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Mercurio Festival: Sbarca su Mercurio una donna alata! Apre il festival “Conferenza tragicheffimera” di Carullo-Minasi

Sbarca su Mercurio una donna “alata” protagonista di Conferenza tragicheffimera del duo Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, in scena martedì 24 settembre, alle ore 21:00, allo Spazio Franco, presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo.

Perfettamente coincidente con lo scopo di Mercurio, il festival realizzato da Babel e Spazio Franco e sostenuto da Fondazione Unipolis quale vincitore del Bando Culturability ’18 e dall’Assessorato alle Culture e alla Partecipazione Democratica, che invita a ragionare sul ruolo degli artisti e delle direzioni artistiche da intraprendere, quest’opera della Compagnia Carullo-Minasi è un discorso intorno ai temi dell’uomo, dell’artista e dell’arte, come rende già intuibile il sottotitolo Sui concetti ingannevoli dell’arte.

Premiato al E45 Napoli Fringe Festival, il monologo vede protagonista una non più giovane donna che, iscritta da anni all’ufficio collocamento, riceve in omaggio dall’ente teatrale del comune di appartenenza un paio di ali molto ben confezionate con annessa rinnovata carta d’identità, intestata a nome della stessa con, alla voce professione, il titolo di attrice. Il dono/riconoscimento rientra nelle operazioni di dismissione del teatro e dell’attigua costumeria a fini di mutazione dell’edificio medesimo in supermercato.

Le ingombranti, schiaccianti ali si avvicenderanno in scena mettendo in chiaro, oltre che in “atto”, l’impossibile poco artistica impresa della donna di spiccare il volo. Nonostante tutto, manipolata dall’oggetto, proprio partendo dal limite in cui si ritrova immersa, la donna riconosce la propria, personale, poco burocratica direzione e ritrova il suo vero verso. E come una favola di Esopo, Conferenza tragicheffimera pone allo spettatore una morale: “Perdere tutto significa ritrovare tutto. Cercare non fuori di sé, ma dentro di sé”.

note di Carullo-Minasi

E’ performance/conferenza tragicomica intorno ai temi dell’uomo, dunque dell’arte, di quell’arte che prescinde da ogni inganno e che, per sua natura effimera, legittima ogni piega della vita. E’ conferenza sulla gravità contemporanea, concetto ingannevole costruito dall’uomo contro l’uomo, pronto ad escludere ogni possibile ascesa. E’ manifesto d’arte. E’ manifesto di vita. E’ lezione di volo democratico. E’ un percorso paradossalmente a ritroso, nell’illusione di maturare in una nuova ritrovata infanzia salvifica.

“Non c’è niente di più bello, che farsi crescere le ali!” (Gli uccelli di Aristofane)

E’ conferenza impossibile intorno all’oggetto del respiro, chiamato anima, che può e deve percorrere la propria linea infinita a lei donata dai cieli del mondo. E’ il dna del nostro al di là, per il quale bisogna ci si metta ogni cura e scienza per tutto il tempo che ci vede di qua.
Prendendo in prestito l’immagine del Fedro di Platone l’anima, quando è in possesso delle ali, si dirige verso il cielo e lo percorre in tutta la sua estensione e domina il mondo dall’alto.

Quando però l’anima perde le ali precipita in basso e si afferra, nella caduta ad un corpo solido, pesante e inanimato, al quale conferisce il movimento: questo insieme di anima e corpo è ciò che viene chiamato mortale. La qualità di immortale non può essere illustrata in modo altrettanto preciso, tuttavia ci è ugualmente nota…

“E’ dal limite che vien fuori l’opera d’arte”  (T. Kantor)

Lo spettacolo è scritto, diretto e interpretato da Cristiana Minasi e liberamente tratto da La situazione dell’artista di T. Kantor, L’arte del Teatro di G. Craig e lo Ione di Platone.

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