Giovedì 5 dicembre, alle ore 21:00, sul palcoscenico dei Cantieri Culturali alla Zisa di palermo, lo Spazio Franco, andrà in scena Tripolis dell’autore e interprete palermitano Dario Muratore.
L’opera, molto apprezzata da critica e pubblico, è una narrazione dell’identità che attraversa le generazioni e inizia al tempo della colonizzazione italiana in Libia. Il pretesto narrativo serve a Muratore per trattare la storia e riproporla con la lucidità dell’occhio contemporaneo.
Un giovane uomo, lo stesso Muratore, chiede a una vecchia donna quali siano le tracce della propria origine. La Libia, Tripoli, la colonia italiana. Attraverso il topos Nonna/Nipote viene evocato un secolo di storia, di vita, di morte ma soprattutto d’incontro tra due identità: quella del colonizzatore e del colonizzato, quella italiana e quella araba che si ritrovano a condividere una terra, una città, un deserto, un’anima. Cocci di vita di una donna italiana, colonizzatrice, culturalmente fascista. La sua storia, la sua visione intima e la sua alterità nei confronti del dominato. Ma cosa succede quando l’Italia perde il dominio politico e la situazione improvvisamente si ribalta? L’arabo ritorna a essere il padrone della propria terra e l’italiano diviene ajsnabi, straniero.
Tu lo sai come si fa il couscous?
Si pigliano tanti piccoli cocci di semi,
si mette un filo d’acqua e si fanno incocciare.
I chicchi Carmelo, te li devi immaginare come le persone.
Tutti nello stesso cato, tutti nella stessa terra, uno accanto all’altro.
Se ci runi l’acqua e i fa’ manciari loro crescono;
ma per crescere, Melù,
un coccio s’ava incucciare c’un avutru coccio.
note di Dario Muratore
Tripolis è lo sviluppo di un’indagine che ha come punto di partenza le domande “Chi è l’altro? Chi è lo straniero?”. Quando ci poniamo tali domande ci stiamo in realtà chiedendo: “Chi sono io? Chi siamo noi?”
In quanto il discorso sull’altro è solamente un modo per parlare, definire e riconoscere se stessi sulla base delle differenze e dell’alterità. Queste hanno un carattere esclusivamente relazionale, non possono esistere isolate, e quindi la differenza non possiede una propria essenza naturale. Il risultato è sempre un confronto, in cui almeno uno dei due soggetti considera l’altro diverso da se e quindi lo definisce straniero. Tale definizione può svilupparsi nell’individuo in un processo intimo, riflessivo, alienante e spesso autodistruttivo. Forse solo tornando indietro, indagando le proprie origini in un processo di resilienza, coccio dopo coccio è possibile ritrovare la propria essenza e posizione nel mondo.
Il testo Tripolis è stato reso edito nel 2019 da Torri del Vento Edizioni, casa editrice palermitana attenta alla scena e alla drammaturgia siciliana contemporanea.
Lo spettacolo replica venerdì 6 e sabato 7 dicembre alle ore 21:00.
TRIPOLIS
ProgettoFrazioniResidue
di e con Dario Muratore
suono Giovanni Magaglio
luci Petra Trombini
scena Igor Scalisi Palminteri
costumi Francesco Paolo Catalano
aiuto regia Simona Sciarabba
grafica Manuela Di Pisa
produzione Piccolo Teatro Patafisico
in collaborazione con Campo Teatrale Milano, Dimora Teatrale Macciangrosso, Compagnia Nando&Maila – Dulcamara
Menzione speciale bando Theatricalmass