Qualità eccellente e il 35% di raccolto in più rispetto alla disastrosa annata del 2018. È quanto emerge sulla produzione 2019 di olio in Sicilia dall’indagine esclusiva eseguita dagli osservatori di mercato di Cia-Agricoltori Italiani, Italia olivicola e Associazione italiana frantoiani oleari. “Un dato positivo per l’isola ma solo rispetto all’anno scorso, annata tra le peggiori di sempre: le quasi 25.000 tonnellate di raccolto stimato restano al di sotto del potenziale medio della regione. Il dato siciliano, inoltre, resta molto lontano da quanto hanno realizzato altre regioni del Mezzogiorno come la Puglia, che registra un più 175%, nonostante la xylella, e guida l’annata di riscatto del sud rispetto alla produzione stimata nel centro e nord Italia”, commenta Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale.
Per descrivere la situazione produttiva in Sicilia – dove comunque si prevede un’annata eccellente sotto il profilo qualitativo – bisogna considerare due aspetti che hanno influito su quelli che sono i risultati attesi: i fenomeni climatici nel periodo della fioritura e il comportamento delle diverse varietà a fronte di questi fenomeni. In primavera forti venti di scirocco sono intervenuti a danneggiare la delicata fase di fioritura determinando una sorta di bruciatura del fiore sulla pianta che si è tradotta successivamente in una ridotta allegagione. Questo è accaduto su varietà quali la Cerasuola e la Nocellara del Belice condizionandone fortemente la produzione. Diverso è il caso della Biancolilla che, risultando più tardiva, è riuscita in qualche modo a sfuggire al momento critico e mostra oggi una ottima produzione. Non a caso, dunque, sul territorio siciliano si osservano areali scarichi accanto a zone in piena produzione a seconda delle varietà presenti e della loro risposta alle criticità climatiche.
Per la regione Sicilia, dunque, per la stima dei quantitativi della campagna 2019 si deve entrare nel dettaglio di diversi areali. Partendo dalla Sicilia occidentale, fatto centro a Sciacca, in provincia di Agrigento, e procedendo in direzione di Trapani, la varietà dominante è la Cerasuola, che rappresenta l’80% delle varietà presenti, e non si prevede di superare la produzione dello scorso anno che, qui come in generale per l’intera regione, era stato di scarica. Più ci si sposta in direzione di Castelvetrano, cuore dell’olivicoltura trapanese, e più la produzione sembra scarsa perché a predominare è la varietà Nocellara del Belice che ha subito gli effetti negativi dei venti caldi in fioritura. La rimanente parte della provincia di Trapani, invece, presenta buoni risultati produttivi che portano la produzione provinciale media stimata a superare quella dello scorso anno di circa un 20%. Anche la provincia di Agrigento si presenta divisa in due perché procedendo in direzione di Agrigento si osserva la prevalenza della Biancolilla, varietà più tardiva, con ottime produzioni. Inoltre, i comuni di questa zona si trovano a un livello più alto sul livello del mare cosa che ha contribuito a ridurre gli effetti del caldo eccessivo, contrariamente a quanto accaduto in zone più basse. La difformità produttiva sul territorio, tra oliveti e alle volte all’interno degli oliveti stessi, per il cambiare delle varietà presenti, è comunque una caratteristica estendibile a tutta la regione.
In provincia di Palermo la produzione viene stimata in crescita, raddoppiata rispetto all’anno precedente che però ricordiamo era stato poco produttivo. Anche nelle province orientali della regione gli effetti dei caldi venti di scirocco in fioritura si sono fatti sentire. In provincia di Messina ancora una annata negativa, la produzione viene data in aumento rispetto allo scorso anno, annata scarsissima quanto molti frantoi sono rimasti chiusi, quindi ancora molto al di sotto delle produzioni esprimibili potenzialmente dalla provincia. Per le province di Catania, Siracusa e Ragusa la campagna si presenta complessivamente discreta, quella che viene definita una mezza carica, che spinge stimare un quantitativo complessivo di circa 4.000 tonnellate con variazioni percentuali provinciali disomogenee. Catania fa registrare un netto incremento della produzione rispetto all’anno precedente, che ribadiamo essere stato di scarica produttiva, in provincia di Siracusa l’incremento è più contenuto, riconducibile ad un 40% mentre per la provincia di Ragusa, si stima una produzione inferiore alla precedente campagna di circa il 20%. A chiudere il periplo dell’isola, la provincia di Caltanissetta, anch’essa divisa in due parti. La zona costiera dove la produzione è presente grazie alla varietà Biancolilla, anche se a macchie, e quella interna, paragonabile alla risposta produttiva della provincia di Enna piuttosto scarsa. Complessivamente, mediando e ponderando le diverse informazioni raccolte grazie ai tecnici presenti sul territorio, si può stimare per la regione Sicilia una annata in crescita del +35% che porterebbe il quantitativo stimato a superare le 24.000 tonnellate, produzione incoraggiante ma oltre il 50% al di sotto di quella espressa in passato da annate di carica. Sotto il profilo qualitativo si continua a tenere sotto osservazione la mosca e le percentuali di infestazione che per il momento risultano essere ancora al di sotto della soglia di intervento, tanto da non suggerire l’esecuzione di trattamenti antiparassitari vista la prossimità della raccolta.