Tra prevenzione e formazione una nuova visione della città, un ruolo della municipalità con un progetto di analisi e intervento per mettere assieme competenze. Una grande occasione di confronto a Palermo per contrastare le urgenze medico sociali
SIMIT – Palermo terza Fast Track City in Italia, prima nel Mediterraneo. Obiettivo: abbattere le nuove infezioni di HIV. Il 1° dicembre aderiscono anche i sindaci di Firenze e Brescia
Secondo l’ indagine realizzata sul campo a Milano, prima città apripista di questo progetto su un campione mirato di circa 1000 persone in fase di screening, è risultata una persona su 100 con il virus dell’Hiv. “Il canale di contagio più ricorrente è quello sessuale: nel 54% dell’intero campione interessato si tratta di maschi che fanno sesso con maschi, nel 28% di uomini eterosessuali, nel 17% di donne eterosessuali, nell’1% di transgender. Il 15%, infine, è di nazionalità non italiana”, sottolinea la Prof.ssa D’Arminio Monforte, Infettivologa Università Milano
A Palazzo delle Aquile, in contemporanea con il XVIII Congresso Simit,che si tiene nel capoluogo siciliano, un importante simbolico atto formale e sostanziale per la città e per il network di volontari e specialisti al centro di un impegno di solidarietà. Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha infatti firmato la “Paris Declaration”, nata nel 2014, con cui la municipalità della città siciliana, terza città in Italia dopo Milano e Bergamo e prima nel Centro-Sud, si impegna a diventare una Fast Track City. Gli obiettivi conseguenti a tale firma sono due: azzerare i nuovi casi di infezione da HIV entro il 2030 e ridurre del 90-95% le nuove infezioni sino al 2022.
PALERMO, CITTA’ DELL’INCLUSIONE CONTRO L’EGOISMO – “Siamo orgogliosi di essere la prima città del Sud e del Mediterraneo ad aderire, per un progetto che vuole sfidare l’egoismo individuale e mettere al centro la persona. La nostra missione è che singolarmente siamo persone e che insieme siamo una comunità – ha dichiarato il Sindaco Orlando, membro del Global Parliament Major – Noi chiediamo che il progetto delle Fast Track Cities serva a rendere visibili coloro che hanno l’Hiv. A Palermo vogliamo rendere visibili tutti, perché chi è invisibile non ha diritti,e cerchiamo di mettere a disposizione risorse e strutture, competenze con piani di prevenzione e screening. Bisogna avere cura, del diverso e della malattia, e non averne paura. Palermo, quindi, sottoscrive con convinzione questa conferma di un cammino. Mi farò latore di poter allargare questa firma a tutti i 390 comuni dell’Isola di cui Palermo è capofila”.
FIRENZE E BRESCIA ADERISCONO IL 1 DICEMBRE – “Domenica 1 dicembre, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, aderiranno a tale progetto internazionale, grazie all’ausilio di importanti aziende internazionali, anche i sindaci di Firenze e Brescia – aggiunge la Prof.ssa Antonella D’Arminio Monforte, direttore Malattie infettive dell’Ospedale San Paolo di Milano, rappresentante clinica delle Fast Track Cities per la Città di Milano – Ci sono in sospeso anche le firme delle municipalità di Bologna e Roma, auspichiamo che riescano ad aderire entro fine anno”.
IL CONGRESSO – La storica firma è avvenuta durante la tavola rotonda “Come accelerare i target ambiziosi della terapia dell’HIV: “Fast Track Cities” in Italia”, organizzata con il supporto non condizionato di Gilead. La firma è stata posta dal Sindaco Orlando e da Rosaria Iardino, in luogo di Betrand Audoin Vice Presidente IAPAC, con l’ausilio della Fondazione The Bridge , che ha avviato un accordo di partenariato per ridurre il rischio HIV nelle popolazioni a rischio. L’appuntamento coincide con l’apertura del XVIII Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che si svolgerà sino al 27 novembre presso il San Paolo Palace Hotel. Durante il congresso, presieduto dai Professori Antonio Cascio e Luigi Guarneri, si farà il punto sull’attuazione del piano nazionale AIDS e sul piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza e sul sempre attuale problema delle vaccinazioni, soprattutto nel paziente a diverso titolo non immunocompetente. Oltre mille i partecipanti e 800 gli specialisti attesi.
L’APPELLO DELLA SIMIT AI MEDICI DI BASE: “BASTANO POCHE DOMANDE PER FAVORIRE LE DIAGNOSI PRECOCI ” Sarebbe necessario e urgente una maggiore collaborazione tra noi specialisti con i medici di medicina generale – sottolinea Marcello Tavio nuovo Presidente della SIMIT – poiché i medici di base potrebbero con poche domande mirate sul comportamento sessuale del singolo, dinanzi a evidenze sullo stato di salute di quest’ultimo, favorire delle diagnosi precoci e individuare il virus con un semplice test”.
“Nel Congresso saranno discussi in maniera dinamica e concreta – spiega il Dott. Luigi Guarneri, Direttore UOC Malattie Infettive Osp. Umberto I (ASP Enna) – i principali aggiornamenti sulle più importati tematiche infettivologiche e chemioterapiche anche in collaborazione con altre branche specialistiche in considerazione della trasversalità della disciplina. Si parlerà, inoltre, di sepsi e shock settico in collaborazione con i colleghi intensivisti. Inoltre, insieme ai radiologi, si discuterà delle più importanti novità dell’imaging in campo infettivologico, insieme col Ministero della Salute ed esponenti del WHO si affronterà in maniera costruttiva quello che può essere definito il “Tuberculosis Italian gap”. Tantissimi gli altri temi trattati: dalla malattia da Clostridioides difficile alle malattie infettive correlate alla globalizzazione e al riscaldamento globale e al trattamento delle infezioni causate da microorganismi MDR”.
I DATI EMERSI SU HIV PRESENTATI SUL CAMPIONE A MILANO PRIMA CITTA’ CAPOFILA FAST TRACK IN ITALIA Secondo l’ indagine, emersa dalle statistiche sul campo a Milano, effettuata su un campione mirato di circa 1000 persone in fase di screening, in una persona su 100 è stato riscontrato il virus dell’Hiv. L’età mediana delle persone che hanno chiesto lo screening per Hiv è quella di 28 anni, ma è particolarmente interessata tutta la fascia anagrafica tra i 24 e i 38 anni. Dei possessori del virus, inoltre, l’82% sono uomini, il 17% donne e l’1% transgender. “Il canale di contagio più ricorrente – spiega la Prof.ssa D’Arminio Monforte – è quello sessuale: nel 54% dell’intero campione interessato si tratta di maschi che fanno sesso con maschi, nel 28% di uomini eterosessuali, nel 17% di donne eterosessuali, nell’1% di transgender. Il 15%, infine, è di nazionalità non italiana”.
COSA SONO LE FAST TRACK CITIES – Il 1° dicembre 2018 il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha firmato la “Paris Declaration”, con cui la municipalità di Milano, prima in Italia, si è impegnata a ridurre al massimo, fino a zero, i nuovi casi di infezione nel 2030, puntando a diventare una Fast Track City, attraverso una serie di azioni che il Comune, con l’ausilio della Fondazione The Bridge, vorrà intraprendere per ridurre i casi di nuove infezioni, soprattutto nelle popolazioni a rischio. Pochi mesi dopo Milano, anche il comune di Bergamo ha firmato il protocollo internazionale di Parigi, rendendo la Lombardia capofila in questa sfida. Ora è il turno di Palermo, prima città del Centro Sud Italia ad intraprendere questo percorso. I risultati di Bergamo, seconda città ad aver aderito, sono stati illustrati nell’esperienza diretta del Dott. Marco Rizzi.
GLI OBIETTIVI TRA SORVEGLIANZA, SCREENING, PREVENZIONE, FORMAZIONE E COMUNICAZIONE – Il primo obiettivo, per il raggiungimento di tale risultato, è quello di uno screening più precoce, che consenta di individuare i nuovi infetti il prima possibile, così da metterli in terapia. “Recenti studi scientifici – spiega la Prof.ssa Antonella D’Arminio Monforte – hanno ormai confermato che i soggetti hiv positivi in terapia e con carica virale non determinabile nel sangue non trasmettono il virus. Urge quindi individuare quel 15-20% dei possessori del virus che ancora non è consapevole di averlo. Il secondo obiettivo di una città “fast”, invece, è quello di rendere disponibile la profilassi pre-esposizione, la PrEP, per i gruppi maggiormente a rischio, sotto controllo medico. Il terzo obiettivo è quello di divulgare e informare la popolazione, soprattutto i più giovani. Urgono anche programmi di intervento e di informazione per le fasce più fragili della popolazione, come i migranti provenienti dal Sud Africa, dove la malattia è ancora endemica, e per le donne e gli uomini eterosessuali che non si percepiscono a rischio. I maschi che fanno sesso con maschi, invece, hanno dimostrato recentemente una maggiore attenzione e consapevolezza nei confronti di questa problematica”.
FOCUS HIV/AIDS IN SICILIA – Alla vigilia della Giornata Mondiale contro l’AIDS che cade l’1 dicembre un focus sul virus mostra statistiche rilevanti per la Sicilia. In Sicilia, nel 2017, sono stati registrati 278 casi di nuove infezioni da HIV, contro i 187 casi notificati nel 2012. Secondo l’Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana (DASOE), in particolare, al 2017 la trasmissione con rapporti eterosessuali costituisce il 91% dei casi fra le donne italiane e il 97% fra quelle straniere. Nel caso degli uomini vi è una notevole differenza: fra gli italiani la modalità principale è quella legata ai rapporti omosessuali (68%) ed i rapporti eterosessuali sono responsabili del 27% dei casi, mentre fra gli stranieri i rapporti eterosessuali costituiscono il 68% dei casi e il 19% delle trasmissioni è legato ai rapporti omosessuali. Il 67,5% di tutti i casi Siciliani relativi al periodo 2009-2017 sono stati diagnosticati negli ospedali delle province di Palermo e Catania, seguiti da Siracusa, Messina, Trapani, Ragusa e Caltanissetta.
“La patologia correlata all’infezione da HIV – spiega il Prof. Antonio Cascio, UOC di malattie Infettive e del Centro Regionale di Riferimento AIDS – AOU Policlinico “P. Giaccone”, Palermo – costituisce un’importante causa di ricovero ospedaliero: dal 2013 al luglio 2018 si sono avuti in Sicilia 2445 ricoveri. Il rapporto fra non italiani e italiani si è mantenuto negli anni intorno al 15%. Fra i non italiani gli africani rappresentano l’81%, gli europei il 11,6%, gli asiatici l’1,3%. La maggior parte degli africani provenivano dal Ghana (26%) e dalla Nigeria (24%). Fra gli italiani il sesso maschile rappresentava il 75% delle osservazioni, nei non italiani il 48%. L’età media degli Italiani era di 48 anni, quella dei non italiani di Italiani di 36,2. Il maggior numero di ricoveri si è avuto presso il Centro di Riferimento Regionale AIDS con sede al Policlinico di Palermo”.