martedì, Novembre 19, 2024
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Dante nelle chiese di Acireale

I versi del Sommo Poeta riecheggiano nelle chiese di Acireale. Ritorna per il terzo anno consecutivo la Lecturae Dantis, iniziativa per far conoscere la Divina Commedia, l’opera più importante della letteratura mondiale, come da secoli avviene in molte cittadine italiane, ma che nell’acese in simbiosi con arte fede e storia assume una chiave di lettura diversa. Uno storico dell’arte, un teologo e un italianista a dialogo, cercheranno di raggiungere il cuore cristiano attraverso i versi danteschi, accompagnati da intermezzi musicali, curati dal maestro Simona Postiglione. L’idea della professoressa Annamaria Zizza, del liceo classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, ha trovato parere favorevole del Vescovo mons. Antonino Raspanti, oltre che alla collaborazione di un Comitato Promotore. “L’idea di fondo – afferma la professoressa Zizza – è stata quella di coniugare poesia arte riflessione teologica e musica, all’insegna di una cultura da offrire alla cittadinanza, in un momento dove fare cultura appare cosa cogente e irrinunciabile”. Domenica 8 dicembre alle 18.00 l’appuntamento è nella Chiesa Santa Maria della Neve (Grotta Presepe Settecentesco), per il V canto dell’Inferno : “Amor ch’a nullo amato amar perdona”, dove l’avventura d’amore di Paolo e Francesca, cognati e amanti, dimostra la fragilità della natura umana. “La storia del presepe è una storia d’amore umano, ma anche dell’Amore smisurato di un Dio che si è fatto simile agli uomini, scegliendo sempre i piccoli e perdonando ogni cosa”- così Antonio Agostini, presidente dell’Associazione Culturale Cento Campanili, egregiamente spiega l’accostamento tra il canto e il luogo scelto per narrarlo. Giovedì 26 dicembre,sempre alle 18.00, invece sarà la volta della Basilica Collegiata San Sebastiano con il III canto del Purgatorio: “Biondo era bello e di gentile aspetto”, con il martirio di Sebastiano, il santo bello per antonomasia, raffigurato negli affreschi di Pietro Paolo Vasta. “Il verso si riferisce a Manfredi di Svevia, che nella descrizione dantesca sembra richiamare il modo come tradizionalmente è rappresentato il martire Sebastiano, l’uomo dalle perfette linee anatomiche – spiega Agostini – aggiungendo che se da una parte c’è la bellezza fisica dall’altra si evidenzia la misericordia divina che salva Manfredi, nonostante la sua scomunica terrena”. La Fede quindi risulta essere componente trasversale a storia arte cultura, un motivo in più per conoscere e valorizzare il nostro straordinario patrimonio artistico.

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