, autonomista e meridionalista, si batté per “sprovincializzare” l’attività politico-amministrativa della Regione: i deputati rimanevano legati al territorio, come succede ancora adesso, in cui venivano eletti. Ciò impediva ad essi di perseguire un disegno di sviluppo organico della Sicilia.
Pretese anche la collegialità delle scelte di governo, impedendo che ogni assessorato si trasformasse in un regno autonomo del quale non dovere rendere conto a nessuno.
La profonda formazione religiosa, convalidata da una pratica personale continua, alimentò in lui una fortissima tensione etica.
Una morale esigente verso se stesso e verso gli altri, alieno da quelle tacite acquiescenze che costituivano tanta parte della prassi politico-amministrativa in Sicilia ed in altre regioni italiane.
Questa coerenza tra la convinzione di alto livello etico e l’azione quotidiana nelle istituzioni e nel partito è la componente più caratteristica dell’attività di Piersanti nella politica siciliana ed in quella nazionale e costituisce la ragione preminente della sua affermazione come leader politico e insieme della sua drammatica morte.
Nella sua intensa vita di politico e di amministratore regionale, Piersanti Mattarella, si misurò anche con le congiunture internazionali del suo tempo, da quelle economiche – la crisi energetica – a quelle militari: i missili della Russia puntati contro l’Occidente e quelli di Comiso contro Il blocco sovietico. O il vicino conflitto arabo-israeliano.
Il presidente Mattarella prese atto del fallimento della Regione Imprenditrice e della mancata crescita dell’economia isolana. Fu critico anche nei confronti delle direttive per l’utilizzo dei fondi europei: “Sono fatte in maniera tale da apparire come disegnate apposta per non essere applicate”, disse nel corso del suo intervento all’Ars del 7 dicembre del 1979. Gli interventi infrastrutturali restano al palo, quelli assistenzialisti volano”.
Dal punto di vista politico, Piersanti Mattarella non ebbe vita facile. Aveva costituito il suo primo governo con il sostegno del Pci; sostegno che gli fu revocato nel marzo del 1979 quando Berlinguer ordinò a tutte le federazioni locali di togliere il sostegno a tutte le giunte che sostenevano dall’esterno. Una settimana dopo, Mattarella venne rieletto presidente della Regione con il sostegno di Dc, Psi, Pri e Psdi. Il 18 dicembre successivo, il Psi aprì una nuova crisi. Passeggiando tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, confidò ai giornalisti che considerava conclusa la sua esperienza politica alla Regione e che si sarebbe trasferito a Roma per continuare l’azione politica del suo maestro, Aldo Moro.
Ma la mattina del 6 gennaio del 1980, killer armati dalla mafia lo assassinarono.
Piersanti Mattarella non è soltanto una figura da ricordare: le sue intuizioni, il suo modo di fare politica vanno lette, studiate e, per quanto è possibile, imitate dai giovani che si affacciano alla politica oggi.
Presidente Mattarella, è per questo che l’ufficio di presidenza che ho l’onore di presiedere ha deciso di intitolare a suo fratello Piersanti la nuova biblioteca dell’Assemblea che sarà ospitata a Palazzo ex Ministeri a pochi metri da questa Assemblea, i cui lavori sono finalmente iniziati dopo 30 anni e che speriamo di potere completare il prima possibile.