venerdì, Novembre 22, 2024
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Catania: il no della Ugl a “Sugar tax” e “Plastic tax”

Agroalimentare. Da Catania il no della Ugl a “Sugar tax” e “Plastic tax”. “In città a rischio quasi 200 posti di lavoro, il Governo nazionale ci ripensi!”  
“Sulle cosiddette “Sugar tax” e “Plastic tax” chiediamo che il Governo nazionale ci ripensi e le elimini dalla Legge di stabilità 2020, che a breve dovrà essere discussa ed approvata da Camera e Senato. Abbiamo già chiesto al nostro segretario generale Francesco Paolo Capone ed a Paolo Mattei, segretario della federazione Ugl agroalimentari, di portare in tutte le sedi governative e parlamentari romane il grido d’allarme di un intero comparto che, con l’approvazione di questi balzelli, vedrebbe subito il dimezzamento dei livelli occupazionali.” Lo dichiarano il segretario generale territoriale della Ugl di Catania, Giovanni Musumeci, insieme al reggente della Ugl agroalimentari etnea Nino Neri, dopo aver raccolto e condiviso le preoccupazioni espresse dal numero uno di Sibeg Luca Busi. “Comprendiamo la necessità del Governo di trovare risorse per la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, ma evitare l’applicazione di una tassa mettendone sotto traccia un’altra è un’operazione di pura follia, con tutti i buoni propositi che si possono anche celare dietro. Temiamo infatti che il risultato della presunta lotta all’obesità ed all’emissione di materie plastiche nell’ambiente, produca al contrario quell’emorragia di posti di lavoro che non vorremmo mai accadesse. Questo perché – continuano i sindacalisti Ugl – come già ipotizzato dal vertice dell’azienda catanese, che imbottiglia prodotti a marchio Coca Cola e detiene anche la proprietà della storica Sibat Tomarchio bibite di Acireale, l’introduzione delle nuove tasse implicherà l’inevitabile incremento del costo del prodotto effetto che, in un mercato altamente concorrenziale come quello odierno, andrebbe di pari passo con il calo delle vendite. Di fatto, quindi, drastica diminuzione del consumo derivante dalla produzione di qualità locale, minore fabbricazione di prodotto nel territorio nazionale, nessun gettito per lo stato poiché le imposte andrebbero applicate su prodotti provenienti dall’estero, probabilmente più economici e di certo non realizzati con materie prime locali, di conseguenza riduzione del lavoro e licenziamenti. A pagare, come detto, sarebbe anche l’indotto che va dalla vendita della materia prima al settore dei trasporti, che in una terra come la Sicilia significherebbe milioni di euro meno in circolo e centinaia di disoccupati in più in fila a chiedere il reddito di cittadinanza. Il tutto mentre ci sono imprenditori e commercianti che, al contrario, vorrebbero continuare a produrre e dare lavoro, puntando sulle nuove tecnologie e sulla sostenibilità ambientale. Sacrificare l’impegno di quasi 200 persone tra i comparti bibite e imballaggi (tanto stimano dalla Sibeg in un solo anno, con la previsione di introduzione delle tasse sullo zucchero nelle bevande e sulla plastica), penalizzare imprese che in questi anni hanno investito anche per la tutela dell’ambiente e per la difesa dei marchi storici legati al territorio ed ai prodotti prettamente locali, per noi è assurdo e per questo siamo a fianco di chi investe e da lavoro, contro operazioni politiche inutili e demagogiche.”

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