In stato di agitazione i lavoratori del Centro Regionale Trapianti della Regione Sicilia, che dopo 12 anni di precariato, protestano contro l’Assessorato alla salute a l’ARNAS Civico di Palermo, denunciando la mancata stabilizzazione e dunque la disparità di trattamento sino ad oggi subita rispetto agli altri ex precari della sanità regionale.
L’agitazione del personale rischia di pregiudicare ulteriormente la già grave situazione del CRT che ha visto un calo preoccupante delle donazioni di organi. Il CRT infatti si occupa del procurement, valutazione, allocazione di organi e tessuti; organizza i trasporti per i pazienti iscritti in liste fuori dalla Sicilia; gestisce le liste d’attesa dei pazienti in attesa di un trapianto; effettua supporto psicologico a livello regionale;è sede del Registro Regionale per i Donatori di Midollo Osseo; è sede del Registro di nefrologia e dialisi; predispone e gestisce campagne di comunicazione sensibilizzazione e divulgazione del messaggio della donazione; effettua formazione per gli addetti al settore in tema di donazione. Tutte le attività vengono gestite da una parte amministrativa e una informatica. La sezione Informatica, inoltre, ha sviluppato programmi in tema di donazione e trapianti, tali da essere stati scelti a livello nazionale.
Nonostante le rassicurazioni dei vari assessori che si sono succeduti alla guida della sanità siciliana, a distanza di 12 anni dalla prima prova pubblica selettiva e la successiva firma del contratto, 36 dipendenti del CRT Sicilia (organo tecnico dell’assessorato fino a giugno 2018 con l’entrata in vigore del decreto assessoriale n. 1060 che ha definito il “Nuovo modello organizzativo del CRT” trasformandolo di fatto in una U.O.C. dell’ARNAS Civico di Palermo), in un momento in cui l’applicazione della legge Madia costituisce un punto importante di superamento del precariato nella pubblica amministrazione, sono tagliati fuori da questa opportunità. Opportunità che garantirebbe al CRT la possibilità di una programmazione delle attività a lungo termine, impossibile da attuare con contratti che da 12 anni si susseguono con rinnovi anche mensili.
Oggi più che mai anche per i lavoratori del Centro Regionale Trapianti si concretizza la paura di dover emigrare, lasciando la propria terra e i propri affetti.
E’ bene sottolineare che si tratta di lavoratori che nel corso degli anni hanno acquisito specifiche competenze in un settore strategico per la salute dei pazienti e anche per la sanità, l’attività di distribuzione di organi e tessuti e l’attività di trapianto sono stati, infatti, inseriti nel LEA, i livelli essenziali di assistenza.
E’ logico mantenere condizioni di precarietà in un’organizzazione così importante come il Centro Regionale Trapianti la cui attività è finalizzata a interventi salvavita?
Questa posizione dell’assessorato che pare non preoccuparsi della fragilità organizzativa del CRT è in contrasto con la volontà espressa con atti di rafforzamento dell’attività trapiantologica. Ma anche, e soprattutto con gli impegni presi dall’assessore Razza sia nei precedenti incontri avvenuti con gli scriventi, sia come meglio definiti nel su citato D.A. 1060/2018 emanato“…per superare le criticità palesatesi nell’attuazione del D.A. n. 2719 del novembre 2010 e in particolare le problematiche che si sono manifestate nella pratica applicativa dell’art. 5 del medesimo decreto, con riferimento allo stato giuridico dei soggetti che prestano la propria attività lavorativa”.