Si è tenuto a Palermo nella Sala Mattarella di Palazzo dei Normanni, il convegno dal titolo “Ricerca, modelli e cura. Le proposte di OSA per il futuro dell’Assistenza Domiciliare Integrata”. Un appuntamento promosso dalla Cooperativa OSA, in collaborazione con la Fondazione Ebri – Istituto Rita Levi Montalcini (European Brain Research Institute) e l’Assemblea Regionale Siciliana (ARS). Per tutta la giornata esperti e personalità di spicco del mondo sanitario e istituzionale si sono confrontati sulle tematiche e sugli sviluppi futuri che riguardano l’Assistenza Domiciliare Integrata, settore in cui la Cooperativa OSA rappresenta da 35 anni il principale player della sanità italiana.
“Abbiamo spinto il sistema a cambiare totalmente pelle: non più gare d’appalto ma accreditamento. – ha detto il presidente OSA, Giuseppe Milanese -. Una garanzia per i cittadini che finalmente potranno scegliere tra i vari soggetti accreditati e non subire passivamente la realtà che ha vinto la gara di appalto in quella zona. L’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa sul fronte dell’assistenza domiciliare integrata, ma la Sicilia si è mossa molto in questo settore grazie alle gare d’appalto, che oggi però vogliamo superare. Tutte le province siciliane offrono realtà che operano nel settore, ma immaginiamo un sistema aperto. In questo modo si potrebbero tranquillamente attraversare tante fasi delle malattie a casa: questo comporterebbe vantaggi non solo per gli utenti, ma anche per il sistema perché si spenderebbe di meno”.
“L’accreditamento è un momento importantissimo perché potrà dare garanzie a sicurezza del cittadino. – ha detto Daniela Faraoni, direttore Asp Palermo. – Oltre all’accreditamento è però necessario un sistema di monitoraggio per verificare l’appropriatezza delle prestazioni svolte, come l’erogazione dei farmaci al paziente. L’assistenza domiciliare integrata, oltre a contribuire a un miglioramento della qualità di vita del paziente, rappresenta anche un mezzo per controllare il fenomeno di sovraffollamento dei pronto soccorsi”.
“Al fine di snellire le problematiche proprie delle procedure, a partire dai contenziosi – ha sottolineato il direttore generale dell’Asp di Trapani Fabio Damiani – è assolutamente necessario procedere con l’accreditamento. L’Asp di Trapani sta consolidando sempre più, nel tempo, un rapporto costruttivo con i medici di assistenza primaria, riuscendo ad ottenere importanti risultati, ed è in linea con gli indicatori ADI, avendo raggiunto nel 2018 oltre 4 mila soggetti di cui 3375 anziani”.
Presente anche l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, che ha detto: “La Regione da molti mesi sta provando a fare un salto di qualità per superare il modello di assistenza domiciliare integrata. Ma per farlo bisogna vincere due sfide, una di organizzazione e una culturale. E comprendere che, a fronte della crescita della popolazione con riferimento all’età e alla cronicizzazione delle patologie, la risposta più efficiente non è l’ospedale, ma l’assistenza domiciliare integrata di qualità”.
In Sicilia i pazienti affetti da demenza senile, e in particolare dal morbo di Alzheimer sono moltissimi. “Secondo alcune ricerche da noi effettuate – ha detto Amalia Allocca, della direzione programmazione OSA – solo a Palermo sono 19 mila le famiglie con almeno un parente colpito dalla malattia. Su un milione e 350mila persone in Italia, secondo i dati del 2018, circa il 50 per cento di queste sono affette da demenza senile e di queste il 20 per cento dal morbo di Alzheimer. In Sicilia non esiste un centro davvero strutturato. Il nostro obiettivo è quello di rilevare un vecchio borgo o una struttura e trasformarli in un Villaggio dell’Alzheimer. Questo tipo di struttura, nata in Olanda, esiste già in Italia a Monza e a Roma. In questo progetto i pazienti potrebbero circolare liberamente, godere di un buon livello assistenziale medico e socio sanitario e di tutti quei servizi quotidiani che vanno dalla farmacia al supermercato, fino alla bottega artigianale”.
Tra gli interventi anche quello di Pietro Calissano, presidente della Fondazione Ebri, istituto di ricerca scientifica fondato da Rita Levi Montalcini che fa studi sul funzionamento del cervello, che lo scorso 25 novembre ha scoperto l’Anticorpo A13, una molecola in grado di rallentare lo sviluppo dell’Alzheimer. “Parliamo ancora di studi fatti su animali – ha sottolineato – bisognerà poi passare a una seconda fase clinica: fra qualche anno, grazie a questa scoperta, si potrebbe rallentare o far regredire la malattia. Fino a qualche anno fa i ricercatori venivano considerati dai professionisti della medicina come una sorta di poeti, intenti ad osservare i fenomeni con distacco. In quest’ultimo decennio, invece, le cose stanno cambiando velocemente e fortemente, anche per la ricerca sull’Alzheimer: c’è una grande e sempre crescente attenzione medica. È decisamente importante che l’attività di ricerca vada di pari passo con quella assistenziale, medica e sociosanitaria.”
“OSA ed EBRI hanno deciso di firmare un protocollo d’intesa. – ha aggiunto il presidente OSA Giuseppe Milanese -. Perché credo sia fondamentale, per il futuro, garantire all’azione assistenziale una scientificità di primo livello, che EBRI ci può fornire e garantire. È un onore, per OSA, poter dire che da adesso i nostri 50mila assistiti potranno essere osservati e considerati dal punto di vista della ricerca scientifica”.
Numerosi i rappresentanti delle istituzioni presenti, tra cui il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micciché, l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, la presidente della Commissione ARS alla Sanità, Margherita La Rocca Ruvolo, la presidente della Commissione ARS Territorio, Ambiente e Mobilità, Giusi Savarino.
Il direttore sanitario della Cooperativa, Francesco Giuffrida, ha infine ripercorso la storia ultratrentennale di OSA, nata a Roma nel 1985 e diventata oggi una realtà capace di assistere oltre 40mila persone in Italia. In 35 anni, OSA ha intrapreso un percorso di crescita continuo che ha portato la Cooperativa ad affermarsi come uno dei principali player del panorama sanitario italiano. Una storia in costante evoluzione, con una compagine sociale sempre più grande, professionale, innovativa e multietnica, in grado però di custodire lo spirito originario: quello di mettere sempre al centro il benessere e la salute degli assistiti.
I numeri: oltre 40mila assistiti in Italia
Nel corso del 2018 la Cooperativa OSA ha erogato servizi a 43.983 assistiti. Il 93% di questi (41.021) ha ricevuto assistenza sanitaria e sociale a domicilio facendoregistrare 1.905.127 accessi complessivi (di cui 1.665.461 effettuati dal servizio di Assistenza Domiciliare Integrata). Le ore di assistenza erogate nell’anno 2018 sono state pari a 2.197.419. Supporto, sostegno, cure, assistenza, visite specialistiche, pianiassistenziali individualizzati sono le attività che OSA riserva ai propri assistiti, garantendo altilivelli di prestazioni e di professionalità.La compagine sociale è composta da 3.816 soci, divisi tra 1.270 uomini e 2.546 donne (dati riferiti al 31-12-2018). Il numero di lavoratori OSA cresce ogni anno nel 2018 si attesta sulle 3.551 unità, tra operatori addetti ai servizi, al coordinamento e alla direzione. (Fonte dati: Bilancio Sociale 2018 della Cooperativa OSA)